I siciliani non sono poi così insoddisfatti della vita Anche senza svaghi, con pochi soldi e tante code

Capacità di apprezzare le piccole cose o assuefazione al disagio? Difficile stabilire quale sia lo stato d’animo che maggiormente incide nel giudizio che i siciliani – quella parte che ha deciso per scelta o necessità di non partire – danno alla qualità della vita sull’Isola. Affrontando una quotidianità fatta non solo di sole, mare e buona cucina, ma anche di problemi e disservizi più o meno radicati. Stando ai dati raccolti nell’ultimo annuario Istat, e relativi al 2016, il voto che i siciliani danno è un sette meno, una sfumatura più giù rispetto alla media nazionale. Nel Paese, il livello di soddisfazione è tornato a crescere dopo il quadriennio di generale scoramento iniziato nel 2012. Va detto subito che a mantenere la Sicilia vicino alla media nazionale – il 46 per cento degli intervistati ha dato voti tra il 7 e l’8 – sono però le regioni del Meridione, con i campani (6,6 il voto) che risultano i meno soddisfatti, un punto in meno dei residenti in Trentino Alto Adige.

Scorrendo gli indici presi in esame, il giudizio dei siciliani potrebbe sembrare fin troppo generoso. Se si guarda per esempio alle condizioni economiche, il 18,7 per cento degli abitanti si dichiara per niente soddisfatto (dato più alto dopo la Sardegna), mentre il 34,8 opta per poco soddisfatto. Sommando le due voci, la percentuale di persone che ritengono di non vivere in condizioni economiche soddisfacenti sale al 60,8; oltre 13 punti in più rispetto alla media nazionale (47,7 per cento). Uno scarto più ridotto si registra per quanto riguarda le condizioni di salute: il 77,5 per cento si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, rispetto all’81,2 per cento a livello nazionale. Le cose vanno meglio quando in gioco c’è la famiglia: è contento delle proprie relazioni il 90,1 per cento dei siciliani (il 57,6 si ferma ad abbastanza soddisfatto), dato perfettamente in linea con la media del Paese. Discorso pressapoco simile per quanto concerne le amicizie: 81,2 contro 82,8, il confronto tra le percentuali. La forbice torna a essere più ampia nei campi – la stragrande maggioranza – condizionati dalle possibilità finanziarie. Nel 2016, la Sicilia è risultata la regione d’Italia in cui le famiglie hanno più giudicato peggiorata la propria situazione economica rispetto all’anno precedente. A pensarla così è stato il 43,9 per cento dei nuclei intervistati. Fatto questo che preoccupa se si considera che la Sicilia vanta un altro primato in negativo: oltre una famiglia su due ha ritenuto le risorse economiche insufficienti o scarse. Nonostante ciò, come nel resto del Paese, la spesa mensile della famiglie nel 2016 è aumentata di circa 50 euro rispetto ai dodici mesi precedenti, anche se si spende meno per ristorazione, trasporti e comunicazioni.

L’Isola resta, inoltre, tra le regioni con più disservizi percepiti. Per fare due esempi, il 60,9 per cento dei siciliani ha dichiarato di avere avuto difficoltà a raggiungere i pronto soccorsi, rispetto a una media nazionale del 55,5 per cento; mentre il 45 per cento considera non alla propria portata l’ubicazione degli uffici comunali (34,1 la media nazionale). E per chi ci arriva spesso c’è da attendere: la Sicilia vanta infatti la medaglia d’argento per quanto riguarda le code all’Anagrafe. Ciò che però più colpisce è la scarsa voglia di essere parte attiva della società: il 41,9 non parla mai di politica (fanno peggio solo campani e calabri). A incidere, ancora prima che la sfiducia (33,8%), è il disinteresse. Ad ammetterlo è stato il 60,7 per cento degli intervistati. Le cose non vanno meglio allargando lo sguardo al resto dell’informazione: soltanto il 30,6 per cento (43,9 la media nazionale) ha letto almeno una volta a settimana un quotidiano (peggio solo la Basilicata con il 29,7%), mentre i numeri scendono ulteriormente per quanto riguarda i libri: nel 2016, ad averne letto almeno uno è stato poco più di un siciliano su quattro, a fronte di una media nazionale non eccezionale ma comunque capace di superare il 40 per cento. 

A suscitare meno interesse – rispetto a quanto accade in quasi tutte le altre regioni italiane – sono tuttavia quasi tutti gli svaghi: il 51,3 per cento dei siciliani ha detto di non essere andato al cinema neanche una volta, mentre ha visto una mostra o un museo soltanto il 19,7 per cento (media nazionale del 31,1). Si salvano le discoteche, che hanno attirato il 22,3 per cento del campione, tre punti in più rispetto alla media. E se il digital divide sembra essere un fatto soprattutto siciliano – prima regione per mancato uso del computer (53,1%) e seconda, dopo la Calabria, per numero di quanti non usano internet (43,7%) -, pure lo sport non riscuote successi: il 58,4 per cento dei siciliani non pratica alcuna attività. Cifra lontana dal 39,2 a livello nazionale.

Questa la fotografia di una terra in cui quasi una persona su tre (29,5%), nell’arco di un intero anno, non ha fruito di alcun intrattenimento o spettacolo fuori casa né ha letto libri o quotidiani. Ma dove tuttavia pare non si viva così male.


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