Micari incontra Ciancio, l’attacco di Claudio Fava Pd: «Solo un’intervista, non era incontro privato»

«Il caffè con Ciancio? C’è stato, ma è stata un’intervista normalissima, nel corso della quale c’è stato offerto da bere». Usa queste parole il vicesegretario regionale del Partito democratico, Francesco Marano, per smorzare la polemica seguita all’incontro tra il proprietario del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, e il candidato alla presidenza della Regione Fabrizio Micari

Ad attaccare la scelta di Micari è stato, ieri, il candidato della sinistra Claudio Fava, con un post su Facebook dove ha sottolineato che «la prima uscita elettorale del candidato presidente Fabrizio Micari in Sicilia non è stata con studenti, precari o cittadini arrabbiati ma nello studio privato di Mario Ciancio». Fava è andato oltre definendo il gesto del rettore di Palermo un «omaggio al potente editore catanese». A dispetto, in sostanza, della promessa di novità fatta da Matteo Renzi in persona, il giorno prima a Taormina.

Nel corso degli anni, i colloqui dell’editore – il più delle volte sotto forma di incontri nel proprio ufficio – con candidati e politici di primo piano a livello locale, regionale ma anche nazionale hanno suscitato diverse polemiche, da parte di chi ha visto nell’operato di Ciancio più di un’ingerenza. Tanto a livello politico quanto nei principali settori economici del territorio.

E se fino a pochi mesi fa le critiche hanno avuto al centro le scelte editoriali del giornale – come nel caso della mancata pubblicazione del necrologio per Beppe Montana o la comparsa della lettera di Vincenzo Santapaola senza alcuna mediazione – da giugno in ballo c’è il processo a cui Ciancio sarà sottoposto a partire dalla prossima primavera. Giudizio nel quale l’editore dovrà rispondere dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

Tali riflessioni, tuttavia, sembrano avere una valenza secondaria nel Partito democratico. E così, mentre Micari ha preferito non rispondere a MeridioNews rinviando il possibile chiarimento nel corso della conferenza stampa che terrà domani a Palermo alla presenza del ministro Claudio De Vincenti, a parlare è il vicesegretario del partito. «Le grane giudiziarie di Ciancio saranno discusse in Tribunale – commenta Marano -. Quella di ieri è stata soltanto un’intervista concessa al principale quotidiano della zona. Un gesto che trovo normalissimo e privo di qualsiasi significato secondario».

Per Marano, che era presente all’incontro, la presenza di Ciancio sarebbe stata una scelta dettata dalla volontà di fare gli onori di casa. «A fare le interviste erano quattro giornalisti, non si è trattato certo di un colloquio privato tra Micari e l’editore». Ed è in tale ottica che dunque avrebbe poco senso soffermarsi sul fatto che Ciancio non sia più direttore unico del giornale, dopo avere fatto posto al figlio Domenico. «Ripeto, mi sembra una polemica che non ha senso di esistere», aggiunge Marano. Che infine sottolinea come la propria presenza fosse «in veste di vicesegretario del Pd» e non di rappresentante dell’amministrazione comunale catanese, all’interno della quale svolge il ruolo di braccio destro del primo cittadino Enzo Bianco. Con quest’ultimo finito al centro di una polemica, nel 2015, per una serie di intercettazioni in cui dialogava proprio con Ciancio.


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Ad attaccare il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione è stato Claudio Fava, che ha parlato di «omaggio a un uomo potente». Specialmente dopo che Ciancio è stato rinviato a giudizio con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e ha dato spazio al figlio affiancandolo alla direzione del giornale

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