Licata: sfiduciato Cambiano, il sindaco antiabusivismo «Ricordo visita Alfano, ora suoi consiglieri mi cacciano»

«Ringrazio quanti hanno creduto in me e mi hanno sostenuto in questi due anni, ma quanto accaduto dimostra che la politica delle promesse e dei tornacontismi alla fine resta sempre in piedi. Da giovane licatese questo è quanto mi amareggia di più».

È il commiato di Angelo Cambiano dai licatesi. Pochi minuti prima delle 23 di mercoledì 9 agosto, infatti, 21 consiglieri comunali hanno votato la sfiducia, cacciando il primo cittadino, ma anche se stessi. Decade, infatti, anche il consiglio comunale. Da stamani, e fino a quando il governatore Crocetta non avrà nominato un commissario, sarà il vice sindaco Daniele Vecchio a reggere le sorti del Comune, ma solo per gli atti indifferibili.

Cambiano va a casa appena due anni dopo l’elezione e per Licata si tratta della seconda legislatura consecutiva che si chiude con largo anticipo rispetto alla scadenza naturale. La mozione di sfiducia era stata presentata da 16 consiglieri comunali lo scorso 26 di luglio, ed in aula a questi si sono aggiunti altri quattro componenti l’assise, oltre alla presidente del consiglio comunale Carmelinda Callea.

Il web non ha digerito la cacciata di Cambiano, tanto che nei confronti dell’ormai ex sindaco si è registrata una vera e propria valanga di post di solidarietà sui social network. Però il rapporto tra Cambiano e l’opposizione consiliare era incrinato da tempo. Diversi esponenti della minoranza avevano annunciato di voler presentare, non appena la legge lo avrebbe consentito, la sfiducia. La mozione a Cambiano, infatti, è arrivata non appena è stato possibile, al termine dei primi due anni di mandato.

Il dibattito in aula, durato quattro ore, è stato incandescente. L’ormai ex sindaco, annunciando l’intenzione di impugnarla, ha accusato i firmatari di «avere presentato una mozione di sfiducia priva di contenuti, evidenziando problemi non reali». A tenere banco rimane la questione delle demolizioni degli immobili abusivi che ha caratterizzato tutta la sindacatura Cambiano. Sono già 70 le villette al mare, illegali, demolite dal Comune dal 20 aprile dello scorso anno, e nel frattempo il sindaco ha subito due attentati e (così come l’ingegnere capo del Comune Vincenzo Ortega) da molti mesi vive sotto scorta.

«Siete o no coinvolti – ha chiesto ieri sera Cambiano rivolgendosi ai consiglieri comunali di opposizione – in vicende di abusivismo edilizio? Se lo siete ditelo chiaramente ai cittadini». C’è stato un coro di no da parte dell’opposizione consiliare. «Sin dall’inizio diciamo – ha replicato il consigliere comunale Angelo Vincenti, uno dei firmatari della mozione di sfiducia – che la legge va rispettata e non si poteva non demolire gli abusi, ma il sindaco ha sbagliato. Dai media nazionali la nostra città è stata descritta come una terra di delinquenti, con un solo uomo che si batte per la legalità».

«Sono amareggiato dalla politica e dalla sua falsità alla ricerca solo del consenso – ha commentato il sindaco a Radio Capital all’indomani della sua cacciata -. La mia non è stata una scelta politica quella di demolire immobili. Ci sono delle sentenze della magistratura che lo hanno decretato e le sentenze vanno rispettate. Mi rimbombano le parole del ministro Alfano che da capo del Viminale venne a Licata, c’ha messo la faccia è vero, quando disse: “È finito il tempo della politica che coccola gli abusivi”. Ieri però i consiglieri comunali di Alternativa Popolare hanno votato la sfiducia. Licata però non è una città di delinquenti – sostiene Cambiano – È stata solo troppo in silenzio ad aspettare di vedere cosa poteva accadere. E ora, il mentore della mia sfiducia Carmelo, che ha annunciato la sua candidatura all’Ars alle prossime elezioni regionali con l’Udc, potrà strizzare l’occhio agli abusivi. Ho 36 anni, sono padre da 9 mesi, sono abituato alla paura, vivo sotto scorta. Per ora dalla prefettura non ho sentito nessuno. Vorrei riappropriarmi solo della mia vita».

Per Legambiente Sicilia «la mozione di sfiducia al sindaco Cambiano è una delle pagine più tristi e brutte della democrazia italiana. La politica siciliana ha scritto un’altra pagina di vergogna, perché non ha saputo difendere un uomo delle istituzioni che ha fatto solo il suo dovere».

Ora, per la seconda volta in tre anni, per Licata si apre una gestione commissariale che non durerà meno di dieci mesi. I licatesi, infatti, non potranno tornare alle urne per eleggere un nuovo sindaco prima del mese di giugno del 2018.


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