Raffineria Milazzo, audizione sui fumi dopo il guasto Azienda: «No ad allarmismi». Ma centraline sono out

La speranza che possa essere il primo passo verso un percorso di regolamentazione del settore, il timore che si riveli un incontro da cui non verrà fuori nulla di concreto. Nell’aria di Milazzo e dintorni, a poche ore dall’audizione in commissione Ambiente all’Ars sulla Raffineria, c’è questo. L’ennesima attesa per un territorio in cui i residenti sono stati costretti ad abituarsi agli odori pungenti degli idrocarburi che periodicamente vengono sprigionati nell’atmosfera, ricordando a tutti non solo l’imponente presenza degli stabilimenti di proprietà di Eni e Q8, ma anche i timori legati agli effetti sulla salute che i cicli di lavorazione possano causare. 

La riunione a palazzo dei Normanni arriva a dieci giorni dalla mattina in cui la torcia della Raffineria milazzese ha iniziato a bruciare a un’altezza superiore alla norma, sprigionando un denso fumo nero per parecchie ore. Un evento che, stando a quanto dichiarato dai vertici dello stabilimento, è stato dovuto a un guasto all’impianto elettrico e alla conseguente entrata in funzione del sistema di sicurezza che permette di disperdere gli accumuli di gas, che altrimenti metterebbero a dura prova le condutture. A essere convocato, alla presenza degli assessori all’Ambiente e alla Salute, Toto Cordaro e Ruggero Razza, sarà il direttore generale dello stabilimento Pietro Maugeri. Con lui potrebbe esserci anche il responsabile del personale, Luca Franceschini. «Ci presenteremo con piena disponibilità – dichiara quest’ultimo a MeridioNews -. Quanto accaduto due sabati fa è stato ampiamento detto. Gli impianti si sono fermati tutti insieme e questo ha fatto sì che la fiamma fosse così alta e che il fumo venisse sprigionato. Questo significa che il sistema di sicurezza ha funzionato». Su quanto ciò abbia inciso nella qualità dell’aria, Franceschini non si sbilancia. «Parliamo di sistemi di sicurezza che hanno tutte le autorizzazioni, stiamo aspettando i risultati dell’Arpa ma, per quanto abbiamo visto noi, con le nostre centraline, non ci sono stati picchi rilevanti».

Il tema centraline di rilevamento, e di conseguenza della capacità di tenere sotto controllo quanto accade nell’area attorno alla Raffineria, nelle ultime settimane è tornato al centro dell’attenzione per una serie di fattori. A partire dal guasto di quelle installate e gestite proprio dall’Arpa. «Da circa un mese a Pace del Mela e a Milazzo abbiamo gli analizzatori degli idrocarburi che danno alcuni problemi», ammette la responsabile regionale dei monitoraggi ambientali Anna Abita. A doversi occupare di installare nuove centraline, secondo gli accordi raggiunti con il ministero in occasione del rilascio dell’ultima autorizzazione integrata ambientale (Aia), sarebbe anche la stessa Raffineria, ma a distanza diversi mesi ancora nulla è stato fatto. «Abbiamo individuato la ditta che dovrà fornircele e aspettiamo di avere informazioni sui punti in cui vanno messe – commenta Franceschini -. L’intesa prevede che a occuparsi della gestione sia un soggetto terzo, quindi ci aspettiamo che Comuni e Arpa ci dicano come comportarci».

Accanto alla questione ambientale, si è creato anche un piccolo caso politico in merito alla selezione delle persone convocate all’Ars. Tra loro, infatti, non c’è il sindaco di Milazzo Giovanni Formica, mentre c’è l’omologo di San Filippo del Mela, Giovanni Pino. «Come mai non sono stato invitato? Sinceramente ne so quanto lei – dichiara al telefono il primo cittadino mamertino -. Comunque poco male, vorrà dire che rimarrò in città a fare qualcosa di serio». Se si tratti del tono piccato di chi si aspettava più considerazione non è dato saperlo, ma pare chiaro che per Formica la riunione potrebbe riservare poche novità. «Non è la prima volta che nei palazzi della politica regionale si assiste a passarelle – prosegue -. Da parte mia posso dire che la Regione e l’Ars una cosa potrebbero fare: legiferare. Produrre norme che regolino il settore e per farlo basterebbe copiare da quelle realtà che hanno già intrapreso queste strade». Contattata ieri pomeriggio da MeridioNews, la presidente della quarta commissione, Giusy Savarino, ha assicurato che la mancata convocazione di Formica non è stata un gesto voluto. «Si è trattato di un errore, ora faccio rimediare». 

Chi è sicuro di esserci è invece il deputato regionale Pino Galluzzo. L’esponente barcellonese di Diventerà bellissima è stato il promotore dell’incontro. «Ho chiesto di organizzare l’audizione perché è giusto capire cosa è successo nella Raffineria e quali sono le condizioni degli impianti, a riprova – sottolinea – di come questo governo ha a cuore gli interessi di chi vive in luoghi interessati da situazioni ambientali potenzialmente a rischio». Pur rimanendo a distanza dai palazzi palermitani, ad attendere l’esito dell’incontro saranno infine anche gli attivisti del comitato che in questi anni si è opposto all’inceneritore previsto a Pace del Mela. «La nostra attenzione resta sempre alta – commenta Giuseppe Maimone -. Sulla Raffineria ci siamo già espressi nei mesi scorsi, quando abbiamo ravvisato diverse carenze nella concessione dell’Aia. Il nostro convincimento è che si tratti di impianti che richiederebbero importanti investimenti per elevarne la sicurezza. Di guasti e intoppi, le cui conseguenze non è facile determinare, ce ne sono troppi».

Sulla Raffineria di Milazzo ha messo gli occhi anche la magistratura. Sono due i procedimenti aperti nei confronti dei vertici dello stabilimento: il primo riguarda un processo con 17 imputati, che si è aperto a inizio anno e vede l’accusa di omicidio colposo e di omissione colposa di cautele per non avere evitato a diversi lavoratori, sette dei quali deceduti, il contatto con l’amianto fino all’autunno del 2012; per il secondo invece si attende la decisione del gup sull’imputazione coatta decisa dal gip, dopo la richiesta di archiviazione fatta dalla procura per gli ex direttori generali Marco Antonino Saetti e Gaetano De Santis nonché per l’attuale direttore l’attuale . In questo caso l’ipotesi di reato è di gettito pericoloso di cose e disastro colposo, in relazione alle emissioni di gas, vapori e fumo. Sostanze che, immesse nell’aria per lungo tempo, avrebbero fatto registrare livelli di difussione di patologie tumorali più che preoccupanti. 


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