Il Pd senza vertici e deputati si interroga sulle Politiche «C’è rischio 61-0, negli uninominali non prendiamo nulla»

Un primo, concreto momento di riflessione, dopo il traumatico confronto interno post-regionali che non è stato altro se non uno scambio reciproco di accuse tra soggetti e correnti sulle responsabilità della sconfitta. Il Pd si è riunito oggi, nella sede di palermitana di via Bentivegna, stavolta non per attribuire le colpe di un disastro elettorale che ha stravolto tutti, ma per un vero e proprio momento di verità, trovare un punto di partenza da cui ripartire perché la sconfitta non si ripeta alle nazionali del 4 marzo. Per poterlo fare, via dalla scena i vertici, il segretario regionale Fausto Raciti, i responsabili dell’Assemblea e dell’organizzazione, Giuseppe Bruno e Antonio Rubino, il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo. Nessuno di loro era presente

A voler aprire il dibattito sono stati semplicemente i sindaci, gli amministratori, alcuni iscritti al partito, molti giovani, puntualmente presenti dalle 16 in via Bentivegna, convocati da una schiera di ex parlamentari non rieletti all’Ars, comunque esponenti storici e di spicco del Pd siciliano, che non hanno alcuna intenzione di consegnare alla lotta suicida tra le componenti le sorti del partito nell’isola. E così gli orfiniani Giovanni Panepinto (sindaco di Bivona), Pippo Di Giacomo (ex presidente della commissione Sanità dell’Ars) e l’orlandiano Lillo Speziale hanno convocato l’incontro di oggi, puntando ad accantonare per il momento il mantra delle responsabilità, aprendo invece un discorso più concreto sull’individuazione delle migliori candidature per i collegi uninominali, in modo da mandare via i fantasmi del 61 a zero che aleggiano sulle politiche e arginare l’emorragia di voti, circa 100mila alle ultime regionali, confluiti in parte nella lista I cento passi di Claudio Fava.

Oggi molti esponenti del Pd siciliano hanno provato a indicare una linea, la sensazione però è quella di uno smarrimento complessivo e che si proceda ancora in ordine sparso. «Penso che il segretario nazionale debba prendere saldamente le redini delle candidature nelle sue mani, con azioni equilibrate come sa fare un leader che ha intenzione di vincere queste elezioni, senza complessi di inferiorità e senza lasciarsi condizionare da nessuno di noi», ha detto Di Giacomo. L’idea è quella di «far riguadagnare autorevolezza alla componente di sinistra del Partito e cercare di evitare che diventi dirompente una realtà che cinque anni fa il Pd non aveva: una costola del partito è andata via, ha una candidatura autorevole (Pietro Grasso) e questo potrebbe costarci molto caro. Non individuare una candidatura che possa recuperare, in termini di forza e autorevolezza un voto a sinistra può significare incrementare quello svuotamento delle liste del Pd che è già avvenuto alle Regionali – ha detto ancora Di Giacomo – Quelle sono state le prove generali. Adesso abbiamo la necessità di tenere unito il partito».

«Sembriamo un’assemblea di studenti fuori corso – ha scherzato Panepinto – ma vogliamo dare oggi un’opportunità al partito, quella di non fare errori nei prossimi anni. Il Pd rischia la desertificazione totale, non c’è una classe dirigente che verrà dopo di noi e ne solleverà le sorti, dobbiamo avviare adesso una riflessione». Alla riunione di stasera presenti i sindaci di Erice, Valderice, Campobello di Mazara, gli amministratori e i consiglieri comunali di diversi comuni in provincia di Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Ragusa. A parlare anche l’ex parlamentare nazionale Tonino Russo, secondo cui «la prima cosa da fare è convocare con procedura di urgenza gli organismi dirigenti regionali. Mi stupisco del fatto che a distanza di due mesi dalle elezioni, non sia stato convocato nemmeno un organismo del partito per riorganizzare la linea politica». A poche settimane dalla scadenza per la presentazione dei simboli e delle liste per le elezioni nazionali, insomma, il Pd vuole arrivare preparato, non per la vittoria, ma almeno con un risultato che possa far dimenticare l’esito delle regionali.

Occorre, secondo Russo, «coinvolgere il segretario regionale e chiedere la convocazione di un organismo per la costruzione delle liste partendo dalle esperienze migliori dal punto di vista dei risultati regionali». I vecchi fantasmi però sono riemersi. Per Mario Alloro, ex parlamentare della provincia di Enna, dove il partito da due anni è commissariato, «c’è il rischio del 61 a zero e sappiamo che nei collegi uninominali non prendiamo nulla, né alla Camera né al Senato. Con il proporzionale e i plurinominali prenderemo solo da sei a sette parlamentari. Dobbiamo discutere nei territori delle elezioni». 

Il documento atteso alla fine della riunione è stato sottoscritto dalle diverse anime presenti all’incontro: nessun cenno al ruolo del segretario regionale Fausto Raciti, di cui alcuni esponenti avevano chiesto le dimissioni dopo le Regionali. Visti i tempi strettissimi per le Politiche, l’argomento segreteria sarà discusso in un secondo momento. 


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