Enna invasa dai rifiuti per sciopero dei netturbini Sindaco: «Affideremo il servizio a ditta privata»

«Hanno fatto un pasticcio». Sintetizza con queste parole il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro, i motivi che hanno portato allo sciopero del personale dell’Ato Enna Euno, che gestisce la raccolta dei rifiuti in quasi tutti i Comuni della provincia. La protesta, iniziata sei giorni fa, deriva dalla decisione del commissario straordinario di ridurre lo stipendio di operai e amministrativi del 30 per cento. Una scelta dettata dall’impossibilità di sostenere la spesa, per un ente gravato da decine di milioni di euro di debiti.

«Da tempo si sarebbe dovuto dichiarare fallito l’Ato – dichiara Dipietro -. Parliamo di un ente che non ha più futuro, con una situazione finanziaria irrecuperabile. Di problemi ce ne sono tanti: dal personale esorbitante al tipo di contratto dei dipendenti, fino ad arrivare agli sprechi. Ma è certo che pensare di risolvere la questione creando problemi igienico-sanitari alla città non è tollerabile». Lo sciopero ha in breve tempo causato l’accumulo dei rifiuti in città, annullando di fatto i passi avanti che Enna aveva compiuto nella raccolta differenziata: «In pochi mesi, partendo da zero, eravamo riusciti ad arrivare al 40 per cento – commenta Dipietro – ma nelle ultime settimane i disservizi si sono via via accumulati, vanificando quei risultati».

A lavorare all’Ato Enna Euno sono quasi 160 persone, dei quali una settantina impegnati nella raccolta e i restanti con ruoli amministrativi: «Le sembra normale che ci siano circa 90 amministrativi? – chiede Dipietro -. Io direi di no, quel luogo negli anni è stato un assumificio e oggi ne paghiamo le conseguenze». Pesa poi anche il contratto di lavoro: «Quello siglato con Federambiente – prosegue il primo cittadino – è senza dubbio uno dei contratti più onerosi, ma sono scelte del passato che oggi non possono ricadere sui cittadini». Da parte dei sindaci, di recente, era stata sottolineata l’esigenza di continuare a pagare integralmente i netturbini: «Avevamo chiesto che il personale del cantiere non subisse decurtazioni – ammette Dipietro – perché il rischio di una sospensione del servizio era più che concreto. Invece, un incontro in prefettura, alla presenza anche dei sindacati, ha portato a questo pasticcio». Che adesso l’amministrazione comunale pensa di risolvere affidando a una ditta esterna il servizio: «Gli uffici stanno lavorando per risolvere l’emergenza – spiega -. L’azienda privata che subentrerà con il proprio personale verrà pagata con i soldi che avremmo dovuto dare all’Ato».

Sulle somme che i singoli Comuni versano nelle casse dell’Ato, si sofferma un dipendente amministrativo dell’ente che preferisce rimanere anonimo: «Si continua a dire che ci sono sprechi e che i soldi che finiscono nell’Ato vengono sperperati – dichiara a MeridioNews -. La verità principale è che questo denaro non basta per mandare avanti il servizio». Secondo il dipendente, infatti, la macchina Ato costa annualmente 3,8 milioni di euro, di cui 2,6 per pagare il personale e 1,2 per il conferimento in discarica. Una cifra complessiva che sarebbe comunque inferiore alle esigenze. «Per fare un esempio, nel 2014 si sono avute spese per 28 milioni di euro – commenta – mentre dai Comuni sono arrivati soltanto 18 milioni». La questione riguarderebbe la scelta delle singole amministrazioni di sottovalutare il reale costo del servizio: «Quale sindaco direbbe ai propri elettori che per raccogliere la spazzatura c’è bisogno di alzare le tasse?», conclude l’amministrativo.


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