Elezioni a Niscemi, l’architetto Liardo si candida «La nostra lista è l’unica civica, senza riciclati»

È un battagliero architetto l’insegnante della scuola media Verga, Alberto Liardo, sostenuto dalla lista civica Rinascita. «La nostra – dice Liardo – è una vera lista civica a differenza di tutte le altre, senza politici riciclati. Ci stiamo presentando con una forza nuova, non abbiamo grossi nomi però iniziamo a fare paura perché siamo liberi dai condizionamenti dei partiti». Con lui ci sono assessori designati Rosa Alma e Simona Maria Pepi. Mafia, Muos, acqua, agricoltura ed ospedale sono i cinque temi oggetto delle nostre domande.

Architetto Liardo, dove parte il contrasto alla mafia quando si scende in politica?
«Per evitare gli inciuci con la mafia, che sono poteri forti che noi non conosciamo, abbiamo fatto una lista da cui abbiamo escluso persone di dubbia provenienza. Siamo sedici candidati tutti padri di famiglia, impiegati, giovani laureati. Per evitare infiltrazioni mafiose. A dimostrazione di questo, noi non abbiamo politici ed ex politici, né partiti. Quaranta anni fa ho fatto il consigliere della Dc per cinque anni, nel 1977. Poi mi sono fermato, quindi non sono un riciclato. Riciclati sono quelli che adesso saltano da un carro all’altro».

La comunità niscemese si è schierata contro il Muos. Eppure il sistema satellitare di contrada Ulmo è già funzionante.
«Il Muos è stato un sfregio fatto da qualche sindaco di Niscemi che senza capire di cosa si trattava ha autorizzato le antenne. Adesso qualcuno vuole fare il baratto economico, ma noi non ci stiamo. Fare il baratto significa accettare tutto il danno subito. Noi abbiamo idee molto diverse, ovvero prendere in mano la situazione, perché fino ad ora i sindaci si sono accodati dietro i movimento No Muos per fare sfilate e scioperi. Come sindaco prenderò iniziative in prima persona, facendo analisi dell’inquinamento, ma le analisi le farà il Comune di Niscemi, non il ministero della Sanità che potrebbe essere di parte. Se ci sarà inquinamento, provvederemo ad aprire un’altra causa giudiziaria nei confronti delle istituzioni che ne hanno permesso la realizzazione».

Il problema dell’ospedale. Per un momento si è rischiata la chiusura del Suor Cecilia Basarrocco, ovvero la sua permanenza solo come lungodegenza.
«C’è stato un sindaco che si chiama La Rosa che, per avere consensi politici, ha inventato la chiusura dell’ospedale. Ma la chiusura non si era mai programmata. L’ospedale però non funziona: non ci sono neanche i soldi per comprare arredi o garze perché le risorse vengono stornate a presidi in cui c’è l’influenza di politici più potenti. Ci sono medici di Niscemi molto bravi che operano a Gela. C’è dunque una politica che vuole questo. Ci sono politici più forti in altre zone della provincia, mentre il sindaco uscente non ha fatto niente per cercare di farsi valere e far valere i diritti dei cittadini. Ha fatto le sfilate e i consigli all’ingresso dell’ospedale ma l’ospedale non funziona proprio per colpa del sindaco».

C’è un problema, ciclico, di distribuzione idrica con alcune zone della città che in estate ricevono l’acqua ogni 15 giorni. Cosa c’è da fare?
«Quando parlo di Caltaqua mi sale la pressione. Ci hanno rubato un’idea. Io prenderò l’acqua che c’è, perchè Niscemi è un deserto poggiato sull’acqua. Se scaviamo a due metri troviamo l’acqua. Abbiamo dei pozzi, per esempio in via Samperi, oppure nella zona Sperlinga con pozzi che tirano 15 litri al secondo di acqua, oppure in contrada Pisciotto con un pozzo da 50 litri al secondo. Ci sono abbeveratoi dove esce acqua tutti i giorni, acqua che si perde. Noi tutta quest’acqua potremmo venderla e invece l’acquistiamo, a volte dal dissalatore di Gela. Niscemi necessiterebbe di 60 litri al secondo di fornitura. Noi licenzieremo Caltaqua, prenderemo le pompe e utilizzeremo l’acqua che c’è a Niscemi, faremo come a Burgio in provincia di Agrigento. Il problema non è tecnico ma politico».

Per qualcuno è il principale settore economico. Cosa serve all’agricoltura di Niscemi?
«È il secondo settore economico dopo l’edilizia a Niscemi. L’unico modo per valorizzarla è la sagra del carciofo di cui Niscemi è capitale. Ma la sagra che si fa è quella delle mutande dei cinesi a un euro. Se lei viene vedrà tanta gente, ma c’è un mercatino di oggetti e di carciofo c’è ben poco. Io farò una vera sagra del carciofo e dei prodotti dell’agricoltura, con stand pieni di prodotti dell’artigianato e dell’agroalimentare. Stand da mettere a disposizione gratuitamente per esporre i prodotti zootecnici, dell’agricoltura e dell’artigianato. Mettendoci in rete con le accademie della cucina e valorizzando il prodotto coinvolgendo giornalisti, riviste, scuole. Chi viene alla Sagra del carciofo deve gustare il carciofo».


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