Santa Maria la Scala, finì in coma per un muro crollato «Non è cambiato nulla, c’è il rischio ricapiti a un altro»

«A poco più di un anno dai fatti non è cambiato nulla. I resti del muro si trovano lì, presso a poco come si presentavano al momento del mio incidente: c’è una rete di contenimento, ma se non viene sistemato, continuerà a rappresentare un pericolo per chi percorre quella strada». Inizia così il racconto di Alberto Sapuppo a MeridioNews. Acese di 27anni, residente ad Aci Catena, oggi Sapuppo si ritiene un miracolato dopo l’incidente che il 14 luglio dello scorso anno lo ha costretto a 52 giorni di ricovero con collare cervicale dovuto alla rottura del condilo occipitale destro e traumi alla testa. 

La sera dell’impatto Sapuppo percorreva sulla sua vespa Piaggio la via Provinciale per Riposto – strada che attraversa le frazioni marinare acesi, tra Santa Maria la Scala e Santa Tecla. Quando, all’altezza del civico 66, in prossimità del bivio per Santa Maria la Scala, ha incrociato un altro veicolo che giungeva dalla corsia opposta e, nel tentativo di evitarlo, ha urtato contro la transenna che indicava un muro che era ceduto. La sbarra di ferro riportava la scritta del Comune di Acireale. Tuttavia, il tratto interessato è di competenza della Città Metropolitana di Catania.

Durante la sua convalescenza, trascorsa prima all’ospedale Cannizzaro e poi al Garibaldi di Catania in prognosi riservata, Sapuppo ha ricevuto la solidarietà non solo di tanti amici e conoscenti, ma anche quella di alcuni politici locali. Nonostante il clamore suscitato, però, dopo un anno, sembra essere rimasto tutto invariato. «So che la competenza non è del sindaco, ma nonostante le mie sollecitazioni perché si interessasse della questione, non ho ricevuto alcuna risposta – lamenta il 27enne – Vorrei sapere chi e per quale motivo ha messo una transenna in quel punto: non è possibile che qualcuno la mattina si svegli pensando di mettere una transenna: con i legali stiamo cercando di capire di chi siano le reali responsabilità. Soprattutto, voglio evitare ad altri quello che mi è successo». Sebbene Sapuppo debba fare ancora i conti con le conseguenze del suo incidente, non è rimasto a braccia incrociate. «Sto cercando di fare partire una petizione da fare arrivare alla Città metropolitana affinché quel muro venga sistemato una volta per tutte – conclude Sapuppo – Sono andato in Comune per chiedere anche il sostegno dell’amministrazione, ma poco si è mosso».

Intanto, il 27enne e la sua famiglia hanno agito per vie legali. Dopo pochi mesi dall’incidente è stato aperto un procedimento penale per lesioni. Nel frattempo, col sostegno dell’avvocato Rosario Garozzo, lo scorso 7 giugno Sapuppo ha inoltrato una richiesta di risarcimento danni al proprietario dell’abitazione, al Comune di Acireale e alla Città metropolitana di Catania. A quest’ultima viene contestata la responsabilità oggettiva del sinistro perché avvenuto in una strada di sua competenza che di sera è «non illuminata e subito dopo la curva non visibile e non prevedibile», come riporta il documento. Mentre al Comune di Acireale e al proprietario dell’abitazione viene chiesto un risarcimento danni per «omessa e necessaria manutenzione e custodia a norma del codice civile per il quale “ciascuno è responsabile del danno cagionato che ha in custodia”. Al custode il fatto lesivo viene attribuito indipendentemente dall’aver questi tenuto un comportamento più o meno diligente». In sostanza, viene contestata la mancata manutenzione dei custodi del muro.

E se l’ex Provincia ha nominato un broker assicurativo, come fa sapere Garozzo al nostro giornale, «il Comune di Acireale sta portando avanti le indagini e tirandosi fuori dalle responsabilità – afferma l’avvocato – Dagli uffici ci fanno sapere che l’incidente è avvenuto immediatamente dopo il crollo del muro e non hanno potuto provvedere. Noi cercheremo di dimostrare che il muro era già crollato molto tempo prima e che, oltretutto, il tratto stradale non è indicato da un’adeguata segnaletica. Queste criticità continuano a esserci anche oggi – aggiunge il legale – Faremo passare questi mesi, se non avremo risposte, agiremo per vie giudiziarie». Dal sindaco di Acireale Stefano Alì trapelano poche parole: «Non è una questione che sto seguendo io – dichiara alla nostra testata – Qualora il Comune di Acireale dovesse essere chiamato nelle sedi giudiziarie, si difenderà».


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