Centuripe, dopo Oikos il timore è per la discarica pubblica «Il progetto è adiacente alla comunità agricola di Carcaci»

Prima la notizia del vincolo archeologico nella vallata finita al centro delle ambizioni di Oikos, poi l’elezione a sindaco. Per Salvatore La Spina, quelle appena passate sono state settimane calde, ricche di soddisfazioni. Ma indossata la fascia da primo cittadino di Centuripe, dietro l’angolo – per l’esattezza a circa sette chilometri dal centro abitato – si nasconde la prima insidia a quella difesa e valorizzazione della bellezza che La Spina ha messo al centro della campagna elettorale. Una corsa che ha beneficiato del vento a favore dell’opposizione al progetto di mega-discarica che la società dei Proto vorrebbe realizzare vicino monte Pietraperciata e che a fine settembre ha registrato l’apposizione di un primo vincolo da parte dell’assessorato regionale ai Beni culturali. 

Adesso, però, a impensierire La Spina e i suoi concittadini è un altro impianto che potrebbe sorgere ai confini di Centuripe. L’iniziativa, stavolta, non è di un privato ma del pubblico. Il sito, infatti, è quello individuato dalla Srr Catania Nord nel territorio di Randazzo, uno dei 15 Comuni che fanno parte della società di regolamentazione dei rifiuti che raggruppa la parte settentrionale della provincia etnea. Tra essi, ovviamente, Centuripe, che è in provincia di Enna, non c’è. «L’impianto ricadrebbe in un’area di pertinenza del Comune di Randazzo ma è isolato dal paese – commenta La Spina a MeridioNews -. Da un punto di vista geografico è confinante con il nostro territorio». 

Il progetto prevede una vasca per rifiuti indifferenziati di un milione di metri cubi, più la costruzione di un impianto di trattamento meccanico-biologico e uno per il compostaggio. L’opera dovrebbe soddisfare il bisogno dei quindici Comuni per circa vent’anni. «Da sindaco mi preme subito porre all’attenzione della Regione che l’area individuata per la discarica si trova appena sopra dalla località Carcaci». La zona è stata tra quelle a cui La Spina si è rivolto nel comizio successivo alla vittoria alle Amministrative, quando ha sottolineato la necessità di riscoprirsi comunità unità a tutela del territorio. «A Carcaci vivono circa 400 abitanti che vivono di agricoltura, con quattromila capi di bestiame tra bovini e ovini, e coltivazioni anche biologiche», sottolinea La Spina.

Un mese fa, il commissario ad acta, nominato dalla Regione per accelerare i lavori delle Srr nell’individuazione delle aree che dovranno ospitare l’impiantistica pubblica, ha inviato al dipartimento Rifiuti il documento contenenente la stima dei costi per l’intera opera – circa 26 milioni e mezzo – oltre che la richiesta di stanziamento delle somme per i servizi di ingegneria necessari allo studio di fattibilità e alla progettazione preliminare. Quello della gestione pubblica del ciclo dei rifiuti da un punto di vista del trattamento è uno dei temi che in questi anni è più volte entrato nel dibattito pubblico. Il governo Musumeci, infatti, ha più volte ribadito come l’obiettivo sia quello di dotare i territorio di siti a gestione pubblica che possano rappresentare un’alternativa, anche da un punto di vista delle tariffe, all’offerta dei privati. Gli stessi che da vent’anni hanno in mano il settore.

A tal proposito, Musumeci e l’assessore Alberto Pierobon confidano nel fatto di riuscire ad approvare all’Ars la riforma che ridisegnerebbe gli ambiti di raccolta su base provinciale, accorpando per fusione le Srr che al momento si spartiscono i territori. Da questo punto di vista, si potrebbe pensare che le progettazioni fatte dalle Srr potrebbero risultare obsolete nell’ottica di dovere ritrovarsi a ragionare, a riforma approvata, su ambiti più estesi. Un discorso simile, ma di carattere opposto, è stato fatto nel Messinese, dove tra non molto andrà in scena una maxi-gara d’appalto per un progetto di finanza che punta a rifunzionalizzare il sito di Mazzarrà Sant’Andrea: in quel caso la Srr Messina Nord ha previsto una capacità di trattamento del futuro impianto di biometano decisamente più alta rispetto all’attuale fabbisogno dei Comuni che la compongono. 

Dalle parti degli uffici regionali, però, l’indicazione che arriva nei confronti delle Srr è quella di andare avanti con i progetti, dopo circa un decennio in cui gli enti si sono contraddistinti quasi tutti per l’attività pressoché nulla. «Aspetto di recuperare i documenti di questo progetto e di valutarne i dettagli, ma è chiaro – conclude La Spina – che il mio obiettivo è quello di tutelare la salute pubblica e l’economia del territorio».


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