Regione, in vendita gli uffici a Roma e Bruxelles Tra barriere e spazi eccessivi per poco personale

Al 12 di rue Belliard, a Bruxelles, e al civico 36 di via Marghera, a pochi minuti dalla stazione Termini di Roma, c’è un pezzo di Sicilia. Gli avamposti a nord – seppure a latitudini diverse – sono quelli degli uffici di rappresentanza che la Regione Siciliana da anni ha nelle due città dove hanno sede i cuori pulsanti delle politiche europee e nazionali. I due immobili, però, potrebbero essere presto dismessi per volontà della giunta Musumeci che, nei giorni scorsi, ha votato specifiche delibere dando mandato ai dipartimenti di trovare soluzione alternative. All’origine dei due indirizzi ci sono motivi diversi, anche se sullo sfondo resta il proposito del governo di razionalizzare la gestione del proprio patrimonio immobiliare con un occhio, o anche più, alle casse finanziarie. 

A lavorare a Bruxelles, al momento, sono due funzionari soltanto. A loro si aggiunge il dirigente Salvatore Giglione che guida anche le attività dell’ufficio di Roma. La pianta organica, stando alla legge, potrebbe arrivare fino a 16 unità – più altre otto figure esterne – ma da un po’ è ridotta all’osso. «Due persone bastano appena a mandare avanti le attività ordinarie dell’ufficio», è il commento che arriva da Palermo. La sede in Belgio, in effetti, sulla carta dovrebbe servire a compiti che vanno ben oltre la generica rappresentanza: dalle interazioni con la commissione europea alla preparazione di dossier, dal monitoraggio delle attività della Corte di giustizia europea all’assistenza agli europarlamentari siciliani o ai deputati regionali in missione all’estero. 

E due funzionari sono anche troppo pochi se messi in relazione alla grandezza dello spazio di proprietà della Regione. Così il governo ha deciso di guardarsi attorno, senza escludere la possibilità di trarre un reddito dall’ufficio di via rue Belliard. «L’attuale sede appare poco funzionale alle esigenze dell’amministrazione regionale per la vastità dei locali in rapporto al personale in servizio», si legge nella delibera. Nel documento si specifica la necessità di sottrarre l’immobile al patrimonio indisponibile così da poter valutare «una soluzione alternativa quale la messa a reddito o l’eventuale alienazione».

L’immobile romano di via Marghera, non distante dalla stazione della metropolitana Castro Pretorio, appartiene interamente alla Regione. Qui, ogni mattina lavorano una quindicina di dipendenti che si occupano di assistere le attività del governo regionale e dell’amministrazione in occasione delle trasferte nella Capitale, di curare le attività delle conferenze Stato-Regioni ma anche di fornire assistenza logistica per i trasferimenti verso l’aeroporto. In questo caso, il motivo che ha portato il governo Musumeci a ipotizzare la vendita – mercato immobiliare permettendo – dello stabile sta nelle condizioni dello stesso. «Detta sede è stata acquistata dalla Regione il 16 luglio 1991 per assicurare la migliore funzionalità dei propri uffici e destinarla stabilmente a ufficio di rappresentanza – viene ricordato nella delibera -. Nel corso degli anni si sono effettuati vari interventi manutentivi e di ristrutturazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per l’adeguamento normativo e di messa in sicurezza». 

Tuttavia, il dislocamento su più piani e una serie di criticità strutturali lo renderebbero inadeguato. E, in tal senso, è già stato tracciato l’identikit della nuova sede. Al dipartimento Finanze e credito, competente per la gestione del patrimonio della Regione, è stato dato mandato di trovare un immobile avente «una planimetria di cinque-sei vani più un salone di rappresentanza e l’allocazione su uno stesso piano».


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