Rassegnazione da Micari, Orlando e Faraone attaccano «Hanno pesato Crocetta disastroso e sinistra egoista»

C’è aria di rassegnazione al comitato elettorale di Fabrizio Micari a Palermo. Il quadro che si delinea dai risultati provvisori consegna una sonora sconfitta al candidato del centrosinistra solo terzo, staccato dal centrodestra e dal M5s. Nella sede in via Libertà, a pochi passi dal Teatro Politeama, il rettore dell’ateneo palermitano è presente di buon mattino, si mostra sereno anche se non rilascia dichiarazioni: al momento è impegnato in una riunione con il proprio staff mentre la conferenza stampa, prima annunciata alle 10, è slittata alle 15.30. Oltre ai giornalisti, l’unico esponente di coalizione a farsi vedere e a non sottrarsi alle domande è il sindaco Leoluca Orlando che offre una personale chiave di lettura del risultato elettorale.

«Su questa esperienza ha pesato come un macigno il disastroso e fallimentare governo Crocetta e l’atteggiamento di alcuni dirigenti del Pd legati troppo a questo esecutivo confermatosi una calamità istituzionale». Per il primo cittadino, anche la decisione del presidente del Senato Pietro Grasso, rispetto alla proposta che gli era stata fatta di candidarsi per le regionali, «è la conferma dell’inadeguatezza di settori del Pd. E ha pesato come un macigno l’egoismo della sinistra, di Mdp, che hanno contraddetto il modello Palermo allo scopo di pesarsi nazionalmente, facendo pagare ai siciliani l’intenzione di danneggiare Renzi ai siciliani».

Orlando si dice orgoglioso di avere promosso la candidatura di Micari e di averla sostenuta, ma per il primo cittadino serviva realizzare il campo largo accanto a un candidato credibile: «Quest’ultimo c’era, ma non il campo largo, e su questo occorre interrogarsi. La sinistra non può continuare imperterrita su scelte minoritarie che lasciano campo a soluzioni clientelari». Un risultato che per Orlando, ribadisce, deriva «dall’egoismo fazioso di una sinistra che si è tirata fuori da questa competizione rischiando di consegnare la Sicilia al M5s, che non si è mai dimostrato capace di governare, e dall’altra parte a un’alleanza tra clientelismo e razzismo che mi auguro non travolga il suo candidato Musumeci».

Verso le 12 arriva anche Davide Faraone che, senza giri di parole, ammette la sconfitta seppur scaricando in buona parte le responsabilità sulla sinistra rea di aver corso da sola: «Il dato è oggettivamente di una sconfitta, e in questa sconfitta c’è tanto della volontà di alcune forze politiche di rompere un’unità che invece ci avrebbe visto assolutamente competitivi». Per il braccio destro di Renzi, infatti, a pesare è stato il voto disgiunto e in maniera «abbastanza inquietante». In pratica, tanti elettori in queste elezioni hanno visto una polarizzazione fra Musumeci e Cancelleri e hanno deciso di votare l’uno o l’altro: «Questo si è determinato perché non siamo apparsi credibili e vincenti proprio perché divisi – prosegue – Credo che da questo punto di vista la candidatura di Fava, che ha avuto come unico obiettivo quello di danneggiare il Pd e il centrosinistra, ha manifestato tutti i suoi limiti. Tutti coloro che continuano a vedere in Renzi il nemico – conclude – non si rendono conto che favoriscono Salvini e dall’altro i populisti del M5s».

Ancora più duro è il segretario regionale del Pd Fausto Raciti, per il quale «la sfida gentile ha perso le elezioni. È scattato un meccanismo di polarizzazione del voto, come sembra emergere dalla distanza che c’e’ tra la coalizione e il candidato presidente che ha favorito Musumeci e Cancelleri che evidentemente sono stati percepiti come le due vere alternative in campo. Per noi c’è da riflettere, questo è fuori discussione. Aspettando i dati reali, che spero avremo nel primo pomeriggio, non possiamo che riconoscere una sconfitta vera».


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