Brancaccio, finti incidenti per frodare l’assicurazione Giro d’affari di milioni di euro per banda spaccaossa

Un’associazione criminale con l’obiettivo di frodare le compagnie di assicurazione denunciando falsi incidenti, tutti avvenuti in sella a biciclette, per un giro di affari superiore ad alcuni milioni di euro. Le frodi sono state quasi tutte commesse con metodi cruenti con la frattura di gambe e braccia di quelle che avrebbero poi assunto il ruolo di vittime danneggiate. In altri casi, l’associazione ha acquisito, mediante raggiri o attraverso metodi estorsivi, pratiche riguardanti altri incidenti stradali con vittime con diverse fratture. 

Per la maggior parte dei sinistri individuati, le cui pratiche amministrative sono state seguite dal gruppo criminale, è stato rilevato che quasi tutte le vittime hanno denunciato di essere state investite mentre percorrevano vie cittadine in sella a biciclette. Trentuno sono le persone coinvolte non solo a Palermo ma anche nelle province di Novara, Torino, Vercelli, Milano e Varese. Otto sono state fermate e i loro beni sono stati preventivamente sequestrati, gli altri 23 sono indagati. A capo dell’organizzazione ci sarebbero stati i pregiudicati Vincenzo Maccarrone, Giuseppe Zizza e Matteo Corrao.

Le compagnie assicurative avrebbero corrisposto oltre due milioni di euro a titolo di risarcimento per le gravi lesioni dei denuncianti. Gli agenti sono riusciti a bloccare la liquidazione di alcuni indennizzi (di centinaia di migliaia di euro) riguardanti altri incidenti ritenuti falsi. Uno degli indagati (G. F. sono le sue iniziali) avrebbe nascosto i soldi e partecipato all’intestazione
fittizia di beni mobili a un familiare (G. F.), anch’egli indagato. In realtà, si trattava di beni di
proprietà di uno dei
capi dell’organizzazione criminale.
Le indagini hanno riguardato diversi incidenti denunciati non solo a Palermo, ma anche in Piemonte e in
Lombardia causati sempre da palermitani partiti ufficialmente per cercare lavoro oppure in
vacanza (Le iniziali degli indagati: G.P., G.B., L.C., L.P., S.C., A.M. F.G., M.S., R.S., G.A., E.P., A.G., P.H., F.L. V.A.). Per
l’appoggio logistico, il sodalizio si sarebbe avvalso dell’aiuto di alcuni pregiudicati presenti nel Nord Italia (M.V., D.M., C.S., L.P., S.S., D.M.). Anche loro avrebbero partecipato ad alcuni dei falsi sinistri denunciati. 

Le indagini sono partite ad aprile del 2020,
quando uno degli indagati (P.S.), è stato trovato in possesso di
una carta d’identità contraffatta appena utilizzata nel tentativo di aprire un conto
corrente. Gli inquirenti hanno scoperto poco dopo che un altro soggetto stava procedendo alla stessa operazione ma con un
documento autentico. Tra gli indagati ci sono anche tre persone (M.G., N.R. e Z.A.) che avrebbero assunto il ruolo di
prestanome per l’apertura di conti correnti, gestiti di fatto dai capi dell’organizzazione, sui quali sono confluiti cospicui indennizzi concessi alle vittime ma rimasti nell’esclusiva disponibilità dell’associazione criminale. Sarebbero stati i riciclatori ole stesse vittime a prelevare il denaro e consegnarlo ai capi. 

Le indagini sono andate avanti con acquisizione di documenti, intercettazioni e anche le confessioni di due vittime che hanno raccontato dell’organizzazione dei falsi incidenti, delle fratture
subite
e degli importi liquidati dalle assicurazioni, che sono stati acquisiti quasi
interamente dai promotori del sodalizio criminale. Dalle intercettazioni è emerso che i tre capi dell’associazione godevano di un tenore di vita dispendioso,
dimostrando di avere
 notevoli disponibilità finanziarie

Sono stati gli accertamenti patrimoniali a individuare beni, ritenuti
di provenienza illecita,
 sproporzionati ai redditi dichiarati e
alle attività lavorative svolte
.
Per questi, sono stati sottoposti a sequestro preventivo un 
appartamento di 150 metri quadrati, due magazzini, un Range Rover modello Evoque del 2019 e una Bmw X4 del 2019, una Fiat 500 del 2018, una Smart del 2017
un motociclo Honda Sh del 2019, un motociclo Honda 125 del 2020, una Vespa Piaggio 150 del 2016, una Mercedes Glc del 2018, un’Audi del 2017. Inoltre, 15 indagati sono risultati percettori, direttamente o attraverso i loro familiari, del reddito di cittadinanza. Al termine delle attività, le persone fermate sono stati portati nelle strutture
carcerarie più vicine. È stata disposta la custodia cautelare in carcere per Maccarrone e Zizza; gli arresti domiciliari, invece, per Corrao. Per B.G. e C.S. è stato disposto l
‘obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre gli altri tre indagati sono stati rimessi in libertà.

Redazione

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