Levanzo magico set del film Sette Giorni Due amanti ritrovano le emozioni perdute

Acque limpide e turchesi, scogli frastagliati e scoscesi, piccole case bianche, viottoli sterrati, vegetazione selvaggia. Tutt’intorno, silenzio e calma. Un luogo incontaminato e primordiale dove i ritmi degli abitanti si incontrano con quelli della natura. È questa
l’isola di Levanzo che fa da sfondo al film Sette Giorni del regista italo-svizzero Rolando Colla. La pellicola in tour nelle sale italiane, distribuita da Solaria Film – Movimento Film in collaborazione con Lo Scrittoio, sarà proiettata stasera, 12 settembre, alle 21.45 nel nuovo cinema all’aperto nell’Arena Cava Sant’Anna a Favignana.

I due protagonisti, Ivan (Bruno Todeschini), un botanico francese cinquantenne e Chiara (Alessia Barela), una costumista, si incontrano e s’innamorano sull’isola di Levanzo durante i preparativi del matrimonio del fratello di lui, Richard (Marc Barbè), con la migliore amica di lei, Francesca (Linda Olsansky). Entrambi, fin dal primo incontro, provano un’attrazione irresistibile ma, per motivi diversi, non vogliono cedere al desiderio. Chiara non vuole mettere a repentaglio il suo matrimonio e Ivan non crede più nell’amore perché è rimasto deluso dalla sua ultima relazione. Malgrado le paure e le diffidenze iniziali, i due, che non riescono a sfuggire alla passione, decidono di vivere il loro amore nei sette giorni che precedono la cerimonia e l’arrivo degli ospiti, tra i quali c’è Stefano, il marito di Chiara. Sulla piccola isola, i due amanti ritrovano sentimenti a lungo repressi ed emozioni perdute.

«Levanzo – racconta
Alessia Barela – è stata scelta dal regista perché era l’unica, tra tutte le altre isole visitate, a rappresentare il senso di isolamento e solitudine che cercava per il film. Il posto perfetto per spingere i personaggi verso bisogni primari, in una ricerca interiore alla scoperta di se stessi». Per dodici settimane, gli attori e la troupe sono stati costretti a vivere relegati in un luogo dove, confessa l’attrice, «non ci sono auto, né servizi, né inquinamento acustico». Ma riconosce «questa condizione claustrofobica mi è servita per fare un lavoro introspettivo sul mio personaggio».

Sette giorni è anche un film che descrive la sensualità di due corpi che si esplorano. Attraverso l’intimità fisica che tocca le loro anime, Ivan capisce che non può più fare a meno di Chiara e lei ritrova la sua passionalità. «Chiara – afferma l’attrice – è una donna istintiva e carnale che ha soffocato e messo da parte la sua sensualità sposando un uomo molto più grande di lei con il quale ha instaurato un rapporto quasi paterno e di gratitudine». Per le scene di nudo tra Ivan e Chiara, la protagonista svela un aneddoto divertente che li ha aiutati a superare l’imbarazzo reciproco. «Per sdrammatizzare, Bruno improvvisava simpatici balletti in accappatoio sulle note di Lucio Dalla Attenti al lupo».

Non si può parlare di
Sette giorni senza soffermarsi sul legame tra gli abitanti e Levanzo, la cui etimologia è riconducibile a un fatto curioso. «Il nome – spiega Edoardo, conduttore e noleggiatore di barche dell’agenzia Egadi Snorkeling – deriva da un marchingegno utilizzato un tempo dai marinai per il rifornimento idrico dell’isola, consistente in una leva per tirare su e senza fatica, l’acqua dal pozzo. Da qui, leva in su, Levanzu e infine Levanzo». Sono passati parecchi anni da quando l’allora diciasettenne Edoardo, originario di Roma, mise piede per la prima volta sull’isola insieme alla famiglia. «Qui, – dice – ho conosciuto mia moglie».

Pescatore fino a quindici anni fa, adesso
organizza escursioni per i turisti e noleggia barche. In Sette Giorni ha collaborato con la troupe per le scene subacquee e dell’isola. «Adoro questo lavoro perché mi permette di conoscere sempre gente nuova e mi piace l’idea di fare divertire i visitatori. Levanzo mi è entrata nel cuore e non la cambierei per nessun altro posto al mondo». 


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