«Condivido la scelta, anche io avrei fatto lo stesso». Il governatore Rosario Crocetta incassa le dimissioni di Lucia Borsellino, ex assessora alla Salute, senza all’apparenza mettere in dubbio l’azione della sua giunta. Il presidente della Regione Sicilia parla di «riflessioni» ma non concede spazi a chi associa il passo indietro della figlia del giudice ucciso dalla mafia con un fallimento del governo regionale.
Crocetta ribadisce il suo «totale sostegno, con la convinzione che la sua battaglia per una società e per una sanità migliori, non si fermerà», e si sofferma su alcune «riflessioni». «La prima – afferma – quella della ragion di Stato che vorrebbe evitare la crisi di governo e un possibile effetto domino persino incontrollabile, in una fase difficile per la Sicilia e con i possibili danni derivanti per l’immagine del governo».
Poi però giustifica la decisione della sua ex assessora, «dettata dal cuore», e «che – continua il governatore – mi porta non solo a comprendere quella scelta ma persino a condividerla, perché avrei fatto lo stesso quando per due anni e mezzo l’impegno instancabile e incessante per l’efficienza del sistema sanitario e il contrasto al malaffare, non sono stati politicamente e mediaticamente valorizzati, mentre singoli fatti non riconducibili all’azione di governo sono stati esasperati e rimbalzati a livello nazionale». Secondo il presidente, dunque, i motivi del passo indietro sarebbero da individuare nelle scelte dei media e da fattori esterni, episodi negativi attribuiti secondo lui erroneamente alla sua giunta. Come il caso di Nicole, la neonata morta sull’ambulanza mentre si cercava un posto in un reparto di terapia intensiva neonatale.
«Lucia si voleva dimettere già durante il caso della piccola Nicole – ricorda Crocetta – ma avendo consapevolezza della totale estraneità dell’assessorato alla vicenda, insistetti perché non si dimettesse proprio per evitare che le sue dimissioni venissero associate a un evento per il quale non aveva responsabilità. Forse – continua – avrei dovuto rispettare quel patto ed ho sottovalutato il suo profondo disagio. I continui riferimenti alla sua storia personale e l’incompatibilità di quella storia con la politica, non solo siciliana, ma generale». Provando ad allargare il cerchio dal governo regionale a quello nazionale, il presidente si chiede: «Come si sarebbe posta Lucia, se fosse stata membro del governo nazionale, di fronte alle vicende della De Girolamo, di Lupi, del sottosegretario Castiglione? Sono sicuro che avrebbe avuto difficoltà, proprio in nome di quella storia».
Quindi la stoccata finale, con il riferimento a un default che lo stesso Crocetta definisce «possibile». «Anch’io – spiega – incessantemente ho avuto ogni giorno la tentazione di mollare e molti tra i politici ci hanno pure scommesso, così come continuano a farlo in queste ore, pensando che alla fine la responsabilità del possibile default della Sicilia e del massacro sociale, non è colpa di un sistema politico, ma di un presidente che ha mollato».
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