Palermo, arrestata coppia che gestiva prostituzione «Sister Kate è la più grande», dicevano le vittime

«La più grande di Palermo». È così che nel mondo della prostituzione su strada di donne nigeriane era conosciuta Kate Amayo, la 31enne nigeriana arrestata oggi insieme al suo fidanzato Adeniyi Moroof Badmus. L’importanza del ruolo organizzativo assunto da quella che tutti conoscono come Sister Kate emerge da alcuni dialoghi intercettati, in cui sono le stesse donne entrate nel giro di prostituzione a parlare di lei. La coppia è stata arrestata a Palermo con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Sarebbe stata Sister Kate a organizzare le postazioni lavorative delle giovanissime connazionali nel capoluogo, mentre al compagno sarebbe spettato il compito di riprenderle nel caso in cui non avessero rispettato le regole e, soprattutto, quello di riscuotere gli incassi.

Adeniyi Moroof Badmus

Kate Amayo

Pat Eghaeva

Alla coppia gli inquirenti sono arrivati dallo sviluppo di un’operazione congiunta della squadra mobile etnea, con la collaborazione di quelle di Palermo e di Caserta, su delega della procura di Catania. L’indagine è partita dalla testimonianza di una minore nigeriana sbarcata a Catania (per questo la competenza dei magistrati etnei). Dopo alcuni approfondimenti è scattata l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico della 43enne nigeriana, Pat Eghaeva residente a Caserta. Alla donna, ritenuta responsabile di aver agito in concorso con altri soggetti non identificati in Nigeria e in Libia, viene contestato anche l’aggravante di aver operato a danno di minori mettendoli in grave pericolo di vita e di integrità fisica. Dalle intercettazioni è emerso che sarebbe stata lei a organizzare i viaggi dalla Nigeria per le giovani ragazze nel tentativo di reclutarle e, una volta giunte in Italia, inserirle nella sua gestione della prostituzione.

La Procura di Catania aveva già chiesto e ottenuto l’arresto di Pat Eghaeva nel 2017. Ma la donna era stata scarcerata dal gip di Santa Maria Capua Vetere – in provincia di Caserta – e Eghaeva avrebbe ripreso subito la propria attività illecita. Dalle intercettazioni emerge che la 43enne – chiamata da tutte Mummy – avrebbe anche usato l’escamotage di dare false generalità alle proprie vittime per evitare che, dopo eventuali denunce, si arrivasse immediatamente alla sua individuazione. Nuovi elementi, questi, che sono confluiti nella nuova richiesta di arresto da parte dei pm di Catania, stavolta accolta.

Le indagini, come detto, sono partite dalla testimonianza di una delle vittime di tratta: una minore straniera non accompagnata di origine nigeriana arrivata, insieme ad altri 1.431 migranti di varie nazionalità, al porto di Catania il 14 luglio dello scorso anno. Pat Eghaeva, Madame della minore, avrebbe provato molte volte a mettersi in contatto con la ragazza anche quando questa si trovava all’interno di una struttura protetta. L’intento era quello di fare sulla giovane pressioni per convincerla a lasciare il luogo in cui era ospitata e andare a lavorare alle sue dipendenze. Espletate le formalità di rito, Pat Eghaeva è stata portata alla casa circondariale di Caserta, mentre la coppia di fidanzati è stata condottanel carcere  di Palermo.


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