Questa volta a desistere sarà proprio Luca Orlando. Era già successo la scorsa estate. La Regione intimava ai sindaci inadempienti sul fronte della gestione dei rifiuti e dei livelli di raccolta differenziata di farli decadere e loro si appellavano al Tar, vedendo parzialmente accolte le loro contestazioni.
Finita quella stagione, ecco il nuovo pasticciaccio di Bellolampo, con la sesta vasca ormai esaurita e l’iter autorizzativo per il suo ampliamento ancora in fase di definizione. Il tutto, ovviamente, condito dall’eterna inimicizia tra Nello Musumeci e Leoluca Orlando. Così, nella lunga giornata di ieri, in cui l’assessore al Territorio Toto Cordaro ha rimesso per un giorno i panni da avvocato per esporre alla stampa l’arringa difensiva della Regione, nella scacchiera del rimpallo di responsabilità è avvenuto anche che dal dipartimento Acque e Rifiuti, a firma del dirigente Salvatore Cocina, sia partita una nota indirizzata al sindaco di Palermo e al sindaco metropolitano. Cioè sempre Leoluca Orlando.
Nella missiva, ecco messi nero su bianco tutti i passaggi burocratici da giugno ad oggi, così come snocciolati in conferenza stampa da Cordaro. Ma la nota aggiunge anche, intanto, che «la presentazione per tempo, nel 2017, del progetto di ampliamento della VI vasca (inoltrato solo nello scorso mese di aprile, con successiva presentazione a giugno dell’istanza di autorizzazione) avrebbe evitato l’attuale situazione». Aggiungendo che l’amministrazione regionale «ha promosso a gennaio la dichiarazione di stato di emergenza anche per la realizzazione della VII vasca; in data 8 marzo 2018 è stato emanata ordinanza di protezione civile che, come è noto, attribuisce al commissario delegato – Presidente della Regione l’incarico della realizzazione di soli sei impianti, fra cui la realizzazione della VII vasca avvalendosi di circoscritte deroghe solo per l’affidamento dei lavori. È di tutta evidenza che l’ordinanza statale prevede i poteri commissariali limitatamente alla realizzazione della VII vasca e non attribuisce alcun potere in ordine alla VI». Quella vasca, insomma, «era e resta di competenza della RAP e del Comune di Palermo».
E se il Comune diffida la Regione ad emanare un’ordinanza in deroga, la Regione risponde con l’articolo 191 del Testo Unico Ambientale, che consente ai sindaci di emanare ordinanze contingibili e urgenti nei territori di propria competenza, per una durata massima di sei mesi. «Si tratta, infatti, – è l’atto d’accusa di Cocina – di discarica di proprietà comunale sita nel territorio di codesto Comune e gestita da società partecipata da codesto Comune per il conferimento dei rifiuti della città di Palermo. Qualora si dovessero abbancare rifiuti extracomunali e del territorio della ex provincia di Palermo (es: Comune di Ustica), l’ordinanza potrebbe essere emanata anche dal sindaco metropolitano. Pertanto al sindaco e solo ad esso spetta in questa fase il potere-dovere di emanare una apposita ordinanza che consenta, nelle more del rilascio dell’autorizzazione, l’esercizio della discarica».
Ed eccola lì, la sferzata finale: «Appare chiaro – conclude la nota dell’assessorato -che se il sindaco non dovesse tempestivamente intervenire e si dovessero creare situazioni di grave pregiudizio per la salute e per l’ambiente, troverà applicazione anche quanto previsto dalla LR n.9/2010 e l’avvio delle conseguenti procedure». In poche parole, una nuova minaccia di decadenza sulla testa di Orlando. Che questa volta, però, sembra abbassare la cresta. E se una flebile difesa del sindaco è arrivata in mattinata da Sinistra Comune, secondo cui «per ragioni politiche la Regione Siciliana sta tentando di mettere in difficoltà la città», ecco che l’indiscrezione corre via whatsapp: «entro stasera – sussurrano voci vicine al primo inquilino di villa Niscemi – ci sarà la nuova ordinanza». Sembra che a questo punto si attenda soltanto il parere obbligatorio dell’ASP «per portarla al sindaco per la firma». Su Bellolampo, questa volta, sventola davvero bandiera bianca.
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