Resti ritrovati nella grotta sull’Etna, continuano le ricerche Gli inquirenti lavorano sul codice alfanumerico dell’orologio

C’è un’intera squadra della guardia di finanza che continua ogni giorno a lavorare per arrivare all’identità dell’uomo ritrovato in una grotta di località Cassone, lungo la strada provinciale 92 per l’Etna, nel territorio di Zafferana. «Alla mia assistita il Dna non è ancora stato prelevato», spiega a MeridioNews l’avvocato Giuseppe Crescimanno che assiste Franca De Mauro. La figlia del giornalista del L’Ora Mauro De Mauro a cui si è subito pensato soprattutto per il particolare di una malformazione al naso e al volto. E, stando a quanto confermato a questa testata da chi si sta occupando delle indagini, accertamenti di questo tipo non sono ancora stati effettuati su nessun altro parente di scomparsi a cui quei resti potrebbero appartenere. Dagli esami fatti sul Dna prelevato dai resti all’obitorio dell’ospedale Cannizzaro, al momento, non sono emersi riscontri di malattie genetiche da cui sarebbe stato affetto l’uomo di cui ancora si sta cercando di ricostruire l’identità. 

Un particolare che gli inquirenti starebbero approfondendo è il codice alfanumerico presente nel costoso orologio di marca Omega ritrovato nella grotta. Cifre e lettere che servono per identificare esattamente l’esemplare prodotto che potrebbe essere stato inserito in un elenco dal quale si potrebbe poi risalire al proprietario. Oltre all’orologio, nel spelonca in cui è difficile accedere, sono stati ritrovati un paio di pantaloni scuri, una camicia chiara a righe, un leggero maglione di lana, una cravatta scura, una mantellina di nylon verde scuro, un cappello di lana con pon pon, degli scarponcini Pivetta numero 41, un piccolo pettine con custodia, la bottiglia di vetro su cui era rimasto impresso un frammento del giornale La Sicilia con un necrologio del 15 dicembre del 1978 e una manciata di monete in lire del 1977. Sono stati questi ultimi due oggetti a permettere di datare il decesso a una quarantina di anni fa. 

Non una data precisa ma un periodo orientativo da cui partire. Nei primi giorni, sono state tantissime le segnalazioni agli inquirenti di familiari di persone scomparse. Ancora adesso sporadicamente qualcuno continua a chiamare. Tra i nomi venuti fuori – oltre a quello del cronista rapito da Cosa nostra la sera del 16 settembre del 1970 mentre tornava a casa a Palermo e mai più ritrovato – c’è anche quello di Giuseppe Balsamo. L’usciere del tribunale di Catania con la passione per la musica e il canto di cui si sono perse le tracce il 20 giugno del 1978. Molti altri non sono stati resi noti ma gli inquirenti non hanno escluso ancora nessuna pista e continuano a portarle avanti tutte incrociando le informazioni ricevute con un lavoro di ricerca tra quello che resta di registri delle scomparse denunciate alle forze dell’ordine ed elenchi di strutture sanitarie. Inoltre, i finanzieri stanno lavorano anche su fonti aperte degli archivi dei giornali le cui cronache, all’epoca, erano piene di casi di scomparsa comprese quelle di lupara bianca. Tra le altre, infine, resta l’ipotesi che potrebbe trattarsi anche di qualcuno la cui scomparsa non è mai stata denunciata e che nessuno, quindi, ha mai cercato. Il che, dunque, renderebbe ancora più difficile l’identificazione


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