Rifiuti, l’aiuto chiesto da Musumeci alla discarica di Enna Regione e Srr provano a non perdere il treno dei fondi Ue

Cento tonnellate al giorno per metà mese. È questa la posologia per l’ultima terapia somministrata al sistema regionale dei rifiuti. A ricevere la richiesta del dirigente generale Calogero Foti, con la piena condivisione del presidente Nello Musumeci e dell’assessora Daniela Baglieri, è stato Antonio Licciardo, il presidente della Srr Enna Provincia. Oggetto del desiderio sono gli spazi della discarica pubblica di Cozzo Vuturo. «La comunicazione è arrivata la scorsa settimana – dichiara a MeridioNews Licciardo, che è anche sindaco di Assoro – Abbiamo dato la nostra disponibilità, ma non è che avremmo potuto fare altro. D’altra parte, si tratta di un sito pubblico che noi semplicemente gestiamo». Una situazione simile era accaduta il mese scorso a Gela, dove i sindaci dei Comuni che anno parte della Srr Caltanissetta Provincia Sud hanno tentato di opporsi alla decisione della Regione di aumentare per due mesi di 3400 tonnellate i conferimenti settimanali. Uno scontro che si è risolto quando il dipartimento ha paventato il rischio di una denuncia per danni ambientali. «Sono certo che non appena ufficializzeremo la data di inizio dei conferimenti, anche qui ci saranno critiche. Ma, come detto, non c’è molto da fare. L’auspicio – continua Licciardo – è che non si vada oltre i quindici giorni richiesti».

Lo sguardo del governo Musumeci si è rivolto a Cozzo Vuturo, dopo che, poco dopo la metà di ottobre, a Lentini si sono tornati ad acuire i problemi con i conferimenti all’impianto di trattamento meccanico-biologico della Sicula Trasporti. La ditta, che ha chiuso la discarica per mancanza di spazi, sta operando a scartamento ridotto per l’esigenza di trovare siti a cui inviare la spazzatura da smaltire dopo il passaggio dal Tmb. I rifiuti in uscita finora hanno trovato spazio, oltre che a Gela, anche a Siculiana e a Motta Sant’Anastasia, nei siti privati di Catanzaro Costruzioni e Oikos. A quanto pare, però, non basta. E a dimostrarlo è stata la nuova emergenza che, nelle ultime due settimane, ha interessato Catania, la città che più di tutte risente del momento critico generale anche per i livelli bassissimi di differenziata che, stando agli auspici della giunta Pogliese, saranno incrementati non appena entrerà a regime il servizio di raccolta con le due ditte che si sono aggiudicate l’appalto settennale nella parte nord e sud del capoluogo.

Per cercare una soluzione immediata al caso Catania, lunedì si è tenuta una riunione in prefettura, conclusasi con l’annuncio di un piano per riportare il decoro sul territorio comunale entro la fine della settimana. «La Sicula Trasporti è riuscita a riorganizzare i flussi in ingresso e ciò determinerà un aumento di capacità giornaliera che ci aiuterà», ha detto a caldo l’assessore comunale Fabio Cantarella. Quale sia la chiave di questa riorganizzazione non è stato chiarito, ma non è da escludere che la ditta, attualmente amministrata dal tribunale di Catania dopo essere stata sequestrata ai fratelli Leonardi, possa avere individuato un sito di smaltimento fuori regione. Certo è che nell’immediato non si potrà contare su Cozzo Vuturo. «Prima di partire con i conferimenti bisogna stipulare il contratto con Sicula, ma soprattutto procedere con la cosiddetta omologa, ovvero l’insieme di analisi necessarie per individuare le caratteristiche esatte del rifiuto da ricevere e la loro compatibilità con le autorizzazioni del sito di destinazione – spiega il presidente della Srr – Quanto tempo servirà? Proveremo a fare il prima possibile ma credo almeno due settimane».

La Regione intanto da mesi cerca di scoprire se qualcuno ha interesse alla possibilità di venire in Sicilia per costruire termovalorizzatori. Scadeva, infatti, ieri sera l’avviso – già oggetto di una proroga che, secondo il Movimento 5 stelle, sarebbe stata determinata dall’assenza di proposte progettuali – pubblicato a giugno. Tuttavia il 28 ottobre è arrivata un’altra proroga fino alla fine dell’anno. Formalmente per la grande mole di richieste fatte dagli attori del settore. Della necessità di realizzare quelli che Musumeci preferisce chiamare termoutilizzatori, ne ha parlato di recente anche il dirigente generale Calogero Foti, partecipando all’evento Sicilia Munnizza Free organizzato da Legambiente. «L’obiettivo è quello di trasformare il rifiuto in risorsa. La parte residuale – ha detto – si intende valorizzarla attraverso il recupero energetico. I due termoutilizzatori consentiranno di superare la vergogna delle discariche».

Foti ha parlato anche dei fondi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destinati al settore dei rifiuti. Il decreto del ministero per la Transizione ecologica è stato pubblicato a fine settembre e per gli enti ci sono quattro mesi di tempo per presentare progetti idonei al finanziamento. Tra quelli ammissibili non potranno esserci inceneritori o discariche. «Siamo pronti a collaborare con le Srr per consentire di concorrere efficacemente ai bandi presentando progetti utili a colmare il gap impiantistico esistente, ma occorre – ha sottolineato Foti – che le stesse predispongano un’adeguata e preventiva programmazione d’ambito utile a definire i loro fabbisogni». Tale programmazione dovrebbe passare da un adeguamento dei piani d’ambito al nuovo piano di gestione regionale del settore, un atto che, secondo la normativa, andava fatto a due mesi dall’approvazione ma che le Srr ancora devono compiere. «A quanto pare, dall’assessorato devono prima inviare delle linee guida per l’aggiornamento dei piani d’ambito», replica Antonio Licciardo, che si trova a guidare un ente che sta in condizioni migliori di altre, con una discarica e un impianto Tmb pubblici.

Sul fronte dei progetti da mandare a Roma per prendere il treno del Pnrr, e scongiurare il rischio di un epilogo come quello che ha visto protagonisti i Consorzi di bonifica, Licciardo è cauto: «Cercheremo di fare il meglio e di collaborare con la Regione, ma è un dato di fatto che le Srr paghino ancora lo scotto dello sfacelo degli Ato. E poi lo status di soggetto di diritto privato ne limita di molto l’operato anche per quanto riguarda la ricerca di fonti di finanziamento e per portare avanti i progetti – conclude Licciardo – servono risorse».


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