Balestrate, lenzuoli bianchi per chiedere acqua pulita «Abbiamo subito troppi danni, qualcuno ci risarcisca»

Balestrate si addobba, ma non di lucine e palline di Natale, ma di lenzuoli bianchi. E questa volta non c’entra neppure l’antica iniziativa antimafia che imbiancò Palermo all’indomani delle stragi del ’92. No, questa volta a mobilitare i cittadini esasperati è la mancanza di acqua corrente dovuta all’intorbidimento degli invasi da cui i Comuni attingono normalmente. Un gesto simbolico per chiedere acqua pulita e risposte alle paure che ormai da due anni allarmano i balestratesi.

                     

Perché negli ultimi 24 mesi l’acqua è stata potabile solo a intermittenza? Il potabilizzatore Cicala riesce a consegnare davvero un’acqua pulita, visto che nell’invaso Poma, da dove arriva buona parte dell’acqua ai balestratesi, c’è praticamente di tutto: pesticidi cancerogeni, scarichi fognari, sostanze pericolose? Queste le domande più ricorrenti fra i cittadini del piccolo Comune marinaro. L’iniziativa è stata lanciata dal Comitato per l’acqua pulita, nato dopo l’ennesima scoperta di batteri coliformi. Le rassicurazioni dell’amministrazione non hanno convinto i cittadini, anche perché circa un mese fa il Comune ha fatto fare delle analisi ai privati e i risultati avrebbero evidenziato la presenza di coliformi, analisi però mai rese pubbliche e trapelate solo in via informale.

Il problema è serio: a dirlo è la relazione dell’Arpa, che ha invitato tra l’altro a riclassificare i bacini in base all’attuale composizione. In sostanza, oggi il metodo di depurazione utilizzato potrebbe essere parametrato a un tipo di acqua meno sporco, quello analizzato anni e anni fa. Ora la situazione è peggiorata e servono misure più rigide. Ma il Comitato acqua pulita va oltre: «Basta con l’acqua dell’invaso Poma, Balestrate è piena di sorgenti nel proprio sottosuolo, bisogna avere lungimiranza e iniziare a cercare delle alternative. Abbiamo chiesto un incontro ad Amap e chiederemo tutta una serie di informazioni per capire se realmente la cittadinanza è al sicuro. Abbiamo subito troppi danni, è ora che qualcuno ci risarcisca».


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