Trasporto pubblico, la Regione comunica tagli del 27% L’impegno di Falcone: «Troveremo risorse entro l’anno»

Quando, quattro giorni fa, è arrivata la lettera dal dipartimento regionale dei Trasporti, nei Comuni siciliani e nelle aziende che si occupano di trasporto sono tornati ad addensarsi nuvoloni neri. Si annunciava un taglio del 27 per cento delle risorse per tutto il 2020, con inevitabili cancellazioni di servizi e riduzione di personale. Meno corse nelle città metropolitane, meno collegamenti tra un paese e l’altro. Nelle casse della Regione mancano infatti una quarantina di milioni di euro. «Le aziende così non sarebbero in grado di andare avanti», sottolinea Giacomo Bellavia, presidente dell’Amt di Catania. Al momento però la protesta rimarrà sotto traccia, a seguito dell’impegno che oggi l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone ha assunto davanti ai vari rappresentanti di categoria e ai sindacati: trovare le risorse entro la fine dell’anno, quando si tornerà a votare un nuovo esercizio provvisorio per la prossima legge di stabilità.

«Ci hanno spiegato che si è trattato di un problema di natura giuridica e temporale – spiega Antonio Graffagnini, presidente dell’Anav, l’associazione nazionale autotrasporto viaggiatori – in sostanza il contratto con la Regione è scaduto ieri e in cassa per il 2020 ci sono solo 115 milioni di euro, anziché i 157 necessari. Il contratto dunque non poteva essere rinnovato alle stesse condizioni, ma l’assessore Falcone si è impegnato a recuperare queste somme dopo la parifica della Corte dei Conti». «Non ci sarà nessuna contrazione dei servizi, troveremo le risorse entro l’anno», conferma Falcone.

La data fissata in rosso dal governo Musumeci è quella del 13 dicembre, quando è atteso il responso dei giudici contabili sul bilancio del 2018. Se dovesse essere accertato un disavanzo superiore alle stime dell’esecutivo, i guai non sarebbero solo per il trasporto pubblico ma per moltissimi altri settori. 

L’allarme per i collegamenti in autobus nelle grandi città e a livello extraurbano nasce dalla necessità di rinnovare un contratto che vale circa 160 milioni di euro all’anno (nel 2013 erano 220 milioni) distribuiti a un’ottantina di aziende private, in aggiunta agli introiti dei biglietti. Il contratto di servizio da oltre dieci anni viene rinnovato di proroga in proroga. Cosa che sta avvenendo puntualmente anche adesso. La Regione ha infatti preferito non affrontare una vera e propria gara di evidenza pubblica, che in realtà in Sicilia non è mai stata fatta, andando avanti per 70 anni a colpi di concessione. 

Così, in occasione dell’ennesima proroga ai contratti, il dipartimento Infrastrutture il 29 novembre ha informato privati e Comuni che i soldi non bastano. Di conseguenza per l’ultimo mese del 2019 scatterà un taglio del 22 per cento, e per tutto il 2020 la riduzione salirà al 27 per cento. La Regione invita quindi i destinatari a «rideterminare il nuovo perimetro delle prestazioni». Oggi la marcia indietro, almeno a parole, e l’impegno di trovare entro l’anno le risorse necessarie a mantenere i servizi attuali.


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