In tutto sono 21 le piantine di cannabis coltivate illegalmente scoperte dai militari. Antonio Tripoli e Francesco Licata sono stati sorpresi mentre irrigavano la piantagione in contrada Latomie. Guarda il video e le foto
Mazara del Vallo: marijuana in mezzo al canneto Altre nove piante a casa in giardino, due arresti
Nell’ambito di una più ampia attività finalizzata alla repressione dei reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti organizzata dalla compagnia di Mazara del Vallo, nella mattinata del 2 agosto 2018 i militari del nucleo operativo e radiomobile hanno posto in essere una perlustrazione a largo raggio che ha portato al rinvenimento di 21 piante di cannabis coltivate illegalmente e all’arresto di due soggetti sorpresi mentre si apprestavano ad irrigare una piantagione abilmente occultata.
In particolare i militari, mentre perlustravano le campagne di c.da Latomie, si sono imbattuti in una piccola apertura ricavata all’interno di un canneto che, attraverso uno stretto corridoio realizzato all’interno della vegetazione spontanea che costeggia un canale di irrigazione, portava ad uno spiazzo in cui erano state piantate, curate e ben nascoste dodici piante di cannabis in pieno stato vegetativo. La coltivazione, realizzata in maniera da massimizzare la produzione vegetativa mediante la concimazione e l’impianto di irrigazione realizzato in loco, risultava assolutamente invisibile ai passanti, essendo peraltro situata in zona particolarmente impervia.
A quel punto i militari hanno organizzato un servizio di osservazione culminato con l’arresto di Antonio Tripoli (classe 1979) e Francesco Licata (classe 1975) entrambi residenti a Mazara del Vallo, che sono stati colti nell’atto di approntare il materiale per l’irrigazione. Le perquisizioni domiciliari hanno portato successivamente al rinvenimento di ulteriori nove piante presso l’abitazione di Tripoli, che aveva realizzato una seconda piantagione nel suo giardino, nascosta da un alto muro di recinzione. I due uomini sono stati quindi sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni, in attesa del giudizio con rito direttissimo.