Morto Alberto Sironi, regista del commissario Montalbano Nei giorni scorsi ultime riprese dirette da Luca Zingaretti

A meno di due settimane dalla morte di Andrea Camilleri, un’altra perdita per la grande famiglia del commissario Montalbano. È morto Alberto Sironi, 79 anni, regista storico dei film tv basati sui romanzi del celebre scrittore siciliano. 

Fu lui a scegliere Luca Zingaretti come protagonista del commissario di Vigata. Lombardo di Busto Arsizio, la vita professionale di Sironi era iniziata a Milano, dove si era formato alla scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro.

«Quante volte ci siamo mandati a quel paese – scrive Luca Zingaretti in un post su Instagram – quante volte hai cucinato per noi, quante battaglie abbiamo condiviso, quante scene abbiamo riscritto, quante volte ci siamo detti ok, quante volte mi hai compreso, mi hai appoggiato, mi hai confortato. Quante volte hai minimizzato dove gli altri avrebbero ingigantito. Sei stato l’unico regista che quando davi motore cominciavi a raccontare le barzellette. Gli altri chiedevano il silenzio, tu raccontavi di Alberto Sordi». 

La notizia della sua morte è confermata all’Ansa da Carlo degli Esposti che con la sua Palomar produce da sempre la serie Montalbano. Il regista aveva scoperto di recente di stare male, tanto che era stato lo stesso Zingaretti a prendere la regia nell’ultimo periodo delle riprese dei nuovi episodi di Montalbano. L’ultimo ciak il 25 luglio scorso annunciato dall’attore con un posto video molto commovente. Sironi cominciò a collaborare con la Rai a partire dagli anni Settanta. Realizzò alcune inchieste e reportage in Italia e all’estero per poi approdare alla regia. L’esordio da regista e sceneggiatore risale al 1978 con due telefilm tratti dalla raccolta di racconti Il centodelitti. Per Rai1 diresse nel 1995 Il grande Fausto, una fiction sulla vita del ciclista Fausto Coppi.

Zingaretti ha riservato a Sironi un lungo post: «Quanti bicchieri di vino, quante chiacchierate, quante confidenze. Quante volte abbiamo fatto fronte comune. E che sapienza! Tanta parte del successo tv dei nostri film è tuo. E non lo dico adesso che non ci sei più, l’ho sempre urlato. Non te lo hanno detto abbastanza, non te lo hanno riconosciuto abbastanza. Ma lo sapevano tutti. Che sapienza, che cultura – prosegue l’attore – che simpatia, che leggerezza, che signorilità, che gentiluomo eri. Quante volte, se riconoscevi che avevo ragione, hai detto “ok, la tua idea è migliore facciamo come dici tu”, senza sentirti minimamente sminuito, perché avevi un animo grande. Perché ci stimavamo e ci volevamo bene. In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura – sottolinea ancora l’attore, alludendo alla scomparsa di Andrea Camilleri – che ci accomuna da tanto tempo. È penoso, è duro, è proprio un anno di merda! Addio amico mio!».


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