Nibali trionfa sulle Alpi nella penultima tappa del Tour «Non ho mai mollato, dedico la vittoria a mio nonno»

Non vinceva da oltre un anno. L’ultima volta con le braccia al cielo era stata la Milano-Sanremo del 2018. Oggi, nel punultimo atto del Tour de France, Vincenzo Nibali torna al successo nella tappa che consacra il colombiano (ma anche un po’ siciliano) Egan Bernal vincitore della corsa francese ad appena 22 anni. 

Il messinese, dopo il secondo posto al Giro d’Italia, si è presentato al Tour senza una grande condizione. E dopo le prime tappe è uscito dalla corsa per la classifica generale. Ma lo squalo dello Stretto non ha mollato, nonostante da più parti arrivava il consiglio di abbandonare la corsa. «C’era chi mi diceva di ritirarmi – ha detto nei minuti dopo la vittoria ai microfoni della Rai – ma io ho voluto onorare il Tour fino in fondo». 

Così, all’ultima occasione utile, Nibali è partito all’attacco. Subito. In una tappa ridotta a soli 60 chilometri a causa delle cattive previsioni meteo, il ciclista siciliano è andato in fuga al chilometro zero. E, a poco a poco, è riuscito a staccare tutti i compagni di fuga. L’ultimo a cedere è stato il russo Ilnur Zakharin. Gli ultimi dieci chilometri si sono trasformati in una cronoscalata, riuscendo a gestire il minuto di vantaggio sul gruppo della maglia gialla. Alla fine – sul traguardo alpino di Val Thorens – sono bastati dieci secondi sugli spagnoli Valverde e Landa, secondo e terzo. Il siciliano è stato premiato dalla giuria anche con il numero rosso che indica il più combattivo della tappa. 

«Dedico questa vittoria a mio nonno che è scomparso un anno fa», ha detto a caldo Nibali. Nonno Vincenzo, da cui ha preso il nome, è morto lo scorso agosto. Gestiva una videoteca in centro a Messina dopo aver vissuto un pezzo della sua vita in Australia. Una figura a cui lo squalo dello Stretto era legatissimo. 

L’ultimo pensiero Nibali lo dedica proprio a Bernal, vincitore del Tour. «È una vittoria strameritata la sua, ha il futuro davanti. Sono contento anche perché ha vissuto pure in Sicilia, si è allenato sull’Etna. Ha preso il meglio dal nostro ciclismo».


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