Erice, l’inchiesta sugli affidamenti diretti al Comune Accuse di corruzione su uno sfondo di malcostume

Una piccola storia di provincia, con la sua coda di relazioni, favori, abusi e presunte regalie che quasi si fatica – ed è la stessa giudice a specificarlo – ad accostare alla corruzione. L’inchiesta giudiziaria che ha scosso la politica ericina, portando agli arresti domiciliari il vicesindaco Angelo Catalano e coinvolgendo anche la consigliera comunale di maggioranza, in quota Pd, Francesca Miceli, prima ancora dei profili penali, sembra avere i tratti del malcostume.

E mentre il principale indagato stamani ha deciso di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, nella cittadina trapanese si continua a discutere sulle accuse mosse dalla procura. Ma chi fosse in cerca di scandali eclatanti rimarrebbe deluso. A finire nelle mani degli inquirenti sono stati episodi circoscritti, seppure rappresentativi di una «spregiudicatezza» volta – si legge nell’ordinanza – a «servirsi del proprio ruolo per la realizzazione di interessi privati, calpestando la legge, ricorrendo anche all’inganno e mettendo in secondo piano il pubblico interesse». A fare da controparte ci sono i presunti beneficiari: il più delle volte imprenditori interessati a curare quelli che sarebbero stati canali privilegiati per garantirsi lavori pubblici.

C’è per esempio il caso delle ditte BM Impianti e la Pomara, riconducibili rispettivamente a Matteo Barraco e Vincenzo Pomara, entrambi accusati di avere ricevuto trattamenti di favore da parte del Comune, per diretta intercessione di Catalano. Il vicesindaco avrebbe fatto pressioni sul dirigente Pietro Pedone, responsabile dell’ufficio Lavori pubblici e anche lui indagato per avere, nonostante le deboli resistenze mostrate davanti alle richieste ricevute, prodotto gli atti necessari a dare seguito alla volontà del vicesindaco. In una circostanza – la sostituzione di sette pali di cemento della pubblica illuminazione – in una determina si sarebbe falsato il contenuto della relazione dei vigili del fuoco in cui l’esigenza di «lavori urgenti di consolidamento e demolizione» era circoscritta a un solo palo. Quel lavoro andò poi alla BM Impianti su richiesta di Catalano. Il vicesindaco, stando agli atti dell’indagine, per spronare il dirigente ad affidare con urgenza il lavoro a Barraco, avrebbe affermato che la BM Impianti aveva già acquistato i pali nuovi. Fatto che si sarebbe rivelato falso, dato che, «dalla disamina della documentazione contabile afferente i costi risulta che Barraco non ha sostenuto nel mese di marzo 2018 alcuna spesa per l’acquisito dei pali».

Gli inquirenti si soffermano poi sulla ripetuta pratica di affidamenti in urgenza da parte dell’ufficio Lavori pubblici. A riguardo lo stesso Pedone, parlando con un consigliere comunale senza sapere di essere registrato, dice: «Lui (Catalano, ndr) chiama le ditte e poi mi porta il conto, le reti sono un colabrodo». E poi ancora: «Ci impediscono di programmare». Parole che, secondo i magistrati, descrivono una gestione mirata soltanto a favorire le imprese amiche, ricavandone in cambio piccole utilità: dalla richiesta di un cestello per il montaggio di alcuni condizionatori nello studio professionale alla possibilità di usufruire di lavori di scerbatura nel proprio giardino. La gip, tuttavia, non ha ravvisato gli estremi per accogliere la richiesta di custodia cautelare legata all’episodio di corruzione per l’impossibilità di dimostrare una correlazione tra l’affidamento dei lavori e la cortesia dell’imprenditore. Restano invece i rilievi sulle modalità con cui l’incarico è stato dato. «In spregio ai doveri di imparzialità e buona amministrazione, al principio di rotazione degli inviti», scrive la giudice, sottolineando come non siano stati chiesti preventivi ad altre imprese. 

A carico degli imprenditori Barraco e Pomara c’è inoltre una pesante accusa: i due avrebbero causato l’interruzione di parte della rete elettrica della pubblica illuminazione, sia staccando i contatori che recidendo i cavi. L’episodio si sarebbe verificato in via Toscana. A parlarne è Pietro Saullo, titolare di una ditta di Alcamo. L’uomo, che è indagato per avere omesso tale versione davanti agli investigatori, avrebbe raccontato alla sindaca Daniela Toscano (che non è indagata) di avere visto e fotografato Barraco e Pomara allontanarsi dal quadro elettrico poco dopo che lo stesso era stato manomesso.

Tornando all’accusa di corruzione, l’ipotesi viene invece accolta dalla gip nell’episodio che riguarda la consigliera Francesca Miceli. L’esponente del Pd, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe chiesto a Catalano un intervento affinché una ditta, in quel momento all’opera per il rattoppo delle buche sulle strade cittadine, effettuasse lavori su un marciapiede davanti l’ingresso dell’esercizio commerciale del marito Fabio Grammatico. La contropartita sarebbe consistita nel voto a favore al piano rifiuti portato in consiglio comunale dalla giunta. «Mi raccomando dico va, dico c’è il piano rifiuti e purtroppo ci sarà un aumento, ma c’è poco da fare», dice Catalano a Miceli chiedendole la conferma della presenza in aula, nonostante un piccolo incidente avuto alla mano. Stabilito l’accordo, il vicesindaco avrebbe comunicato alla prima cittadina il sostegno della consigliera nella seduta del giorno successivo. «E poi la Miceli tranquilla, allineata e coperta», afferma Catalano.

Gli agenti della Digos e la guardia di finanza hanno analizzato i redditi dichiarati dal vicesindaco nonché i versamenti in contanti che, con cadenza mensile, Catalano ha fatto in banca a inizio 2018. Gli investigatori hanno riscontrato «una sproporzione tra gli accreditamenti e le entrate finanziarie ufficiali». Osservazioni su cui la giudice si esprime con queste parole: «Quei versamenti potrebbero avere tanto causa lecita e derivare, ad esempio, da regalie in occasione di festività o ricorrenze, quanto causa illecita – si legge nell’ordinanza -. Ipotizzando una causa illecita, non vi sono elementi per ricollegarla necessariamente al rapporto con Barraco, tanto più se si considera – conclude la gip – la trama di relazioni necessariamente intrattenuta da chi si dedica ad attività politica».


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