La campagna di annessione di Forza Italia Da Silvio Cuffaro a D’Alia, ma Musumeci frena

Il commissario di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè ha già lasciato intendere senza mezzi termini che, da Francantonio Genovese in poi, non porrà limiti nella sua attività di reclutamento e di rinforzo delle truppe elettorali del suo partito. Non ci saranno deroghe né eccezioni. 

La capacità dell’ex ministro siciliano, vicerè di Berlusconi nei giorni più potenti del suo impero, di andare a rovistare nell’universo del ricircolo della politica, non è indifferente. Fanno gioco alla sua idea il club degli scontenti, fatalmente in espansione nel Pd, e quello degli esclusi, area centrista compresa che intendono rimanere in pista. O comunque almeno provarci. Tra i nomi rilanciati dai boatos ed anche dall’attenta platea degli osservatori, che potrebbero finire con Forza Italia c’è quello di Silvio Cuffaro. Se questa premessa dovesse svolgersi e risultare coerente, tutto un mondo di fedelissimi all’ex presidente della Regione, potrebbe transitare nell’orbita del centrodestra siciliano, alla corte di Miccichè. 

Bisognerà capire quanto di questo passaggio sia condiviso da Gianpiero D’Alia, che aspira alla successione di Rosario Crocetta nel centrosinistra, ma che riflette anche su una possibile apertura a destra. Il commissario regionale di Forza Italia nel suo eremo di Sant’Ambrogio, vicino Cefalù, ha confidato a più di un amico che lo è andato a trovare in queste settimane, la sua tesi per cui oggi nei territori la gente «o vota cinque stelle, o vota i partiti tradizionali», rendendo implicito il fatto che la distinzione tra Pd e Fi starebbe solo nelle maggiori o minori chance che dipendono dal fatto di governare o stare all’opposizione. 

Corollario, anche solo parziale di questa premesse, è stata l’uscita senza botti con cui Miccichè ha pensato di incoronare Nello Musumeci candidato potenziale della sua coalizione. In questo l’ex dirigente di Pubblitalia ha visto non solo una istanza di continuità, ma anche il modo più urbano possibile che uno come lui ha di riconoscere un errore, dopo che tre anni fa lo stesso Miccichè, correndo da solo per la presidenza, aprì le porte alla vittoria di Crocetta, penalizzando Musumeci. Quest’ultimo peraltro è uno che non dimentica e che si è dimostrato poco commosso all’indomani delle dichiarazioni di Gianfranco Miccichè, ricordando di non sentirsi auto candidato. 

Musumeci lavora ad un listone laico e civico. Lo farà comunque e spera di invertire domani lo schema. Da aggregato ad aggregatore insomma, nella convinzione che la partita con i grillini si debba giocare fuori dai simboli e dalle appartenenze. A sostegno della sua idea, Musumeci rivendica lo spirito della sua esperienza all’Ars in questi anni. Molto quindi della campagna di annessione di Forza Italia va verificato con le esigenze di immagine di Musumeci. Sempre che alla fine il vero candidato dei forzisti non risulti l’europarlamentare Salvo Pogliese, mandato a Bruxelles a studiare tra le altre cose, un po’ di scaramanzia. Crocetta infatti, l’ultimo presidente eletto, si presentò nella sua corsa per palazzo d’Orleans da europarlamentare in carica. La cabala, in questi casi si sa, non guasta.


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