C'è uno spartito non solo giudiziario dietro la tre giorni del Carroccio a Catania. A intrecciarsi sono dinamiche in chiave europeista ma anche «patti» da siglare a livello locale. Il presidente della Regione al momento resta in attesa
Le manovre del centrodestra e l’occhio ai moderati Regista Candiani continua il pressing su Musumeci
«Adesso saranno altri a dovere dare spiegazioni». La tre giorni della Lega a Catania per il processo a Matteo Salvini si chiude senza i titoli di coda. Tutto è terminato secondo previsioni ma con l’aggiunta che ai piedi dell’Etna, tra il 20 novembre e il 4 dicembre prossimo, dovranno sfilare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministero degli Esteri Luigi Di Maio oltre alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e agli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Gli «altri» a cui si riferisce Salvini sono proprio loro. Gli ex alleati del governo giallo-verde colpevoli, secondo il segretario del Carroccio, di «provare a tirare a campare per altri due anni». Tra qualche settimana però da piazza Giovanni Verga si passerà all’estrema periferia della città, all’interno del penitenziario di Bicocca.
Ma nel lungo fine settimana all’insegna del «processate anche me!» passano anche alcune delle dinamiche sul futuro del centrodestra. A Catania sono arrivati Giorgia Meloni e Antonio Tajani, concordi nel portare la solidarietà, sintetizzata in una foto post- colazione, di Fratelli d’Italia e Forza Italia «all’amico Matteo» nel processo per il caso Gregoretti. Il centrodestra che verrà però non potrà fare a meno dei moderati. Lo conferma anche l’ex ministra Stefania Prestigiacomo, pure lei presente ieri in città per una convention degli azzurri nei locali dell’hotel Nettuno: «Le porte del centrodestra sono spalancate a quanti vogliano farne parte – dichiara a Radio Fantastica RMB – Noi però non ci sposteremo dal bipolarismo e dal centrodestra di cui siamo fondatori».
Il discorso però diventa più complesso quando è la Lega ad aprirsi al Partito popolare europeo. Una posizione tutta da definire a livello di partito ma che nella tre giorni etnea ha avuto in Giancarlo Giorgetti, vicesegretario federale del Carroccio, un interprete chiave. «Chi ci piaccia o meno l’Europa esiste – ha detto dal palco della Nuova dogana – e questa si muove in direzione del Ppe, che a sua volta segue la Cdu tedesca». A decidere la linea, come dichiarato a Repubblica, sarà però «sempre Matteo». Ma resta la riflessione e l’ipotesi apertura ai moderati se passerà la legge proporzionale voluta da Pd e M5s. Anche perché c’è Giorgia Meloni fresca d’investitura a capa dei conservatori Ue.
Per la Lega c’è anche il fronte siciliano. Il dialogo con Diventerà Bellissima, il movimento politico del governatore Nello Musumeci, continua in una situazione di stallo apparente. Il presidente nella tre giorni del Carroccio non era tra i relatori dei vari dibattiti ma ha mantenuto la promessa di fare un salto nei locali del porto. Dalla platea si è così passati al palco, insieme allo stesso Giorgetti e al presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché. «Sono qui – spiega a MeridioNews e agli altri giornali prima di accomodarsi in poltrona – come uomo del centrodestra. La mia presenza qui è naturale anche perché in questo posto (Nuova dogana, ndr) si sono tenuti tanti momenti importanti per il mio movimento». Le strade del centrodestra sembrano ricongiungersi. Forse è solo questione di tempo e di leadership.