Covid, i club di Promozione lanciano l’allarme «La metà dei nostri giovani si è allontanata»

Gli effetti della pandemia da Coronavirus non hanno risparmiato il mondo del calcio. A soffrire, in particolare, nell’impatto con il Covid-19 è stato il movimento dilettantistico, costretto a lunghi stop ed a vedere la fuga degli sponsor. Ma se la Serie D non si è fermata a lungo e l’Eccellenza è ripartita, seppur tra mille perplessità, da qualche settimana, i club appartenenti al livello precedente, la Promozione, hanno visto la propria stagione cominciare a settembre per interrompersi a fine ottobre, dopo appena sei giornate, con la promessa di una ripartenza mai avvenuta e poi definitivamente accantonata. Un limbo in cui le decine di società appartenenti alla categoria vivono tutt’ora:

«La Promozione è stata l’ultima ruota del carro. Abbiamo avuto zero considerazione – spiega Santo Di Mauro, co-presidente del FC Belpasso chiaramente il danno subito non è indifferente. Bloccandosi tutto si sono fermate anche le sponsorizzazioni, fondamentali per sostenerci. Probabilmente sarebbe stato opportuno non ripartire affatto e stare a vedere come andavano le cose, anche perché si parlava di protocolli anti covid dai costi non sostenibili da una società di Promozione”.

Orazio Ursino, patron del Club Calcio San Gregorio fa eco al collega: «Le condizioni per ripartire non c’erano. Credo sia stato meglio così. Sarebbe significato ricominciare e magari fermarsi sul più bello. Per noi era il primo anno in categoria e avevamo trovato dei partner disposti ad aiutarci. Ovviamente, dovendoci fermare, il loro supporto è venuto meno. Anche se noi le spese iniziali, come iscrizione e tesseramento di tutti gli atleti e altro, le abbiamo sostenute, anticipandole».

«Si è partiti senza avere le idee molto chiare su quello che avremmo affrontato» sintetizza Salvo Rasà, numero uno del Calcio Misterbianco, che poi evidenzia le conseguenze sulle rose delle squadre della categoria, determinate dalle pause di diversa lunghezza imposte ai primi tre campionati dilettantistici: «Dopo lo stop autunnale le società di Serie D hanno preso elementi dai club di Eccellenza, ancora fermi. e quelli di Eccellenza, una volta ripartiti, hanno pescato dalle squadre di Promozione, molte delle quali oggi si sarebbero ritrovate decimate».

Ma se per le squadre maggiori c’è solo da aver pazienza, le preoccupazioni sono riservate ai settori giovanili. Lo stop di oltre un anno imposto ai campionati dei più piccoli rischia di creare scollamento, disperdendo buona parte del bacino creato con fatica e pazienza dai club, che lanciano l’allarme: «Per i ragazzi sono stati due anni persi. E non sappiamo assolutamente nulla. Ad esempio: saranno bloccati gli scatti di età nelle varie categorie? Molti continuano ad allenarsi, ma senza la partita manca lo stimolo anche per loro. Abbiamo perso un buon 50 per cento dei nostri giovani», spiega il belpassese Di Mauro, al quale si associa il sangregoriese Orazio Ursino: «I giovani si sono molto allontanati. Sarà difficile ricucire i rapporti con tutte le categorie, dagli esordienti in su. Ma se non ripartiamo da loro sarà dura».

L’incertezza riguarda anche l’immediato futuro e la programmazione della prossima stagione, tra tempistiche e costi. Con i club che sperano di veder riconosciuta, anche per il campionato che verrà, la validità degli sforzi economici sostenuti per una stagione 2020/2021 vissuta per appena un mese e mezzo, come spiega Orazio Ursino: «Si era al punto che partecipare alla Promozione costava veramente tanto, soprattutto per chi voleva lottare per un campionato di vertice. Vedremo se la federazione manterrà le promesse anticipate in maniera informale, cioè di re-immetterci nei campionati senza ulteriori spese per i club, perché non possiamo pensare di andare a formulare nuove spese in iscrizioni e tesseramenti».

«Iniziare una nuova stagione senza sapere quando e come gestire è davvero complicato”. A parlare, ora, è Cristian Ardizzone, che insieme a Santo Di Mauro gestisce le sorti del FC Belpasso e che scandisce i tempi necessari: “Giugno è tardi, perché la programmazione parte dalla costruzione dello staff tecnico e per completare quello si susseguono valutazioni per scegliere ogni componente».

Ma il timore più grande è quello di esser lasciati soli da un tessuto imprenditoriale locale, sicuramente sfibrato dagli effetti devastanti della pandemia, i cui riflessi, secondo il misterbianchese Rasà si faranno sentire ben più a lungo della prossima stagione. Un grido d’allarme che necessita di risposte immediate. Alle Federazioni, nazionale e regionale, il compito di rispondere ai tanti dubbi.   


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