Tutti gli uomini interessati al progetto del presidente Ecco da dove riparte la piazza di Diventerà Bellissima

Adesso che il primo passo è stato fatto, gli adempimenti politici verranno da sé. È un Nello Musumeci estremamente determinato quello che ha parlato alla sua platea dal palco di piazza Verdi a Palermo. Una piazza politicamente ben più ampia rispetto ai confini del movimento fondato dal governatore, che ha visto sul palco al suo fianco il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, in giunta in quota Forza Italia, ma più volte definito dal commissario forzista Gianfranco Micciché un «ex assessore».

Armao, dal canto suo, precisa di essere stato invitato proprio dal governatore, sia a prendere parte alla manifestazione, che a salire sul palco. «L’invito è arrivato qualche sera prima – afferma l’assessore all’Economia – nel corso di una cena alla quale era presente anche Antonio Tajani». Un po’ a voler ribadire, insomma, che il suo partito resta quello di Forza Italia, all’interno del quale a legittimarlo sono proprio i vertici nazionali, al di là degli attacchi che giungono invece dal regionale.

Fuori dal palco, tra i volti noti in piazza c’era il centrista Vincenzo Figuccia, che ha rilanciato il sostegno a una «piattaforma meridionalista per liberare la Sicilia da decenni di malapolitica di destra e di sinistra». Un progetto per il quale, secondo Figuccia «non serve allargare gruppi parlamentari, ma realizzare tutti insieme un nuovo progetto nel nome del rinnovamento e di un futuro certo per la nostra terra».

La posizione del deputato Udc è in realtà piuttosto simile a quella di un altro volto noto del Palazzo della politica siciliana, il forzista (chissà ancora per quanto) Luigi Genovese, intervenuto «per sostenere il presidente Musumeci e l’assessore Ruggero Razza, coi quali stiamo avviando un’interlocuzione per capire cosa si dovrà fare della Sicilia da qui ai prossimi anni».

Segnali, insomma, che a Musumeci arrivano da tre esponenti di centrodestra che in maniera individuale hanno scelto di metterci la faccia. E che nel recente passato si sono trovati più o meno vicini alle posizioni della Lega di Matteo Salvini. Una Lega rispetto alla quale Musumeci ha comunque mantenuto le distanze, ribadendo l’idea di alleanza e di interlocuzione nell’ambito del centrodestra, ma sottolineandone anche le differenze. A cominciare dall’idea di Unione («siamo europeisti» ha più volte ribadito dal palco il governatore), fino alla gestione dei flussi migratori («il soccorso in mare – ha tuonato – non si nega a nessuno»).

Ma con la Lega il presidente dialogherà, già a partire da prossimo 26 giugno, quando a Roma incontrerà, tra gli altri, il commissario del Carroccio in Sicilia Stefano Candiani, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, già assessore ai Beni Culturali nella prima giunta Musumeci. È proprio Sgarbi ad ammettere che «una sinergia tra Salvini e Musumeci non può che rivelarsi vincente, perché il vento della storia va da quella parte». 

Certo, resta, ad esempio, la questione migranti su cui anche il commissario forzista Gianfranco Micciché chiede maggiore flessibilità a Salvini. «Ci arriverà anche Matteo – replica Sgarbi -. Lui ha dovuto fare la politica del duro per avere il rispetto dell’Europa sulle responsabilità che ogni Stato deve assumere. Ma una volta ottenuta una revisione dei trattati di Dublino sono convinto che anche lui capirà che si può assumere una posizione di maggiore umanità sull’argomento».

Insomma, dall’esterno si guarda al percorso di Diventerà Bellissima con curiosità e attenzione. Mentre all’interno, complice probabilmente lo stress dell’organizzazione dell’evento, pare che qualche tensione in più si sia registrata. Soprattutto tra l’ala palermitana e quella catanese del movimento. Tensioni che si tendono a ridimensionare (o addirittura a smentire), ma rispetto alle quali le voci circolano con insistenza e circostanziate. E se a molti non è sfuggita l’assenza sul palco di Ruggero Razza – che è rimasto dietro le quinte ed è andato via prima della fine del discorso di Musumeci -, è il diretto interessato a intervenire, precisando intanto di essere andato via in anticipo per ragioni di carattere personale e sottolineando che «questo progetto riporterà la centralità della Sicilia a livello nazionale, con una classe dirigente nuova e con un nuovo modello che consenta a ognuna delle anime regionali di esprimersi, confederandosi tutte insieme».


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