Affari e scommesse illegali, Cosa nostra vira ancora su Malta Soldi in contanti viaggiavano avvolti nei volantini pubblicitari

Undici viaggi in macchina sulla tratta Palermo-Sant’Agata di Militello per trasportare in totale 166mila euro in contanti. Soldi che venivano avvolti nei volantini pubblicitari, sigillati con lo scotch e consegnati nei pressi dell’uscita autostradale. Per chi effettuava il delicato trasporto, il guadagno ammontava a tre banconote da 50 euro. Il giro d’affari in questione, secondo gli investigatori, è legato alle figure di Salvatore CinàAngelo Repoli. Quest’ultimo è tra i principali imprenditori del mondo delle scommesse made in Sicily. L’uomo, originario di Sant’Agata di Militello (in provincia di Messina), è finito agli arresti domiciliari nell’ambito del blitz Game over II della procura di Palermo. L’inchiesta ha messo ancora una volta al centro gli interessi di Cosa nostra nel settore del gambling. Un business che, anche questa volta, come da precedenti, rimanda a Malta, ossia il centro con la più alta concentrazione di operatori del gioco d’azzardo in Europa. 

Nell’Isola dei Cavalieri, Repoli si sarebbe mosso a proprio agio ormai da qualche decennio grazie a una collaudata gestione di siti per effettuare le scommesse, poker room e casinò virtuali. Ed è proprio tramite la presunta collaborazione con l’imprenditore peloritano che gli uomini di Cosa nostra palermitani sarebbero riusciti a gestire sul territorio siciliano le proprie sale da gioco. Attività commerciali che spesso e volentieri si presentano con una parvenza di legalità grazie all’affiliazione con operatori autorizzati dai Monopoli di Stato. All’interno per gli scommettitori ci sarebbe stata, però, la possibilità di giocare su piattaforme.com registrate a Malta e prive delle concessioni per operare sul territorio italiano. Le tre figure di vertice, oltre a Cinà, sarebbero state quelle di Rosario Calascibetta e Giacomo Dolce. Con loro sono finiti nei guai pure Antonino Fanara, presunto boss di Passo di Rigano appartenuto al clan degli Inzerillo, e Guglielmo Ficarra, condannato per mafia e ritenuto appartenente al clan della Noce. «All’interno del mondo delle scommesse – si legge nell’ordinanza – si muove una mole di denaro che va a rimpinguare significativamente le casse di Cosa nostra fino a diventarne la più cospicua fonte di reddito degli ultimi anni».

Determinante è la struttura verticistica che ha nei master e negli agenti i ruoli chiave sia per la raccolta del denaro ma anche per l’introduzione dei siti .com all’interno delle varie agenzie. Uno dei temi ricorrenti emerso durante l’inchiesta è la ricerca di siti affidabili e veloci per gestire le scommesse illegali sottobanco. Ed è qui che entrano in gioco Repoli e Sergio Moltisanti con la sua Leaderbet. Attraverso loro i clan avrebbero avuto la possibilità di utilizzare, tra le altre, le skin Betday24, Globalbet360, Daybet24Bluebet365. Tutte piattaforme con concessione maltese ma illegali per le scommesse a distanza in Italia. Un passaggio decisivo in cui, secondo gli inquirenti, emergerebbe «un apporto essenziale e costante all’associazione criminale» da parte dei due imprenditori. Secondo la ricostruzione dei documenti, i clan si sarebbero rivolti prima a Repoli e, da metà del 2017, a Moltisanti. Il passaggio di consegne, tuttavia, non sarebbe stato definitivo poiché Repoli avrebbe continuato a lavorare con Salvatore Cinà.

Ed è proprio grazie a questo rapporto indipendente che gli inquirenti monitorano dei presunti pagamenti, con cadenza mensile, che sarebbero stati fatti all’uomo d’affari messinese. Soldi in contanti, raccolti all’interno dei vari centri scommesse, e poi trasportati fino a Sant’Agata di Militello utilizzando una macchina. Per l’autista di turno il compenso sarebbe stato di 150 euro a fronte di trasferimenti che andavano da un minimo di 12mila euro a un massimo di 20mila euro per un totale, come detto, di undici viaggi. Nel passato di Repoli, oltre al ruolo di direttore generale del città di Sant’Agata, formazione che milita in serie D, ci sono gli investimenti in Perù, cominciati a partire dal 2018 con l’azienda AR Management


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