Rifiuti, 103 milioni per realizzare nuovi impianti pubblici Ma resta nodo Srr. Cocina: «Mancano progetti e terreni»

Nel campo della gestione dei rifiuti, la direzione resta quella più volte annunciata dal governo Musumeci: soldi pubblici per impianti pubblici. Ma per quanto l’orizzonte sia chiaro il percorso per raggiungerlo resta tutt’altro che semplice, anche a causa dell’eredità tramandata dai governi passati. 

Così nel giro di meno di 24 ore si registra l’annuncio, da parte dell’assessore Alberto Pierobon, dello stanziamento di 103 milioni di euro per finanziare la realizzazione di impianti pubblici nelle province di Catania, Messina, Palermo e Siracusa; ma anche l’intervento del dirigente generale del dipartimento Rifiuti Salvo Cocina, che con un post su Facebook ha risposto alle lamentele che arrivano dai Comuni in merito alle periodiche difficoltà di conferimento dell’umido negli impianti attualmente aperti. Le parole di Pierobon e Cocina inevitabilmente si intrecciano perché chiamano in causa gli enti che a vario titolo sono interessati dalla gestione dei rifiuti. Su tutti ci sono le Srr, le società di regolamentazione dei rifiuti che in primavera hanno visto interrotto il lungo periodo di commissariamento e che prossimamente – la riforma di settore è in discussione all’Ars – dovrebbero essere sostituire da nove Ada, una per ogni provincia. 

Ma indipendentemente dagli acronimi, il tema più caldo riguarda la pianificazione degli impiantistica. Questo passaggio – dall’individuazione dei terreni alla scelta della tecnologia da adottare, per arrivare all’indizione delle gare d’appalto – a norma di legge spetterebbe alle Srr, che però da quasi un decennio, ovvero dalla loro comparsa sulla scena pubblica in sostituzione degli Ato, si sono il più delle volte contraddistinte per l’inerzia. «I finanziamenti saranno destinati alle Srr delle zone dove si registra maggiore carenza di impianti pubblici, fermo restando che saranno le stesse Srr e quindi i Comuni a decidere l’esatta localizzazione e la tecnologia da adottare, sempre secondo le indicazioni contenute nel piano rifiuti – si legge in una nota dell’assessore Pierobon – La ripartizione delle somme vedrà il 30 per cento destinato a Catania (quindi circa 30 milioni), 25 per cento a Messina, 30 a Palermo a 15 Siracusa. Oggi gli impianti pubblici esistenti sul territorio sono in grado di trattare 111 mila tonnellate l’anno mentre i privati ne accolgono 233 mila. Al momento – prosegue – c’è già tutta una serie di impianti programmati il cui finanziamento e la realizzazione determinerebbe al 2021 un totale di 321 mila tonnellate da trattare. La quantità però non basterebbe ancora e soprattutto resterebbe un grave deficit nelle province di Catania, Messina, Palermo e Siracusa».

La somma da destinare alle Srr dovrebbe arrivare dallo sfruttamento di 53 milioni contenuti nel Fesr 2014-2020 e da 50 ancora a disposizione tra quelli inclusi nel Patto per il Sud. Tuttavia, i dubbi restano: le Srr saranno in grado di gestire i finanziamenti, consentendo l’avvio delle procedure necessarie alla realizzazione degli impianti? Ad anticipare una possibile risposta è stato ieri Cocina. «Dimenticano che sono i sindaci – ha scritto il dirigente generale parlando delle lamentele dei primi cittadini – riuniti nelle società dette Srr a essere i responsabili della programmazione, realizzazione e gestione degli impianti». Nel lungo post in cui si fa cenno anche alla permeabilità del settore al malaffare, il responsabile del dipartimento ha sottolineato che «già ad agosto dell’anno scorso il dipartimento aveva fatto riunioni e chiesto alle Srr i progetti degli impianti» scoprendo però che «oltre a due progetti (vecchi) non esiste nulla di pronto neppure le aree disponibili». La prospettiva dunque è quella di una nuova diffida nei confronti delle Srr e delle ex Province affinché vengano date indicazioni quantomeno sui luoghi in cui realizzare gli impianti, con la concreta possibilità che il dipartimento possa sostituirsi a esse nel caso di una nuova inerzia. 

In merito ai problemi con il compostaggio – aggravati dai sequestri degli impianti di Sicilfert a Marsala e Giglione ad Agrigento, e alle prossime chiusure per manutenzione di quelli Belpasso e Ramacca – Cocina ha ricordato che altri cinque siti privati, pur essendo già autorizzati, non sono ancora pronti. Al contempo la Regione, sostituendosi alle Srr, ha avviato la realizzazione di quelli pubblici previsti a Casteltermini, Ravanusa e Calatafimi-Segesta – la località in cui il duo Arata-Nicastri avrebbe voluto realizzazione un impianto di biometano che celava anche un piccolo inceneritore – e infine il completamento di quello di Vittoria. Tuttavia, anche in questo caso, il dito è puntato contro il lavoro svolto sul territorio. «Abbiamo accertato che da diversi mesi l’umido è più sporco e ha 25-30 per cento di impurità che non dovevano essere neppure raccolte, ma dovevano o andare col secco o in discarica – denuncia Cocina -. Tali impurità dopo il trattamento sono inviate lo stesso in discarica con notevole aggravio dei costi. Se i Comuni migliorassero la raccolta libererebbero gli impianti da materiale superfluo e ci sarebbe spazio per altri Comuni».

La conclusione riflette la complessità del momento: «Nei mesi a venire la situazione non potrà che migliorare con l’avvio dei nuovi impianti mobili e fissi; purtroppo nessuno ha la bacchetta magica per realizzare subito quello che per decenni è stato, colpevolmente, omesso da chi doveva fare e non ha fatto a vantaggio del pubblico». 


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