I timori della giornata si sono confermati con il mancato raggiungimento dell'obiettivo del 50 per cento più uno di votanti. La Sicilia si piazza tra gli ultimi posti nella classifica delle Regioni, con Caltanissetta terz'ultima tra le province italiane. Netta affermazione dei sì: 92,54 per cento e oltre un milione di preferenze
Referendum trivelle 2016, niente quorum In Sicilia 28,40 per cento, stravincono i sì
sezioni siciliane: 5299 su 5299 1.048.825 voti – 92,54% |
sezioni siciliane: 5299 su 5299 84.492 voti – 7,46% |
La Sicilia si distingue in negativo al referendum sulle trivelle. Al quartultimo posto per numero di votanti. Peggio hanno fatto solo il Trentino Alto Adige, la Calabria e la Campania. L’affluenza sull’intero territorio nazionale non va oltre il 32,15 per cento, certificando il mancato raggiungimento del quorum. A far sprofondare la percentuale contribuiscono in maniera determinante le regioni meridionali, proprio quelle direttamente interessate dalle trivellazioni in mare. A eccezione della Basilicata, che è tra i territori che hanno risposto meglio. Il dato riguardante l’affluenza in Sicilia è del 28,40 per cento nei 390 Comuni isolani, con Trapani prima per partecipazione tra le nove province. Caltanissetta con il 22,50 per cento è la terza provincia d’Italia con il minor numero di votanti.
Archiviata la speranza di poter modificare la legge vigente, ai promotori rimane la consolazione sul verdetto delle urne. Nelle 5299 sezioni siciliane scrutinate la percentuale dei favorevoli all’abrogazione è stata del 92,54 per cento, pari a oltre un milione e 48mila voti. Una cifra nettamente superiore rispetto al risultato nazionale dove i sì superano l’86 per cento. A sostegno del fronte dei no, che in Sicilia sono stati 84.492 (7,46 per cento), e soprattutto degli astensionisti è intervenuto poco dopo la chiusura dei seggi il presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha affermato che un successo del sì avrebbe messo a rischio oltre 11mila posti di lavoro. Il premier ha ribadito il convincimento per cui la consultazione referendaria è stata indetta per finalità politiche e non per discutere del futuro energetico del paese. Renzi ha poi diffuso la propria soddisfazione anche su Twitter: «Risultati ottimi. I lavoratori hanno vinto, qualche consigliere regionale ha perso. Adesso al lavoro per un’Italia più forte #lavoltabuona», ha scritto sul social network.
Di avviso diverso, il coordinamento nazionale no Triv secondo cui il risultato finale va comunque letto positivamente. Specialmente guardando all’iter che ha portato all’indizione del referendum. «Abbiamo ottenuto varie conquiste, tre dei quesiti iniziali sono stati assorbiti dal governo», hanno commentato a urne chiuse. Sulla scarsa partecipazione in Sicilia: «Zone interne non coperte dai comitati e in città come Gela le promesse di Eni hanno ancora un peso».
Legambiente annuncia che nei prossimi giorni presenterà «una denuncia alla Commissione europea contro la norma che concede concessioni illimitate per le estrazioni di petrolio e gas. Continuerà la battaglia affinché si intervenga da subito sulle numerose criticità emerse rispetto alle attività estrattive in mare, a partire dalla dismissione delle piattaforme che già oggi non sono più attive». L’associazione ambientalista sottolinea infine che la denuncia riguarderà anche le royalties, che devono essere «giuste per tutte le attività estrattive, cancellando – si legge nella nota – un sistema iniquo per cui larga parte delle concessioni non paga le royalties e chi lo fa le deduce dalle tasse. In tutto il mondo si sta andando verso una tassazione legata alle emissioni di gas serra per spingere gli investimenti verso l’efficienza e il nostro Paese avrebbe tutto l’interesse ad andare in questa direzione cancellando privilegi assurdi per i petrolieri».