L'organizzazione Ikarma, nata da una costola di Black Axe, era ben radicata all'interno della comunità africana nissena. Aveva preso in mano le redini del traffico di stupefacenti senza mai avere contatti o contrasti con la criminalità locale
Mafia nigeriana, confraternita vista come ufficio di collocamento Giovani reclutati per smerciare la droga in arrivo pure da Napoli
Le indagini che hanno portato all’arresto di 16 persone, 14 delle quali di nazionalità nigeriana provenienti dall’area di Agbor, nel sud del Paese, accusate di far parte di un clan dedito al commercio di droga nella piazza di Caltanissetta, hanno preso piede a fine 2019. Dopo oltre un anno di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e video, la Dda nissena e i carabinieri del Nucleo investigativo hanno ricostruito il meccanismo con il quale venivano convogliate in città ingenti quantità di cocaina e hashish da immettere nel mercato cittadino. In particolare corrieri nigeriani, servendosi di pullman e treni, portavano le sostanze stupefacenti e in alcuni casi i carabinieri hanno arrestato in flagranza soggetti che trasportavano ovuli pieni di droga nascosti all’interno del proprio corpo.
La confraternita di cui gli arrestati avrebbero fatto parte è denominata the Supreme Eye, nasce nell’università di Ibadan, nello stato di Oyo, in Nigeria, in seguito ad una scissione interna alla Black Axe, assumendo la denominazione attuale, ma è conosciuta anche come National Association of Air Lords. Fondata con l’intento di promuovere lo sviluppo e la cultura africana in contrapposizione alla politica colonialista imperiale, come le altre confraternite abbandonò presto i campus universitari e gli iniziali scopi a sfondo sociale per trasformarsi, sin dagli anni 70/80, in una organizzazione segreta e criminale. Con i flussi migratori iniziarono a stabilirsi all’estero e a fare proselitismo, replicando i riti, usanze e strutture gerarchiche proprie delle confraternite.
Nel corso delle indagini è stata accertata la presenza di un numeroso gruppo di cittadini nigeriani, che era solito riunirsi tutte le domeniche all’interno di abitazioni dei vari appartenenti al gruppo, apparentemente per degli incontri di comunità, ma come si è in seguito accertato, per partecipare alle riunioni di uno strutturato sodalizio criminale con ben definite regole per l’adesione dei partecipanti, presieduti da un capo chiamato Chairman, e finalizzati a concordare le strategie di approvvigionamento e successiva distribuzione delle sostanze stupefacenti in città. Nel corso delle indagini è stato anche sequestrato un libro mastro, con la codificazione delle regole del gruppo, tra cui le varie fasi dei rituali da seguire per la celebrazione delle riunioni- che comprendevano per esempio l’inneggiamento rituale del nome del gruppo Ikarima, sia l’organigramma dell’associazione, con l’indicazione dei pagamenti delle singole quote associative versate dai singoli associati, e le date di partecipazione alle riunioni.
I corrieri venivano reclutati all’interno della comunità nigeriana, con particolare riferimento all’etnia tribale della città di origine, diventata per l’organizzazione un ufficio di collocamento. Erano quasi sempre molto giovani, alcuni incensurati. Ogni corriere riceveva un compenso commisurato al carico trasportato. Accertato anche il collegamento con gli ambienti della mafia nigeriana che, in Italia, ha già diverse ramificazioni a Torino, Roma, Palermo e Catania. Le indagini hanno permesso di verificare che Caltanissetta era l’approdo di carichi di droga in arrivo da Napoli, Palermo e Catania, anche, come si è già detto, tramite ovulatori intracorporei, i quali prevalentemente trasportavano, a rischio della propria vita, ovuli di cocaina ed eroina, del peso complessivo di cento grammi, confezionati sottovuoto in strati di cellophane, occultati nell’intestino prima della partenza, allo scopo di eludere i controlli delle Forze dell’Ordine.
Dall’ottobre 2019 al dicembre 2020, sono state arrestate in flagranza di reato 37 persone, sequestrati 23 chili di marijuana, 11 di hashish, uno di cocaina, 200 grammi di eroina e 526 piante di marijuana, oltre che contanti per un totale di 12mila euro. Droga che, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato circa un milione di euro di profitto. Le comunicazioni con gli acquirenti avvenivano quasi esclusivamente con messaggi sui telefonini. Nel corso delle indagini non sono stati riscontrati collegamenti o contrasti con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata nissena, ed è emersa invece ampia autonomia di movimento e di controllo del traffico di stupefacenti nel centro storico della città da parte della comunità nigeriana.