Rifiuti, il Cga bacchetta il piano varato da Musumeci «Poco chiaro». Pierobon: «Manderemo le integrazioni»

Pagine e pagine di tratti di matita rossa e, soprattutto, blu. Se non si fosse nell’era digitale e anziché le poste certificate si usasse ancora la carta, il piano regionale dei rifiuti varato dal governo Musumeci, su cui si è espresso il Cga, sarebbe un campo di guerra. In 23 pagine, i giudici amministrativi – chiamati a esprimersi per una specificità della norma regionale che regola il settore dei rifiuti, a differenza di quanto accade nelle altre Regioni – mettono insieme una lunga serie di osservazioni che di fatto hanno determinato la sospensione del parere, per l’impossibilità di darlo. «È agevole osservare in tale contesto di vischiosità normativa – si legge nel documento – con quanta difficoltà sarebbero costretti a operare i funzionati e i dirigenti dell’amministrazione». E poi ancora: «Nel caso in cui dovessero sorgere controversie, sarebbe difficoltoso persino per avvocati e giudici comprendere quali norme siano applicabili».

A finire nel mirino è tanto l’eccessivamente striminzito decreto con cui il presidente della Regione Nello Musumeci ha chiuso l’iter di approvazione del piano quanto quest’ultimo. Nel primo caso il problema sta nel fatto che il rinvio ai contenuti del piano e dei suoi allegati è stato ritenuto insufficiente dal Cga. Un po’ per la sua natura di «testo a contenuto misto», ovvero né esclusivamente normativo né semplicemente descrittivo, ma anche per il modo in cui è stato redatto, il piano di gestione non risulta chiaro. «Che una pericope (un estratto, ndr) normativa che richiami per intero – mediante un rinvio sommario – un testo a contenuto misto non consente di individuare con precisione e certezza le norme da applicare, è un dato di fatto incontrovertibile – scrivono i giudici amministrativi – e conduce inevitabilmente a esprimere un giudizio negativo sulla qualità della normativa e sulla efficacia della descritta tecnica di produzione giuridica». Di fatto, in questa versione il piano non potrebbe reggere di fronte alla necessità di chiarezza del diritto. «Discernere contenuti specificamente normativi, distinguendoli da dichiarazioni programmatiche ed esortative o di intenti, non è assolutamente agevole ed il risultato per nulla attendibile. Anzi – rimarcano i giudici – ciò che è certo è solamente che il risultato sarà comunque incerto».

Che fare allora? Il Cga, dopo avere assegnato un termine di trenta giorni per apportare le dovute modifiche, ha fornito alcuni suggerimenti: «Occorrerebbe introdurre una parte dedicata alla ordinata sistemazione delle prescrizioni introdotte», si legge. E poi ancora più nello specifico: «Potrebbe essere utile suddividere la materia in titoli e/o capi, dedicando ciascuno a ogni specifico gruppo di norme riferito a un settore omogeneo da attuare». Dall’esame del piano, infine, il Cga sottolineare che l’operazione di pianificazione, tenuto conto di quanto previsto dalla legge, non è completa. Ma in questo caso il dato di fatto non lo rende illegittimo.

La lettura del parere ha dato l’occasione per il Movimento 5 stelle di tornare ad attaccare le carenze del piano. «Per anni abbiamo ripetuto che ciò che ci veniva propinato era un documento privo di fondamento sia giuridico che scientifico – dichiara il deputato regionale Giampiero Trizzino – Oggi a dichiararlo non siamo noi, ma la massima carica regionale della giustizia amministrativa che, senza mezzi termini, rimanda al mittente il piano regionale dei rifiuti dichiarandolo vischioso, difficilmente comprensibile e addirittura “non lineare sotto il profilo sintattico”».

Da parte di Musumeci e dell’assessore ai Rifiuti Albero Pierobon, tuttavia, la replica è arrivata già ieri: «Gli uffici dell’assessorato stanno predisponendo la documentazione da inviare al Cga – si legge in una nota – Il Consiglio di giustizia amministrativa ha infatti richiesto alla Regione alcune integrazioni giuridiche al decreto di approvazione del provvedimento, prima di poterlo esitare». Pierobon ha ricordato che il parere sul decreto del presidente della Regione è «previsto solo dalla normativa siciliana», e soprattutto che il documento varato dalla giunta «recepisce le direttive europee sull’economia circolare e mette ordine nel settore puntando sulla raccolta differenziata, favorendo l’autosufficienza dei territori provinciali nella gestione e fissando dei paletti per ostacolare e bloccare speculazioni e interessi criminali».


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