Decapitata, colpita al cuore, ma sempre capace di rinnovarsi. Cosa nostra mantiene il controllo del territorio e continua «a soggiogare l’economia e gli imprenditori». Ne è convinto il capo della Procura di Palermo, che, però, sottolinea un elemento nuovo: la collaborazione delle vittime
Blitz Reset 2, la staffetta del pizzo Lo Voi: «Mafia pervasiva ma Stato c’è»
Decapitata, colpita al cuore, ma sempre capace di rinnovarsi. La mafia mantiene il controllo del territorio e continua «a soggiogare l’economia e gli imprenditori». Ne è convinto il capo della Procura di Palermo, Francesco Lo Voi, che durante la conferenza stampa per presentare i dettagli dell’operazione Reset 2, condotta dai carabinieri e che ha portato a 22 provvedimenti cautelari, traccia l’identikit di Cosa nostra. «Una mafia antica e moderna, classica e attuale in grado di modificare i suoi vertici e controllare il territorio con un’imposizione a tappeto del pizzo».
Eppure le indagini che hanno ricostruito l’organigramma del mandamento nell’ultimo ventennio rivelano un elemento nuovo: la collaborazione degli imprenditori. «Abbiamo ricostruito una cinquantina di episodi estorsivi – dice il procuratore – e quasi quaranta imprenditori hanno deciso di collaborare, in alcuni casi presentandosi denunciando direttamente le richieste di pizzo, in altri casi ammettendole una volta convocati». Di fronte alla «ribellione» delle vittime c’è stata la risposta dello Stato, una risposta assicura il capo dei pm palermitani che «c’è stata, c’è e ci sarà, perché davanti alla mafia l’attenzione di inquirenti e media deve restare elevata», soprattutto quando si parla di Bagheria, roccaforte dei corleonesi, in cui l’ex padrino Bernando Provenzano ha trascorso parte della sua latitanza.
Quello che emerge dalle indagini è una vera e propria «staffetta del pizzo tra vecchi e nuovi boss» ha spiegato il procuratore aggiunto, Leonardo Agueci. Così mano a mano che i capi finivano in carcere nuovi boss li rimpiazzavano. «È la terza operazione in un territorio delicato come Bagheria – ha detto – e abbiamo riscontrato estorsioni protratte nel tempo e che hanno persino portato alla rovina alcune vittime» ha aggiunto. Neppure il carcere, infatti, fermava le richieste di pizzo. Ma a ogni nuovo blitz «lo Stato si è guadagnato la fiducia delle vittime e gli imprenditori hanno deciso di denunciare. È un fenomeno che riscontriamo da tempo e che ci auguriamo possa sempre di più crescere» conclude Agueci.