I fratelli Nicastri assolti dall’accusa di concorso esterno Intestazione di beni fatta non nell’interesse di Cosa nostra

Vito e Roberto Nicastri sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, nel processo di secondo grado che si è svolto nella terza sezione della corte d’Appello di Palermo. In primo grado, l’ex re dell’eolico era stato condannato a nove anni. La notizia arriva da uno dei legali di Nicastri, l’avvocato Sebastiano Dara.

I giudici, invece, hanno accolto le richieste dei legali facendo cadere l’accusa di avere favorito Cosa nostra nelle attività imprenditoriali nel settore delle costruzioni e soprattutto delle rinnovabili. Per i due fratelli rimane la condanna – a quattro anni e tre mesi Vito e due anni e otto mesi Roberto – per intestazione fittizia di beni. Reato che, però, sarebbe avvenuto senza l’intento di contribuire agli interessi della mafia, mentre l’accusa ha da sempre visto in Nicastri uno dei principali punti di riferimento nel settore imprenditoriale del boss Matteo Messina Denaro. Nel 2013 a Nicastri è stato confiscato un patrimonio valutato in oltre un miliardo di euro.

A fine 2019 Nicastri ha patteggiato – così come il figlio Manlio – una pena a due e dieci mesi per il coinvolgimento nell’inchiesta sulla corruzione alla Regione, che ha portato all’arresto di diversi funzionari. Per quei fatti, Nicastri era in società con Paolo Arata, l’ex parlamentare di Forza Italia e poi consulente energetico per la Lega, attualmente a processo insieme al figlio Francesco. Un filone di quell’inchiesta, tutt’ora aperto, riguarda anche l’attuale senatore leghista Armando Siri.


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