«Non è successo niente di grave, solo che il bambino si è distratto». Una chiacchiera coi compagnetti di un’altra classe è costata a un bambino di 11 anni uno spavento, mentre ai due docenti accompagnatori del gruppo è valsa una indagine – in stato di libertà – per abbandono di minore. Il fatto è avvenuto nei giorni scorsi quando le classi dell’istituto comprensivo Italo Calvino di Catania sono state accompagnate nel centro storico per partecipare a una manifestazione – promossa dalla scuola – dal titolo Costruiamo la pace.
Al momento di tornare in aula, però, l’undicenne si sarebbe fermato a parlare con alcuni coetanei di una classe diversa dalla sua. Così i suoi compagni sono saliti sul pullman e sono partiti alla volta di uno dei plessi dell’istituto scolastico, lasciando lui in piazza Duomo. Secondo la ricostruzione della questura – a occuparsi del caso è il commissariato Borgo-Ognina – il bambino si sarebbe accorto di essere stato dimenticato e avrebbe iniziato a piangere. Così attirando l’attenzione su quanto avvenuto.
Nel racconto diffuso dalla polizia in una nota stampa, un adulto si sarebbe messo in contatto con uno dei docenti. Il quale, appresa la dimenticanza, sarebbe tornato in piazza Duomo con il suo scooter e avrebbe rassicurato il bambino. La versione fornita al telefono dall’istituto, però, si discosta da quella data dalle forze dell’ordine: il bambino – dice la persona che ha risposto al numero della vicepresidenza – si sarebbe «distratto», ma sarebbe tornato a scuola – sebbene in un plesso diverso dal suo – col pullman dell’altra classe, accompagnato e sorvegliato, quindi, da altri insegnanti.
«Nessun professore lo ha raggiunto con uno scooter – dichiarano dalla Calvino – Nulla di tragico». La nota della questura aggiunge poi che «il professore, dopo avere rimproverato il ragazzino per essersi distratto e non avere seguito il gruppo, si è premurato di raccomandare al bambino di non raccontare nulla ai genitori, poiché quello che era successo doveva essere un segreto tra loro due». Anche questa parte della storia, però, secondo la scuola non si sarebbe mai verificata. Tant’è che l’undicenne avrebbe comunque parlato della vicenda ai parenti, che sono andati in commissariato.
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