Continua il braccio di ferro tra cittadini e amministrazione comunale attorno al programma di riqualificazione del Bastione degli Infetti. Una vicenda iniziata a dicembre dello scorso anno, quando il progetto presentato dal comitato popolare Antico Corso venne selezionato, tra sei possibili interventi, per essere realizzato grazie alla legge regionale sulla democrazia partecipata. Uno strumento che sanziona i Comuni che non destinano il due per cento dei trasferimenti regionali alle varie forme di partecipazione attiva dei cittadini nella vita amministrativa.
«La legge prevede una proposta che viene dal basso, cioè dai cittadini, per essere valutata insieme all’ente locale – spiega Salvatore Castro, presidente del comitato popolare Antico Corso -. In questo caso noi non siamo stati coinvolti nelle scelte sulla riqualificazione, al contrario ci siamo trovati di fronte a una progettazione esecutiva, voluta esclusivamente dall’amministrazione comunale, che prevede la creazione di un giardinetto, con dei giochi per i bambini, da installare all’interno del sito archeologico. Questa scelta – aggiunge – rappresenta uno snaturamento del sito e, fin dal primo momento, abbiamo manifestato, in tutti gli ambiti, la nostra contrarietà».
Un appello rimasto inascoltato dalle istituzioni locali e che, secondo i cittadini, potrebbe portare a scelte sbagliate, come accaduto in passato. «Noi abbiamo parlato, fin dall’inizio, di errore politico – prosegue Castro -. Abbiamo già avuto un’esperienza simile con il complesso della Purità, dove c’è stata una battaglia estenuante. La nostra prima richiesta è stata quella di iniziare con degli scavi perché ci troviamo su un sito archeologico. Prima bisogna capire cosa c’è sotto e poi concordare il tipo di intervento, che potrebbe anche essere di tipo meccanico o edilizio».
Una richiesta che pare sia stata accolta dalla soprintendenza ai Beni culturali che, dopo un incontro con il comitato, sembra aver operato delle limitazioni nelle opere che l’impresa sta svolgendo. Una notizia accolta positivamente dai cittadini, preoccupati da un eventuale blocco dei lavori che potrebbe portare il sito in stato di abbandono e di degrado per diverso tempo. «Con la nostra azione – dice Castro – abbiamo voluto accendere i riflettori sul Bastione degli Infetti perché questa vicenda non riguarda solo l’Antico Corso. Questa zona è una parte di Catania, perché la città nasce in quest’area e deve essere riconnessa con il trascorso storico. Troppe volte questo luogo è stato identificato in maniera impropria: allevamento, macello, discarica. Noi vogliamo proporlo alla città per quello che rappresenta realmente, cioè un sito archeologico che può essere vissuto in maniera dinamica».
Un dissenso che comitato, associazioni e cittadini intendono portare oltre le mura del Bastione, per avviare un confronto con le istituzioni locali e la soprintendenza, sulla tipologia di riqualificazione da effettuare. «Il 15 giugno, alle 17, ci ritroveremo in piazza Duomo perché vorremmo incontrare gli amministratori e concordare una riprogettazione – continua Castro -. Noi non vogliamo un incontro all’interno del palazzo, ma desideriamo che questo avvenga in piazza. Questa città ha un passato greco e vogliamo che la vita democratica torni a svolgersi nell’agorà». Una speranza che, però, non nasconde l’amarezza di questa vicenda. «Noi non vogliamo avere la proprietà di nulla – conclude Castro -. In passato la nostra associazione ha aperto questo sito al pubblico, facendolo uscire dall’abbandono. Per noi questo è il primo elemento di salvaguardia».
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