Vita nei palazzi nell’epoca di Musumeci e Miccichè Tra rigidità del presidente e stile casual del forzista

Sono i due palazzi del potere della politica siciliana. Separati dai giardini di piazza Indipendenza a Palermo, stanno l’uno di fronte all’altro. Speculari e opposti in tutto. Palazzo d’Orleans da una parte, Palazzo dei Normanni dall’altra. Nello Musumeci da una parte. E Gianfranco Micciché, dall’altra.

Sono trascorsi appena sei mesi dall’avvio della nuova legislatura, eppure i due palazzi sono profondamente cambiati, dal passaggio di consegne tra Musumeci e Crocetta da un lato e Ardizzone e Miccichè dall’altro. A cominciare proprio dalla massima poltrona della politica siciliana. Laddove un tempo Rosario Crocetta amava gestire in maniera più morbida gli ingressi a Palazzo, ecco che con Musumeci è decisamente più rigido varcare il portone che si affaccia su piazza Indipendenza. I ben informati raccontano che non è inusuale che persino qualche deputato o ex deputato si trovi a fare anticamera in attesa di essere ricevuto dal governatore (tra gli altri, ad attendere a lungo dietro una porta sembra sia stato l’ex deputato Totò Lentini, che ha sostenuto il governo Crocetta e si è schierato con Leoluca Orlando alle ultime Amministrative nel capoluogo, salvo poi caldeggiare lo schieramento di Musumeci alle Regionali).

Ma lui, il primo inquilino di palazzo d’Orleans, è uno che non ama che ci sia molto passeggio tra i corridoi. E non è un caso che nemmeno i vertici di maggioranza non vengano convocati a Palazzo, ma abbiano luogo altrove. E poi, a differenza del suo predecessore, il governatore sorveglia tutto, rilegge tutte le carte e i documenti, persino la comunicazione istituzionale si racconta che passi al suo vaglio. Ancora, a differenza dell’ex sindaco di Gela, ecco che con l’arrivo di Musumeci è stato risistemato il miniappartamento destinato proprio al primo inquilino del Palazzo, rimasto chiuso durante la scorsa legislatura. Musumeci, invece, nei giorni in cui fa base a Palermo, alloggia proprio al Palazzo, alle volte anche cucinando una cena fugace. Naturalmente i locali, che non venivano utilizzati dai tempi di Raffaele Lombardo, sono stati aggiornati, ma sembra che a differenza del governatore di Grammichele, che amava aggirarsi da solo nel Palazzo di notte, Musumeci sia più riservato e preferisca rimanere nell’alloggio, anche per tenere fede agli appuntamenti del giorno successivo. 

La puntualità del governatore, infatti, sembra ormai un dato assodato. Come lo è il valore che attribuisce alla comunicazione. Se resta ancora in bilico la vertenza degli ex addetti stampa della Regione, licenziati in tronco da Crocetta dopo mesi di accuse all’intero ufficio stampa di Palazzo d’Orleans, ecco che Musumeci è ripartito da un portavoce al quale poi sono stati affiancati una collaboratrice e un social media manager. Ma anche un fotografo e un operatore che seguono il presidente nel corso delle uscite istituzionali. Tempi e ritmi sono sempre strettissimi, al di qua della piazza della politica siciliana, con il primo inquilino che si è impegnato a dare un’accelerata all’attività amministrativa. 

Chi invece sembra non tenere il passo è chi si trova appena al di là della piazza: l’Assemblea regionale siciliana. Di campagna elettorale in campagna elettorale, di fatto l’Ars in questi mesi ha prodotto una sudata manovra finanziaria della quale restano ancora gli strascichi del testo collegato, che tornerà a essere esaminato dopo la tornata delle Amministrative. Per il resto ben poco si è fatto in questi mesi l’Assemblea targata Gianfranco Miccichè, che a differenza di Musumeci, ha una gestione decisamente più rilassata del Palazzo. Gli orari, innanzitutto. Se Ardizzone arrivava a Palazzo dei Normanni molto presto al mattino, non è insolito invece che Micciché faccia ingresso intorno alle 10. Naturalmente il suo predecessore di solito si allontanava dal Palazzo tra le 20 e le 21, mentre il commissario regionale forzista è solito restare decisamente più a lungo. E poi l’etichetta, anche in questo caso ridimensionata. Così ecco che con le prime giornate di caldo, Micciché abbia spesso scelto di abbandonare giacca e cravatta, per concedersi invece una più fresca camicia di lino

Anche gli ingressi nel parcheggio interno al complesso monumentale sembrano essere più disinvolti, così come a essere dilatati sono i tempi dell’attività parlamentare, grande cruccio di Musumeci, che farebbe un certo pressing sul primo inquilino di sala d’Ercole. Ma nonostante Micciché cerchi di scuotere i colleghi deputati, di fatto l’attività legislativa resta sostanzialmente ferma al palo. Complice una maggioranza risicata che a fatica supera la prova dell’Aula, ma non solo. «In Assemblea – ammettono i ben informati – sono rimasti sostanzialmente i deputati neofiti, mentre quelli più ferrati sono stati nominati assessori». Naturalmente si tratta di un elemento non secondario rispetto alla lentezza dell’attività parlamentare, vincolata anche dal fatto che le frequenti assenze degli assessori-deputati per impegni istituzionali mettono a rischio la tenuta della maggioranza. Di fatto, l’unica commissione che finora ha lavorato a pieno regime è quella Bilancio, mentre le altre si sono ritrovate spesso a passare di audizione in audizione, non avendo nuovi disegni di legge da esaminare.

Ma se qualcuno ironizza, sostenendo che l’unico luogo a lavorare a pieno regime a Palazzo sia la Cappella Palatina, in piena stagione di matrimoni, ecco che in realtà molti riconoscono un cambio di rotta nella gestione anche degli aspetti più spiccioli, come una maggiore pulizia tra i corridoi, ma anche una maggiore cura, in generale, ai dettagli: dalle piante ai fiori freschi, fino ai nuovi computer nella sala stampa del Palazzo.

E poi c’è la Fondazione Federico II, parte integrante dell’Assemblea, che gestisce proprio la parte culturale del complesso monumentale. Lì Patrizia Monterosso segna la differenza rispetto al predecessore Francesco Forgione, soprattutto in una gestione più ordinata nell’amministrazione della Fondazione, mentre è ancora troppo presto per fare un paragone sul respiro culturale delle mostre che potrà portare a Palazzo. Monterosso può contare sulla grande sinergia col presidente dell’Assemblea, ma fatica ancora sul fronte del dialogo con gli uffici dell’Ars. In compenso porta a casa un risultato considerevole per i turisti che, da luglio, con l’apertura del portone monumentale che si affaccia su piazza del Parlamento, non saranno più costretti a fare il giro del Palazzo, magari sotto il sole cocente di luglio e agosto, per fare ingresso nel Parlamento più antico d’Europa.


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