Bottega esplosa in via Garibaldi, cosa è successo Aperta un’indagine per disastro e omicidio colposo

Ancora non sono del tutto chiare le dinamiche dell’esplosione all’interno di un deposito di biciclette al numero 8 di via Sacchero, nella zona del Fortino, all’incrocio fra via Garibaldi e via Plebiscito. Una cosa è certa: la procura ha aperto un’indagine per disastro colposo e omicidio colposo plurimo nei confronti del capo della squadra dei pompieri intervenuti sul posto. «Noi lo abbiamo appreso dalla stampa – dichiarano a MeridioNews dalla sala stampa dei vigili del fuoco di Catania – Non abbiamo avuto altre comunicazioni in modo diverso. Riteniamo sia un atto dovuto con il quale la procura procede per poter fare ulteriori indagini in merito a quanto accaduto». Restano, infatti, ancora da chiarire i primi momenti fra l’arrivo dei soccorritori sul posto e l’inizio delle operazioni. Alla centrale operativa dei pompieri la segnalazione di una fuga di gas, da parte di un residente della zona, era arrivata alle 19.25. Da ricostruire ancora le modalità con cui gli uomini del 115 cercano di entrare all’interno del deposito utilizzando l’accesso che dà su via Garibaldi. È su questo marciapiede che verranno poi ritrovati i corpi dei due pompieri morti nel tentativo di accedere allo stanzone da cui sarebbe partita la deflagrazione. Gli uomini dell’Asec, l’azienda che gestisce il servizio del gas a Catania, hanno escluso quasi subito l’ipotesi di una perdita proveniente dalle tubature. Accreditando, invece, la tesi dell’esplosione di una bombola contenuta nella stanza adibita a deposito di bici dall’anziano titolare, ritrovato morto carbonizzato vicino alla porta d’ingresso di via Sacchero. Altre bombole integre sono state poi ritrovate all’interno della stanza.

Le vittime
Le persone decedute a causa dell’esplosione sono tre. Si tratta di due vigili del fuoco e del proprietario della bottega. I soccorritori si chiamavano Giorgio Grammatico (37 anni) e Dario Ambiamonte (39 anni). Il primo era originario di Trapani e faceva parte della squadra che per prima è arrivata in via Garibaldi. Il civile è, invece, Giuseppe Longo, 75enne che aveva adibito quello stanzone a ricovero di biciclette usate e che pare accumulasse in casa sua anche altri oggetti in modo seriale. Il suo corpo è stato trovato carbonizzato all’interno dell’immobile a ridosso dell’ingresso di via Sacchero. Dopo un lungo lavoro fra i detriti, compiuto dalle forze dell’ordine anche con l’ausilio delle unità cinofile, la salma dell’uomo è stata portata via da un mezzo per il trasporto funebre del Comune di Catania. 

La cronaca
Dei punti fermi ci sono. La ricostruzione dei fatti avvenuti nella serata di ieri comincia venticinque minuti dopo le 19. Quando la squadra dei pompieri viene inviata dal comando provinciale di via Cesare Beccaria in via Garibaldi, all’altezza del civico 335, per una possibile fuga di gas proveniente da una bottega al pianterreno. A fare la segnalazione alle forze dell’ordine è un abitante di un appartamento vicino. È mentre i pompieri sono intenti a compiere le operazioni di apertura dell’ingresso della bottega che dà su via Garibaldi che si verifica la violenta deflagrazione. Entrambi gli uomini del 115 finiscono scaraventati sulla strada dove poi i loro corpi verranno ritrovati. 

Le condizioni dei feriti
Oltre ai tre morti ci sono anche due feriti appartenenti al corpo dei vigili del fuoco. Si tratta del caposquadra Marcello Tavormina e di un vigile semplice, Giuseppe Cannavò. Attualmente, entrambi si trovano ricoverati all’ospedale Garibaldi di Catania. Con il passare delle ore le loro condizioni sembrano essersi aggravate. È il primario del reparto di Rianimazione dell’ospedale Garibaldi, Sergio Pintaudi a fare il punto sulle condizioni di salute dei due pompieri: «Sono in fase evolutiva. Uno è particolarmente interessato da un problema di tipo polmonare che non è ancora stabilizzato. L’altro ha un trauma cranico per una frattura. Le sue condizioni, pur essendo ancora critiche, non destano particolare preoccupazione». Nello specifico, Cannavò è sottoposto a sedazione neurologica e ventilazione meccanica sia per l’entità delle lesioni polmonari subite sia per la protezione d’organo che necessita di una ventilazione controllata e di manovre terapeutiche endoscopiche. Per Tavormina lo staff clinico sta operando ulteriori esami per stabilire la possibilità di ulteriori interventi medici ed eventuali trattamenti chirurgici.

Le indagini
«Nell’attività compiuta dai pompieri ci sarebbe stata una cattiva valutazione dei fatti e avrebbero lavorato su una porta pensando non fosse collegata allo stesso locale già saturo di gas». È questa l’ipotesi della procura etnea che ha indagato per disastro colposo e omicidio colposo plurimo il capo della squadra dei vigili del fuoco coinvolti nell’esplosione, il 38enne Marcello Taormina. L’uomo è tra i due feriti gravi ancora ricoverati all’ospedale Garibaldi. La procura sta ancora compiendo accertamenti tecnici preliminari. 

Le voci dei residenti
Scesi in strada già nel tardo pomeriggio di ieri dopo aver sentito la puzza dovuta alla perdita di gas, gli abitanti della zona hanno cominciato a mettere in campo le prime ipotesi – fra cui quella del tentativo di suicidio da parte dell’anziano proprietario della bottega – e a ricostruire gli istanti che hanno preceduto la violenta deflagrazione. «L’esplosione è avvenuta quando i vigili del fuoco hanno iniziato a utilizzare un flex per tagliare il lucchetto che chiudeva la porta d’ingresso di via Garibaldi», racconta qualcuno. L’utilizzo di questo strumento, però, è stato smentito dagli stessi pompieri già ieri sera. È comunque ancora presto per avere una ricostruzione definitiva della dinamica dell’accaduto. «In questi casi – ha dichiarato il comandante nazionale del corpo dei vigili del fuoco, Gioacchino Giomi – c’è la necessità di fare tutti gli accertamenti: ci saranno le perizie, c’è di mezzo la magistratura e saranno coinvolti anche i nostri nuclei investigativi», confermando che almeno per il momento non ci sono i margini per dare ulteriori indicazioni su questo fronte. 

Le parole dei colleghi
«Escludo qualsiasi scintilla dall’esterno, dove non ci sarebbero le condizioni per l’esplosività. C’è da considerare – dice un vigile del fuoco che non era presente sul luogo nella serata di ieri – che il gpl è un gas pesante che si stratifica prima di saturare un ambiente e che all’aperto non si può accumulare fino a raggiungere concentrazioni pericolose». Dunque, stando a questa ricostruzione, la scintilla sarebbe partita dall’interno della bottega. «Che si sia trattato di una fuga indotta o meno questo, ancora, non si sa. Quando il gas raggiunge la concentrazione esplosiva, basta un frigo, una luce accesa o anche solo un cellulare per innescare il tutto. Basta uno smartphone o un interruttore di casa azionato, non importa se in accensione o spegnimento – continua il pompiere – Noi su questi interventi, infatti, non possiamo portare nemmeno i cellulari e abbiamo lampade e radio antideflagranti. Quando veniamo chiamati per cose di questo tipo, inoltre, portiamo con noi l’esplosimetro, uno strumento che ci segnala la presenza di miscele esplosive. Per questo è assurda la storia del flex».

Il cordoglio
«Quello del vigile del fuoco è un lavoro a rischio. Un intervento banale può diventare uno con feriti e vittime. In questo momento non possiamo fare altro che stare vicini alle famiglie delle vittime e di chi è stato ferito». Sono queste le parole del comandante nazionale del corpo dei vigili del fuoco Gioacchino Giomi dopo avere fatto visita ai due pompieri ricoverati. Intanto il sindaco di Catania, Enzo Bianco, che già ieri sera si era recato nel luogo, ha detto che «il lutto cittadino sarà proclamato in concomitanza con i funerali». La data delle esequie, alle quali dovrebbe partecipare anche il ministro dell’Interno Marco Minniti, sarà decisa solo dopo che saranno completate le autopsie sui corpi. Messaggi di vicinanza alle famiglie delle vittime sono arrivati dal mondo della politica nazionale e regionale e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Marta Silvestre

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