Sit-in di fronte all'ospedale Maria Santissima Addolorata. Il segretario Vaccaro: «Pazienti sono stati catapultati all’interno del pronto soccorso al momento dell’apertura
Biancavilla, protesta degli infermieri al Covid-hospital Nursind: «Reparti aperti di fretta, senza organizzazione»
Sit-in di protesta stamattina da parte degli infermieri davanti all’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla, rimodulato in covid-hospital dall’Asp di Catania. La manifestazione è stata organizzata dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, il quale ha evidenziato diverse criticità che sarebbero presenti dentro la struttura ospedaliera biancavillese trasformata frettolosamente – dicono – in centro covid senza esserci una adeguata organizzazione: da qui la protesta del personale paramedico in servizio presso il nosocomio.
Il segretario provinciale del Nursind Salvatore Vaccaro, presente al sit-in, ha specificato che «i pazienti sono stati catapultati all’interno del pronto soccorso al momento dell’apertura; senza aver organizzato i percorsi sono stati aperti i reparti covid e trasferiti i pazienti».
«Oggi siamo qui a denunciare le criticità – ha proseguito Vaccaro – c’è bisogno di più personale, più attenzione per infermieri e personale di supporto che lavora nel centro covid». Secondo Vaccaro all’interno dell’ospedale mancherebbero 30 infermieri per coprire la pianta organica in modo tale da ridistribuire la quantità di lavoro per sgravare il personale infermieristico da tutte le attività che sono a rischio.
Salvo Tirendi, componente del direttivo Nursind, ha inviato l’Asp etnea ad accelerare l’iter di assunzione del personale a tempo determinato. «È stato fatto un bando dall’azienda, scaduto lo scorso 20 di novembre – ha detto Tirendi – con 1700 infermieri, 4300 OSS, sette anestesisti e 6 medici di emergenza e urgenza. Qui a Biancavilla i nostri colleghi infermieri lavorano da soli con una tuta che indossano per 10/12 ore al giorno.
Alessandro Scalisi, segretario Nursind del presidio di Biancavilla ha evidenziato che con «l’apertura frettolosa di questi reparti ci siamo trovati impreparati a gestirli. È concreto il rischio che la situazione si possa aggravare vista la carenza di personale.
Personale infermieristico che mancherebbe al pronto soccorso, ma tutti i reparti covid del nosocomio in quanto «non siamo stati in grado di preparare dei percorsi separati in tempo sufficiente – continua Scalisi, dei corsi di vestizione e svestizione in tempi utili, carenza di personale di supporto OSS e ausiliario. In tempi non sospetti avevano denunciato queste criticità.
Nella prima ondata covid, avvenuta nella primavera scorsa, furono quasi una ventina le unità mediche e paramediche in servizio al Maria Santissima Addolorata risultate positive al virus, cosi come diversi furono i pazienti contagiati. In questa seconda ondata diversi reparti del nosocomio sono stati riconvertiti fino a al punto di creare 30 posti letto per degenza ordinaria da covid, cosi come aumentati quelli della terapia intensiva. Un reparto quello covid dislocato su tre piani.