Attacco ai giornalisti: tre colleghi rischiano la galera. W la democrazia italiana

Ancora una volta, dei giornalisti, in Italia, rischiano la galera.  Come succede nei Paesi che non brillano per civiltà e democrazia. Tra questi c’è anche un collega palermitano, Riccardo Arena, che all’Ansa spiega:

“Sono stato condannato a un anno di carcere per diffamazione a mezzo stampa, per avere collaborato alla stesura del pezzo ‘Aridatece Caselli’, scritto dal collega Andrea Marcenaro: io ho avuto la sospensione della pena, Andrea e il direttore di Panorama, Giorgio Mulé, no. Non entro nel merito della questione: per il processo ci sono altri due gradi di giudizio ma, proprio perché ritengo di avere fatto soltanto il mio lavoro di giornalista, mi è difficile comprendere e accettare questa sentenza, anche per la sua severità”.

“Quel che mi appare assurdo e indegno di un Paese democratico è che la nostra legge – aggiunge – non rispettando la giurisprudenza delle Corti di Giustizia europee, preveda ancora oggi, nel 2013, che i giornalisti vadano o possano andare in galera per avere scritto un articolo. Credo che su questo vada fatta una battaglia unitaria, seria, concreta e immediata, da parte delle istituzioni e delle associazioni sindacali della categoria, per evitare che prima o poi qualcuno in carcere ci vada sul serio. Quel che è certo è che continuerò come sempre il mio impegno di cronista e all’interno delle Istituzioni professionali”.

A Riccardo, storica firma del Giornale di Sicilia, e agli altri colleghi, la nostra solidarietà.  D’altronde, viviamo in un Paese dove il Presidente della Repubblica ha invitato i media a “cooperare”. Cosa che ha fatto scandalo a New York: “Ciò che in passato ha fatto sprofondare l’Italia e’ stata proprio la troppa “collaborazione” tra stampa e potere“ ha scritto in questo articolo un giornalista che vive nella Grande Mela.

Insomma, in Italia  la concezione che si ha del giornalismo è davvero allarmante.

a.s.

g.a.

Tirata d’orecchie a Napolitano da NewYorK: “I media non devono collaborare con il potere”

 


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