Opposizioni e sindacati contro i risultati di Musumeci «Stessa musica del passato. Molti annunci, pochi atti»

Risultati flop. A stretto giro arriva la risposta di opposizioni e sindacati al report con cui il presidente Nello Musumeci rivendica gli obiettivi raggiunti nel primo anno di governo. Cgil, Uil, Movimento 5 stelle e Claudio Fava, ognuno separatamente, puntano il dito contro la capacità di spesa dei fondi europei, la gestione dei rifiuti, il riassetto delle società partecipate della Regione; e ancora: lo stato di dissesto di Comuni e province, la fusione Cas-Anas e in generale lo stato delle infrastrutture. Tutti temi che Musumeci ha inserito nelle sue slide. Alterando la realtà dei fatti, a detta di sindacati e opposizioni. 

«Un’operazione di camouflage per nascondere il nulla e il disastro assoluto – attacca Giancarlo Cancelleri, del M5s – Solo belle grafiche e nulla più, prova ne sia la disastrosa variazione di bilancio». «Musumeci – rincara la dose il capogruppo pentastellato Francesco Cappello – afferma che ha solo comunicato male? Può essere, di certo c’è che è veramente difficile comunicare il nulla». 

Fava invece suggerisce al governatore di «essere presente all’Ars per discutere su un disegno di legge di assestamento di bilancio che porta la sua firma e per confrontarsi con il parlamento siciliano sui suoi presunti traguardi», piuttosto che «dedicarsi a presentazioni alla stampa a mezzo slides». Il deputato di Cento Passi ricorda che l’Ars non ha ricevuto «atti compiuti, proposte di riforme o disegni di legge che avrebbero dovuto essere conseguenti agli annunci fatti all’atto del suo insediamento». Ed elenca: «Non c’è un aggiornamento sullo stato della spesa comunitaria che ci vede sempre ultimi in Europa e a serio rischio di dover restituire a Bruxelles cinque miliardi di Euro; non esiste alcun piano dei rifiuti e si continua ad affidare lo smaltimento ai soliti noti padroni delle discariche private; non abbiamo ricevuto un piano di dismissione dei tanti carrozzoni del sottogoverno regionale, mentre l’Ars si trova a dover discutere di nomine nei consigli d’amministrazione determinate secondo la più antica e dorotea pratica di sottogoverno fra amici e sodali di partito».

Cgil e Uil rimproverano il mancato confronto con i sindacati, tornano sulla difficoltà della spesa dei fondi europei e sottolineano la mancanza di soldi «per gli stipendi dei lavoratori delle ex Province», mentre per i precari degli enti locali denunciano «nessuna stabilizzazione, ma solo l’ennesima proroga a fronte di un’epidemia di dissesti che sta colpendo i comuni siciliani». Stessi temi evidenziati dalla Uil che aggiunge «la telenovela della fusione Anas-Cas, giunta all’ennesima puntata, e di cui non si intravede la fine. Anche per le Zes (zone economiche speciali) – sottolinea la Uil – strumento importante per lo sviluppo, non si è deciso nulla. Centomila edili rimangono disoccupati e di fronte alla crisi dei Poli industriali c’è la più totale latitanza alla faccia della valorizzazione del lavoro produttivo e delle imprese». Il sindacato parla quindi di «bilancio fallimentare», «suonata con i violini o con i tromboni – conclude il segretario Claudio Barone – la musica non è comunque cambiata rispetto ai precedenti governi».


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