Le difficoltà dei candidati ad affrontare le piazze Strategia dei piccoli eventi vs bagni di folla M5s

La sera del 24 ottobre di cinque anni fa piazza Università, a Catania, era piena. Lo era anche il 31 gennaio del 2013, nonostante il freddo. Sabato scorso Beppe Grillo si è ripetuto per la terza volta. Il comico genovese è di casa nella piazza per eccellenza della politica etnea, lì dove, durante la Prima Repubblica, tenevano comizi De Gasperi e Togliatti, Almirante e Berlinguer. Il leader del Movimento 5 stelle è l’unico, negli ultimi anni, a salire su quel palco, ottenendo sempre il sold out. Eppure nei due precedenti citati, le Regionali del 2012 e le Politiche dell’anno dopo, i bagni di folla non sono bastati a vincere. È quanto ricorda, ad esempio, il catanese Ruggero Razza, uno dei fedelissimi di Nello Musumeci. «Veniamo da una storia che riconosce il valore della piazza – scrive, postando la foto del comizio di Grillo del 2012 – ma di sola piazza non si vince. Un ricordo (dimenticato dai giornalisti locali)? Ecco la piazza di cinque anni fa… e la valanga si fermò al 15 per cento. Noi parliamo alla maggioranza silenziosa e con la forza di una coalizione coesa, aspettiamo il prossimo lunedì».

Nonostante il tentativo di analizzare con lucidità le immagini di sabato, di fronte all’accoglienza che Catania, roccaforte di Musumeci, ha riservato a Grillo, qualche malumore nella base dei militanti del centrodestra sarebbe circolato. Perché quello che è considerato «un animale da piazza» come Musumeci non osa altrettanto? Perché limitarsi a eventi elettorali circoscritti, o a piazze più piccole e meno solenni, come capitato proprio sabato sera a Lentini, dove il comizio del candidato del centrodestra ha riscontrato un’ottima affluenza? Più che veri e propri mal di pancia, forse la voglia di gareggiare alla pari, senza nascondersi. Desiderio che verrà probabilmente esaudito nell’ultimo giorno di campagna elettorale che Musumeci trascorrerà nella sua provincia, Catania. 

Secondo Rossana Sampugnaro, docente di Sociologia dei fenomeni politici all’università di Catania, la preferenza di quasi tutti i candidati per i piccoli eventi, nasce da una precisa strategia. «Quella di incontrare piccoli segmenti omogenei di elettorato a cui inviare un messaggio è una tendenza nazionale – spiega -. Contesti specializzati, associazioni di categoria, presentazioni di libri, in questi ambienti i candidati riescono a gestirsi meglio, possono stringere la mano direttamente a 50 persone che diventeranno degli influencer. È chiaro che questo nasce anche dalla difficoltà di riempire luoghi ampi. Pensiamo al Pd: fa fatica a riempire pure la sale in questa campagna elettorale, anche perché non esiste una linea comune tra i candidati all’Ars, alcuni stanno portando avanti campagne molto intense, penso a Sammartino a Catania o Marziano a Siracusa, ma alla base ci sono correnti, visioni della politica e della comunicazione politica molto diverse. Altra cosa sono i Cinque stelle». Per Sampugnaro la capacità dei grillini di mobilitare ancora migliaia di persone a un evento, nasce «da una campagna corale, in cui i candidati si presentano spesso insieme. Un aspetto che prima apparteneva ai partiti della sinistra. Però – precisa – il comizio suscita l’attenzione o di chi ha già deciso di votare per te, o dei curiosi. E sono ancora tante le persone curiose di ascoltare Grillo che conserva una componente di show». 

Anche a sinistra nessuno sottovaluta la prova di forza del comico genovese. «Io non credo più all’attrazione data dal comico Grillo – analizza un deputato del centrosinistra, impegnato nella campagna elettorale – lui conferisce ai candidati del Movimento un marchio di riconoscibilità rispetto agli altri. È la percezione di essere diversi che mobilita la piazza, non la componente dello show comico». A differenza di cinque anni fa, quando il comizio di piazza Università arrivò nei giorni immediatamente precedenti alla chiusura della campagna elettorale, stavolta il Movimento 5 stelle ha scelto Catania con una settimana di anticipo. «Una scelta precisa – si riflette ancora tra i dem – che serve per aprire alla grande l’ultima settimana, dare agli elettori la percezione che sono a un passo dalla vittoria, che serve l’ultimo sforzo per vincere il testa a testa. Altrimenti l’avrebbero fatto all’ultimo giorno. Loro per farcela devono sfondare nell’opinione pubblica». 


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