Beni confiscati alla mafia: gli strani affitti dello Stato alla Regione

I FATTI CHE RACONTIAMO, CHE RISALGONO A QUALCHE ANNO FA, DOVREBBERO ESSERE SUPERATI. IL CONDIZIONALE E’ D’OBBLIGO, VISTO CHE SIAMO PUR SEMPRE IN SICILIA

Queste brevi considerazioni sui problemi legati alla gestione dei beni confiscati alla mafia nascono dalla cronaca di alcuni fatti accaduti qualche anno fa. Chi scrive dà per scontato che quello che ora racconteremo fa già parte del passato. O almeno così si spera.

Qualche anni fa, nel silenzio quasi generale, abbiamo assistito a uno strano balletto. Da una parte c’erano dei beni immobili confiscati alla mafia. Dal’altra parte c’era la gestione di questi immobili da parte di professionisti incaricati dalla Giustizia che avevano affittato tali edifici alla Regione siciliana a all’Azienda sanitaria di Palermo, che allora si chiamava Asl.

A noi già sembrava strano che beni confiscati e, quindi. di proprietà dello Stato, ovvero pubblici, venissero affittati ad altre amministrazioni pubbliche. Con gli amministratori giudiziari che facevano da tramite tra due soggetti pubblici. Supponiamo guadagnandoci.

Ciò non era solo assurdo: era anche un mezzo con il quale lo Stato drenava soldi alla Sicilia, facendo guadagnare un po’ di soldi ai professionisti che gestivano tali beni.

Se non ricordiamo male, questo accadeva nel 2009. E, a quanto si sussurrava, non accadeva solo a Palermo. C’erano altre strie simili in altre parti della Sicilia.

Se non ricordiamo male, il Governo regionale dell’epoca fece pressioni sul Governo nazionale, per sollecitare la cessione di questi beni alla Regione, alla Asl di Palermo e ad altre amministrazioni pubbliche. Per evitare di continuare a pagare affitti di un certo peso che appesantivano la Regione e, alla fine, favorivano lo Stato e, in parte, i professionisti che amministravano tali beni.

Ripetiamo: noi diamo per scontato che la vicenda sia stata chiarita. Anche se, trattandosi della Sicilia, tutto è possibile: anche che ci siano ancora amministrazioni pubbliche siciliane che continuano a pagare affitti allo Stato per beni immobili gestiti da amministratori giudiziari. Noi non ci crediamo, ma non possiamo escluderlo.

Ricordiamo questo episodio – non certo secondario se parliamo di sprechi della pubblica amministrazione siciliana – per segnalare che, tra le tante storture che ci sono nella gestione dei beni confiscati alla mafia, c’è anche questa strana storia di affitti di locali, tra amministrazioni pubbliche. Dove a perdere era la Regione siciliana e a guadagnare erano lo Stato e, in parte, chi gestiva tali beni.


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