Lavoro, a confronto i quattro candidati alla presidenza Precari, formazione, povertà e occupazione giovanile

Prosegue il viaggio di Meridionews dentro i contenuti della campagna elettorale. Il focus di quest’ultima settimana di settembre entra nel vivo dei temi connessi al lavoro, alle misure di prevenzione alla povertà e alle politiche in favore dell’occupazione giovanile. Il reddito di cittadinanza è il cavallo di battaglia, da sempre, del Movimento 5 stelle guidato da Giancarlo Cancelleri. Misura che invece Fabrizio Micari e Nello Musumeci temono possa trasformarsi in una forma di assistenzialismo. Il candidato del centrodestra immagina inoltre i forestali impiegati anche nella manutenzione di spiagge e aree verdi, mentre il rettore sostenuto dal centrosinistra punterebbe sul sostegno alle imprese per far ripartire l’occupazione giovanile. Per Claudio Fava, invece, bisogna ripartire dall’efficienza della macchina amministrativa: dalle sacche di sprechi fino a una corretta programmazione per accedere ai fondi comunitari.

Forestali, formazione, enti locali: il prossimo governo dovrà necessariamente fare i conti col tema dei precari. Come?

GIANCARLO CANCELLERI
Bisogna restituire dignità alle persone, ostaggio per decenni di metodi e mentalità sbagliati. Il Movimento non ha alcuna intenzione di fare macelleria sociale, né mantenere le persone nel precariato. Per i forestali, va garantita la continuità finanziaria per gli interventi di manutenzione e prevenzione antincendio. Per il lungo periodo, invece, pensiamo al passaggio a tempo pieno degli operai, che per motivi di carattere finanziario non potrà riguardare tutti: sarà necessario un piano di prepensionamenti almeno quinquennale. Per la formazione, serve un riordino strutturale dell’intero sistema. Fra le azioni prevediamo l’istituzione dei Poli formativi tecnico-professionali, l’istituzione del Catalogo regionale dell’offerta formativa, istituzione dell’Elenco regionale ad esaurimento del personale della formazione distinto in sezione erogazione e sezione amministrativa. Gli Enti accreditati potranno attingere ai lavoratori iscritti nell’elenco. E infine, per i precari, è necessaria l’applicazione della normativa nazionale, per garantire norme chiare e che diano serenità ai lavoratori.

CLAUDIO FAVA
Nelle politiche del lavoro l’obiettivo di qualsiasi buon politico e amministratore è di assumere lavoratori pubblici dove serve, premiando il merito e non le clientele; e di far incontrare domanda e offerta di lavoro qualificato con la formazione professionale, svolta in modo trasparente e ragionato. I danari per la politica sociale in Sicilia, nel complesso, sono consistenti, pur se insufficienti su alcuni versanti. Quello che manca è un uso equo, trasparente, intelligente e mirato delle risorse. Da questo punto di vista, i livelli di povertà della Sicilia sono ancora meno tollerabili perché derivano dallo spreco. Nella formazione professionale, occorrono attenta valutazione dei bisogni, rilevazione delle tendenze e qualità degli interventi. Guardia alta sui soggetti gestori e sull’uso del denaro pubblico: la scottatura del caso Genovese è ancora calda.

FABRIZIO MICARI
Per quel che riguarda i forestali, ferma restando la loro utilità, è necessaria una profonda riorganizzazione del loro lavoro e delle loro mansioni: questa sarà certamente una delle prime questioni che il mio governo affronterà. Sui precari degli enti locali, molti di loro sono in servizio da diversi anni e credo che la stabilizzazione sia una richiesta legittima. Grazie anche all’approvazione delle recenti normative e alla disponibilità delle risorse necessarie, sono convinto che si possa procedere – d’intesa con il governo nazionale – a compiere quell’ultimo passo necessario ad assicurare certezze a questa categoria che è spesso fondamentale per il funzionamento degli enti locali. La Formazione professionale merita un discorso a parte: in questi anni è stato fatto un lavoro importante, sono state cancellate alcune storture del passato. Ma anche qui è necessario rivedere il sistema della Formazione, ridefinire i compiti e formare figure professionali realmente collegate alle esigenze del mercato del lavoro e ai settori maggiormente caratterizzanti l’economia siciliana. In tal modo, peraltro, sarà possibile garantire stabilità ai precari del settore.

NELLO MUSUMECI
Serve un patto di ferro fra governo regionale e centrale. Se troviamo l’intesa con Roma, i forestali (è ingeneroso continuare a chiamarli così) li troveremo anche a curare le spiagge, i corsi d’acqua, le aree a verde urbane e stradali. È una forza lavoro che va motivata e riqualificata. Quanto alla formazione dobbiamo voltare pagina. I formatori vanno tutelati e valorizzati, occorre creare una struttura regionale snella per restituire il sistema formativo alla sua naturale funzione dopo il massacro messo in atto da Crocetta e dal Pd.

In Sicilia poco meno del 40 per cento delle famiglie vive al limite della soglia di povertà. Quali strumenti immagina per sostenere chi si trova in questa condizione e come cambiare il trend negativo?

GIANCARLO CANCELLERI
Avvieremo delle politiche a sostegno delle imprese, quindi accesso al credito agevolato attraverso un Istituto Regionale per gli Investimenti unico; avvieremo una task force per la sburocratizzazione. Turismo, agricoltura, pesca, energia, la Sicilia ha tante potenzialità. Non meno importanti, infine, saranno le Politiche sociali rivolte ai lavoratori e alle lavoratrici come ad esempio, la conciliazione casa-lavoro attraverso strumenti quali l’incentivazione dei nidi familiari e dei nidi aziendali. E quindi, lotta alla povertà grazie all’introduzione nell’ordinamento della Regione Siciliana del reddito di cittadinanza, quale strumento finalizzato a garantire un’esistenza libera e dignitosa a tutte le numerose famiglie che rientrano nei parametri di povertà assoluta. Si propone, dunque, di avviare uno studio mirato sulla Sicilia al fine di dare il via ad un progetto sperimentale ad integrazione degli interventi statali in materia.

CLAUDIO FAVA
Questa condizione sociale può diventare esplosiva e la Regione deve fare la sua parte. Per esempio, spendere meglio e più rapidamente i soldi del Fondo Sviluppo e Coesione stanziati dal Cipe. Occorre dare efficace attuazione al Patto per la Sicilia (che in totale conta sette miliardi e mezzo), che invece è in larga parte inattuato. Vanno privilegiati gli interventi per le opere infrastrutturali e l’edilizia pubblica, soprattutto scolastica. E poi penso alla condizione dei trasporti, bestia nera dei pendolari (e dei turisti). Quanto lavoro si potrebbe dare, no? I Comuni siano aiutati a dotarsi di uffici tecnici che possano fare progettazione seria per attingere ai fondi strutturali comunitari e nazionali. Il settore edilizio deve abbandonare le nuove costruzioni e il consumo di suolo e rivolgersi alla riqualificazione urbana e alla ristrutturazione del patrimonio esistente. Fondamentale è la manutenzione del territorio e la prevenzione delle calamità, come gli incendi. Quel poco di ripresa che c’è in Sicilia è dovuto agli esercenti e al turismo: il settore deve essere liberato dal giogo mafioso, in termini sia di ricatto estorsivo sia di sleale concorrenza delle aziende gestite dai prestanome.

FABRIZIO MICARI
Non ho certamente dubbi sull’applicazione della normativa nazionale sul reddito d’inclusione. Sono invece contrario alla proposta del reddito di cittadinanza: questo significherebbe solo creare nuove sacche di assistenzialismo e di precariato, se pure chiamate in un altro modo. L’unica strada per affrontare il tema della povertà è rimettere in cammino l’economia e liberare risorse da mettere a disposizione di chi ne ha realmente bisogno, per sostenere il welfare e le necessità primarie che devono essere garantite ad ogni siciliano.

NELLO MUSUMECI
È un dato drammaticamente reale a cui, purtroppo, dobbiamo associare quello del processo di desertificazione del Mezzogiorno. Favorire le politiche sociali, aiutando chi è in difficoltà, non basta più. Penso a una Regione in grado di essere motore dello sviluppo attraverso una manovra anticiclica che possa mettere assieme le risorse interne, quelle comunitarie e quelle nazionali. Quindi, più che al reddito di cittadinanza di cui parla tanto qualcuno, serve una economia sana capace di garantire lavoro, altrimenti diventa tutto assistenzialismo.


Quello della disoccupazione giovanile è uno dei temi maggiormente affrontati finora in campagna elettorale. Un governo da lei guidato quali strumenti metterebbe in atto per invertire questa tendenza?

GIANCARLO CANCELLERI
Punteremo tantissimo sulle politiche giovanili e l’innovazione, dobbiamo scommettere sui giovani, il nostro presente, non il futuro. Realizzeremo una struttura regionale dedicata che si occupi in modo specifico delle politiche per i giovani. Abbiamo già pronto anche un pacchetto di misure, tra queste: concorsi di idee e progettazione per la Rigenerazione Urbana, innovazione e inclusione sociale. Una misura, quest’ultima, già sperimentata con il progetto boom Polmoni Urbani, finanziato attraverso le restituzioni di parte dei nostri stipendi. E poi, piccoli finanziamenti a fondo perduto (mini-grant) per permettere alle startup innovative di validare e proteggere il proprio progetto di business. E quindi, l’individuazione di immobili di proprietà regionale in disuso o sottoutilizzati (es. biblioteche), al fine di consentirne l’utilizzo per la realizzazione di makerspace, incubatori di impresa, spazi coworking a costo agevolato e idee progettuali.

CLAUDIO FAVA
Sia chiaro, nessuna politica pubblica è possibile o efficace se l’ambiente è inquinato dal crimine e dall’illegalità diffusa. La Sicilia non è un inferno invivibile, ha risorse morali vivaci, ma deve proseguire con più determinazione sulla strada della bonifica amministrativa e della lotta alla mafia. Bisogna cambiare visione e guardare al futuro. La destra si attarda sulla sussidiarietà, per cui in economia lo sviluppo salirebbe dal basso verso l’alto. Non è mai stato così, tanto meno in Sicilia. La mano pubblica deve stabilire priorità sulla base dell’interesse pubblico e non in funzione delle consorterie di potere; organizzare capitali e operatori, secondo trasparenza e con controlli di gestione, collaudi veri e valutazione d’impatto; attrarre investimenti bonificando l’ambiente da mafiosi e corrotti e facendo largo ai nostri nativi digitali, entusiasti, competenti, che hanno fatto l’Erasmus e parlano le lingue. In Sicilia vivono 315mila giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e che non hanno né cercano lavoro. Occorrono politiche assunzionali. Negli enti regionali, occorrono superamento del blocco del turn over, programmazione certa nei tempi e razionale nelle quantità; intransigente correttezza nelle procedure di concorso.

FABRIZIO MICARI
Conosco bene i giovani, le loro speranze, le loro aspettative e le loro contraddizioni. La disoccupazione giovanile si combatte in un solo modo: creando lavoro vero. E per creare lavoro vero si devono mettere gli imprenditori nelle condizioni di investire e sviluppare le loro aziende. Al tempo stesso i giovani devono essere formati e indirizzati, fin dal loro ingresso nel mondo della scuola e delle università, nella direzione delle reali esigenze del nostro tessuto produttivo. In Sicilia ci sono potenzialità enormi: penso al turismo, ai beni culturali, all’agricoltura, all’artigianato. Questi settori devono essere aiutati a crescere e al tempo stesso la nostra formazione, intesa come formazione a 360 gradi, deve essere connessa alle reali richieste del mercato del lavoro.

NELLO MUSUMECI
I giovani vanno accompagnati verso l’autoimprenditorialità o al lavoro dipendente attraverso orientamenti e apprendistato. Oggi è l’impresa la ricchezza non più il danaro pubblico. Se le aziende tornano a investire e ad assumere si innesca un meccanismo virtuoso e si restituisce speranza a chi vuole mettere a profitto le proprie braccia e il proprio titolo di studio. In Sicilia c’è chi sui sogni dei giovani ha costruito intere carriere politiche. È un crimine contro l’umanità.


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