Questione universitaria, infrastrutture, migranti Ecco chi sono e cosa vogliono i Faraone boys

Arrivano dalla Puglia, dalla Campania, dalla Sicilia. Hanno un’età media di 24 anni e in comune la passione politica che li ha spinti fino a Terrasini, alle porte di Palermo, per partecipare a Futura, la scuola di formazione politica promossa dal capogruppo di Italia Viva al Senato. Eccoli lì, i Faraone-boys, molti dei quali avevano già preso parte alla scuola di Lucca voluta da Matteo Renzi e che chiedevano un approfondimento sulla questione meridionale. «Lo abbiamo chiesto più volte a Davide – ammette Maria Rosaria, 26 anni, pugliese – e lui ci ha ascoltati». Molti restano ancora in bilico: nella scissione non hanno deciso da che parte stare, tra Pd e Italia Viva. «Andremo alla Leopolda di Renzi – aggiunge Matteo, 24 anni, campano – valuteremo lì cosa fare».

C’è Giuseppe, ha 25 anni, originario da Lampedusa, è il cugino di Giusy Nicolini. Il 3 ottobre era sull’isola per la sesta commemorazione del naufragio in cui persero la vita 368 persone, a mezzo miglio dalla costa. «Ho vissuto più da vicino rispetto ad altri la tematica degli sbarchi e dell’immigrazione – racconta -. È tramite Giusy che ho conosciuto Davide, nei giorni della Sea Watch 3. Vivo a Catania e penso che questa scuola sia importante per cercare di prevenire errori fatti da parte della politica, anche a sinistra. Io ad esempio mi sono laureato con tesi sullo Ius Soli e ho criticato molto il Pd che aveva numeri e maggioranza per approvare una legge giusta. Invece non si capisce – continua – perché poi con gli emendamenti degli altri partiti non si sia arrivati al risultato che avevamo sperato. Bisogna smetterla con la dialettica tra porti chiusi o porti aperti, ci sono delle vite che non possono essere bloccate in mezzo al mare e bisogna intervenire principalmente con la diplomazia. Sono qui anche per confrontarmi so questo». 

E poi Silvio, 27 anni. Lui arriva dalla provincia di Napoli, lavora nella pizzeria del fratello ed è partito da solo, per approfondire le sue conoscenze politiche. «Sono un assiduo frequentatore di queste manifestazioni – dice -, sono stato anche a Lucca, seguo Davide e prima di lui Matteo Renzi. Ero curioso di venire qua in Sicilia anche per le presenze di Maria Elena Boschi, Teresa Bellanova, Elena Bonetti, e anche per cercare di integrarmi ancora di più in questo mondo. Davide l’ho incontrato una volta alla Leopolda, ma non posso dire che ci conosciamo. Questa scuola mi piace molto perché stiamo entrando nel merito dei temi, non si resta in superficie. E la superficialità porterà anche consensi nell’immediato, ma alla lunga è evidente che porta a sbattere la faccia contro il muro. Invece qui vedo molti ragazzi preparati, attenti. Io mi sono affacciato alla politica solo per Matteo Renzi, tutto il resto per me è fuffa».

In platea, taccuino in mano e sguardo attento, c’è anche Miriam, 29 anni, consigliera comunale a Enna. «Mi piace il progetto, ma a maggior ragione da amministratrice locale penso che abbiamo bisogno di studiare, di conoscere, di confrontarci. Ormai tutto si è ridotto alle piattaforme social, tutta la politica è una specie di tifoseria da stadio e secondo me momenti come questi servono, soprattutto da amministratori, per sentire altri punti di vista, per non fossilizzarci nelle nostre bolle social e sociali». Da Enna sono arrivati a Terrasini in quattro, «però sono l’unica donna – sorride -. È complicato fare politica da giovane e da donna. È complicato conquistare una credibilità, sia come giovane che come donna». Miriam è stata eletta nella lista dei Giovani democratici, nel 2014, e ammette di non sapere ancora se aderirà a Italia Viva o al contrario resterà nel Pd. «Sono in fase di grande riflessione – aggiunge – e questo è anche un momento per pensarci, per capire quale sarà la strada che intraprenderà Italia Viva. Però, sì, stiamo riflettendo su un eventuale passaggio, anche perché il Pd in Sicilia è in una situazione abbastanza complicata e fare politica all’interno del partito è stato complicato. Da giovane e da donna, non c’è spazio per le idee, non c’è spazio per l’autonomia. Perché il tema troppo spesso viene svilito e ridotto all’essere la figlia di, la compagna di, o quella portata da. Purtroppo non c’è spazio reale per le donne, se non contentini per dire che ci sono».

Infine Gloria, 22 anni, studentessa fuorisede all’università di Palermo. «Milito nel Partito democratico ormai da anni, conosco Davide, ho partecipato anche alla Leopolda dello scorso anno a Palermo, che mi ha dato la possibilità di parlare di due argomenti a me particolarmente cari: la questione universitaria, con tutti i problemi legati al mondo accademico, ma anche il tema delle infrastrutture, perché essendo appunto una fuorisede dalla provincia di Palermo, mi trovo ad affrontare anche il problema della carenza di servizi che penalizza chi vive fuori dalle città, soprattutto in Sicilia». Gloria ha scelto di restare nel Pd «e lo dico con grande convinzione, ma anche con tanta tristezza, perché questo scenario, anche molto prevedibile, era un punto al quale non si doveva arrivare. Mancherà una componente molto importante all’interno del Pd e ci saranno delle conseguenze negative da questa scissione. Il limite maggiore? L’organizzazione del partito e l’delle idee all’interno. Gli spazi che non ci sono, i luoghi che mancano, la forza di guardare insieme verso un obiettivo comune. Purtroppo – conclude – sottolineiamo ancora le differenze che ci dividono, invece di guardare alle idee che ci tengono insieme».


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