Scuola, è scontro tra governo e Cts sulla riapertura Esperti chiedono didattica a distanza fino a fine mese

Bisognerà riprendere gli zaini o basterà alzarsi dal letto, darsi una sistemata e piazzarsi davanti alla webcam? A porsi la domanda non sono in molti. Sulla carta tutte le scuole in Sicilia riapriranno i battenti tra venerdì e lunedì. Un normale – se questo aggettivo può essere usato in tempi di pandemia – rientro dalle vacanze natalizie per gli alunni di elementari e medie, un recupero di abitudini accantonate per i ragazzi degli istituti superiori da mesi alle prese con la didattica a distanza. In realtà il quesito è lungi dall’avere una facile soluzione ed è stato al centro di un acceso confronto tra il governo regionale e il comitato tecnico-scientifico che da marzo affianca la politica in materia di Covid-19.

Alla riunione, iniziata a metà pomeriggio e protrattasi fino a sera, hanno preso parte sia l’assessore alla Salute Ruggero Razza che l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla. È stato proprio l’ex rettore dell’Università di Palermo a sostenere la riapertura dei cancelli: per Lagalla da dopodomani le migliaia di studenti delle scuole di primo grado dell’isola dovranno tornare a confrontarsi faccia a faccia e giorno 11, invece, dovrà toccare a licei e istituti tecnici. Prendendo tutte le accortezze del caso, ma con la consapevolezza che, per quanto la didattica a distanza abbia dato in molti casi risultati positivi in termini di efficacia, la formazione necessita dell’esperienza in presenza. 

Di tutt’altro avviso però sono gli esperti. Per il Cts, i rischi per la salute sono al momento troppo alti. Stando a quanto appreso da MeridioNews, tra i componenti del comitato c’è chi avrebbe fatto presente di non avere intenzione di assumersi la responsabilità di un ulteriore aumento dei contagi che potrebbe portare allo scenario più temuto dai medici: la saturazione degli ospedali e l’aumento dei morti. La posizione del Cts, da questo punto di vista, sarebbe condivisa da tutti i componenti; un fatto non scontato, considerato che nei mesi passati in più di un’occasione l’organismo si sia diviso sulle decisioni da prendere, tra un’anima più oltranzista e una più propensa a mediare con la necessità di non stringere – per motivi soprattutto economici – la cinghia.

Stavolta però no. E se a livello nazionale lo scontro – tutto politico, tra i partiti – ha visto nell’11 gennaio per le superiori il punto d’equilibrio per chi aspirava a un immediato ritorno e chi invece voleva prima scollinare la metà del mese, in Sicilia gli esperti nominati da Musumeci e Razza chiedono di più: didattica a distanza per tutto il mese di gennaio. L’indirizzo segue i dati tutt’altro che rassicuranti che da giorni arrivano dai laboratori di analisi, con un costante aumento dei contagi e la sensazione che qualcosa nelle ultime settimane non sia andato come sperato. Ad ammetterlo, poco dopo l’inizio della riunione di oggi, era stato lo stesso Razza. «La crescita non è inattesa. È il risultato di comportamenti che tutti abbiamo avuto modo di rilevare e documentati anche da alcune immagini arrivate dalle nostre città», le parole dell’assessore alla Salute, che questo pomeriggio avrebbe mantenuto una posizione più defilata rispetto a Lagalla. 

Cosa alla fine verrà deciso al momento non è semplice dirlo. Domani pomeriggio, infatti, è prevista una nuova riunione da cui bisognerà trovare una sintesi da trasformare in una nuova ordinanza. Non proprio l’inizio di anno più sereno che ci si poteva augurare, ma d’altra parte una trentina di morti e oltre 1500 nuovi contagi al giorno pesano. E mentre ragazzi e insegnanti si chiedono cosa li aspetta, c’è chi sostiene che per riprendere in mano la situazione generale bisognerebbe valutare l’ipotesi di prolungare la zona rossa fino a fine gennaio. Come fosse sempre Natale.


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