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L'ex sindaco di Aci Catena, oggi deputato regionale, è stato rinviato a giudizio dalla Procura etnea. Secondo l'accusa avrebbe rinnovato il contratto a tempo determinato a tre professionisti assunti per gestire le pratiche post-terremoto. Ma i dipendenti, invece, avrebbero lavorato per l'ufficio tecnico. Secondo il suo difensore si tratta di una verità parziale: «È singolare che un sindaco sia chiamato a rispondere di truffa in una vicenda in cui il beneficiario è lo stesso Comune»

L'ex sindaco di Aci Catena, oggi deputato regionale, è stato rinviato a giudizio dalla Procura etnea. Secondo l'accusa avrebbe rinnovato il contratto a tempo determinato a tre professionisti assunti per gestire le pratiche post-terremoto. Ma i dipendenti, invece, avrebbero lavorato per l'ufficio tecnico. Secondo il suo difensore si tratta di una verità parziale: «È singolare che un sindaco sia chiamato a rispondere di truffa in una vicenda in cui il beneficiario è lo stesso Comune»

L'ex sindaco di Aci Catena, oggi deputato regionale, è stato rinviato a giudizio dalla Procura etnea. Secondo l'accusa avrebbe rinnovato il contratto a tempo determinato a tre professionisti assunti per gestire le pratiche post-terremoto. Ma i dipendenti, invece, avrebbero lavorato per l'ufficio tecnico. Secondo il suo difensore si tratta di una verità parziale: «È singolare che un sindaco sia chiamato a rispondere di truffa in una vicenda in cui il beneficiario è lo stesso Comune»

L'ex sindaco di Aci Catena, oggi deputato regionale, è stato rinviato a giudizio dalla Procura etnea. Secondo l'accusa avrebbe rinnovato il contratto a tempo determinato a tre professionisti assunti per gestire le pratiche post-terremoto. Ma i dipendenti, invece, avrebbero lavorato per l'ufficio tecnico. Secondo il suo difensore si tratta di una verità parziale: «È singolare che un sindaco sia chiamato a rispondere di truffa in una vicenda in cui il beneficiario è lo stesso Comune»

Giustizia per Emanuele Scieri

Catania archeologica, l`occasione mancata

Ha ispirato i romantici disegni dei viaggiatori del Gran tour, così come la penna di scrittori come Giovanni Verga. Trasformato da fonte in abbeveratoio per cavalli nel 1600 e salvato dalla popolazione dalla minaccia della lava, oggi uno dei beni più preziosi e meno conosciuti di Catania si trova nell'abbandono, lontano dagli occhi di cittadini e turisti. Guarda le foto

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo