Musumeci chiede a Roma poteri per Bellolampo «Bando internazionale per inviare rifiuti dai porti»

«Il problema dei problemi è Bellolampo, siamo a un punto di non ritorno. Fra un mese, se nulla non cambia, buona parte della Sicilia occidentale non avrà più dove conferire i rifiuti». A un mese di distanza dalla sua elezione, Nello Musumeci ha nel nodo rifiuti un problema che non lo fa dormire la notte. «Mi distoglie da tutto il resto», dice. L’incubo è rappresentato dalla saturazione delle discariche. Quella palermitana si trova nella situazione peggiore. Ma anche le altre non se la passano bene. «Di questo passo, a settembre non ci sarà più spazio in nessun impianto», chiarisce il governatore. 

È per questo che Musumeci annuncia di voler chiedere al Consiglio dei ministri «la dichiarazione dello stato di emergenza ambientale per Bellolampo e per intervenire sui Comuni inadempienti sulla differenziata. Per la settima vasca ci vogliono sei/sette mesi ma con i poteri straordinari i tempi si potrebbero accorciare». La sesta vasca dell’impianto palermitano sarebbe infatti già quasi colma. Motivo per cui, nelle scorse settimane, i cancelli della discarica sono rimasti chiusi per decine di Comuni della provincia, precipitati in pochi giorni in piena emergenza. «Bisogna intervenire subito, questa situazione non può essere affrontata con strumenti ordinari».

Il presidente ha chiamato in causa gli ultimi cinque governi regionali, guidati da Capodicasa, Leanza, Cuffaro, Lombardo e Crocetta, colpevoli di non aver agito nonostante il regime di emergenza, che adesso anche lui torna a chiedere. «Parlare di emergenza per una situazione che si trascina da 20 anni, sarebbe fare un torto alla lingua italiana, così ho coniato il termine emergenza strutturata».

La strada da seguire è quella individuata dopo il confronto di queste settimane con tecnici bipartisan: Salvo Cocina, nominato a fine dicembre dirigente generale del dipartimento Rifiuti e in precedenza posto da Crocetta alla guida dell’ufficio speciale per la raccolta differenziata; il professore Aurelio Angelini, che nel recente passato è stato riferimento anche per il Movimento 5 stelle; l’ex dirigente regionale Marco Lupo. Serve trovare uno sbocco quanto più immediato possibile per lo smaltimento dell’indifferenziata: si cerca di aprire più canali, in questa direzione va la richiesta di poteri speciali, ma anche quella al comitato Stato-Regioni per chiedere la disponibilità di conferire i rifiuti oltre lo Stretto. Soluzione adottata recentemente dal Comune di Roma che ha ottenuto il via libera dalla Regione Emilia Romagna. Ma dalla capitale spostare i rifiuti su gomma è più semplice che farli viaggiare dalla Sicilia. Il governatore fa esplicito riferimento a questo caso, ma si chiede: «Noi dove dovremmo mandarli?». Ecco quindi tornare all’orizzonte l’esportazione via maregià avviata in maniera sperimentale dalla discarica della Sicula Trasporti a Lentini. «Siamo preoccupati e anche per questo ho chiesto l’incontro con Gentiloni. Faremo un bando triennale internazionale per il trasporto dei rifiuti fuori dall’isola, la metà di quelli che oggi finiscono in discarica, utilizzando i porti di Palermo, Catania, Messina e Augusta».

Infine serve riformare il sistema delle Società di regolamentazione dei rifiuti, su questo Musumeci è stato chiaro: «Su 18 Srr solo tre sono attive – attacca – basta con enti che giocano col denaro pubblico e non producono risultato. La competenza dei rifiuti deve andare alle Province. Devono esserci nove riferimenti». Così facendo la Regione verrebbe sollevata da ruolo di gestione del rifiuto che la normativa non le consentirebbe. Verranno avviate ispezioni negli ex Ato e individuati nuovi commissari ad acta. «Entro aprile avremo una nuova legge sui rifiuti», promette. 

Musumeci fa quindi qualche conto. «Abbiamo due milioni di metri cubi da conferire. Al giorno in Sicilia vengono portati in discarica cinquemila tonnellate di rifiuti. Se nulla dovesse cambiare, a settembre non avremmo più dove metterli». Sulla differenziata, data al 22 per cento a luglio, precisa che «quei dati non erano veri, perché inferiori. Noi – continua – portiamo in discarica l’80 per cento dei rifiuti, la Lombardia il 4, il Veneto il 10. Sono un centinaio i comuni che superano il 50 per cento di differenziata, ma ne restano altri 290. La cosa più grave è che a non fare la differenziata sono Palermo, Messina e Catania». Coi poteri speciali Musumeci interverrebbe anche sulle tre città metropolitane. 

Infine un passaggio sui termovalorizzatori: «Se in Italia ce ne sono 41 un motivo ci sarà, non li amo ma non sono un integralista. Non immaginiamo nell’immediato la realizzazione dei termovalorizzatori, ma gli ambientalisti riconoscano che ci sarà una parte del 10-15 per cento che deve essere smaltita, e bruciarli produrrebbe anche energia. Ma in questo momento la cosa più importante è inviare meno rifiuti possibili nelle discariche».


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«Se non cambia qualcosa, fra un mese buona parte della Sicilia occidentale non avrà dove conferire», dice il presidente. Si cerca quindi di accelerare l'ampliamento della discarica palermitana. Ma si guarda anche alle sanzioni per i Comuni inadempienti sulla differenziata e alla riforma delle Srr. «I poteri vanno dati alle province»

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