Muos, periti chiedono di accendere l’impianto Le misurazioni sul campo dal 13 al 15 gennaio

Il Muos potrebbe entrare in funzione il 13 gennaio. Ma solo per tre giorni, il tempo necessario ai verificatori nominati dal Consiglio di giustizia amministrativa di effettuare le misurazioni sui campi elettromagnetici. La richiesta arriva direttamente dal collegio dei periti il cui compito è fornire ai giudici una relazione sugli eventuali rischi per la salute legati all’impianto militare di telecomunicazioni di Niscemi. Il tempo stringe. I periti avevano chiesto al Cga 90 giorni per completare il lavoro, ma i giudici ne hanno concessi 40. In mezzo c’è stato il pressing del ministero della Difesa italiano che, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha invitato a fare presto alla luce dei recenti atti terroristici di Parigi e del Giubileo in corso. Il collegio dovrà quindi consegnare le sue conclusioni entro il 26 gennaio. Ecco perché ha stilato un preciso cronoprogramma degli interventi.

Quello delle nuove verifiche sulle radiazioni elettromagnetiche in tutta la base Usa di Niscemi – quindi mentre sono contemporaneamente funzionanti le 46 antenne e le tre parabole – è un passaggio fondamentale per il futuro dell’impianto. Mai, prima ad ora, erano state effettuate misurazioni con il Muos pienamente operativo. Adesso, invece, il collegio dei periti chiede l’autorizzazione al ministero della Difesa di accendere tutto, esattamente dal 13 al 15 gennaio. 

Era stato il Tar, lo scorso 13 febbraio, a dichiarare «abusivi» i lavori per la realizzazione del Muos, perché privi delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche e «viziati da difetto di istruttoria». Inoltre, i giudici in quell’occasione si esprimevano indirettamente anche sui rischi per la salute dovute alle onde elettromagnetiche. Affermavano che «lo studio dell’Istituto superiore di sanità si è basato su procedure di calcolo semplificate che non forniscono accettabili indicazioni nell’ottica del caso peggiore». Scatta il ricorso in appello del ministero della Difesa e si arriva così alla decisione del Cga che, il 3 settembre, emette una sentenza non definitiva che dispone nuovi accertamenti sul Muos. Verifiche per cui viene nominato un collegio formato da cinque periti, di cui tre rispondono direttamente ai ministeri di Ambiente, Salute e Trasporti. Questa scelta scatena polemiche, visto che una delle parti in causa è il ministero della Difesa, e spinge l’associazione Rita Atria a presentare un esposto alla Procura per possibile incompatibilità.

Ed eccoci al cronoprogramma stilato nei giorni scorsi dal collegio, presieduto da Maria Sabrina Sarto, docente dell’università Sapienza di Roma al dipartimento d’Ingegneria astronautica, elettrica ed energetica. Entro l’11 gennaio i periti prevedono di completare «le attività di simulazione e modellistica per la predizione dei campi elettromagnetici». Una rapidità resa possibile dal fatto che il collegio avrebbe deciso di accettare le informazioni fornite dal consulente tecnico del ministero della Difesa. Dati già elaborati ma che partono da un valore contestato: secondo il consulente il Muos ha una potenza di 200 watt, mentre nel progetto originale si parla di 1.600 watt. Un mistero su cui si è discusso già nel giugno del 2013, quando l’Istituto superiore di sanità depositò la sua relazione.

Seguiranno i tre giorni clou – 13, 14 e 15 gennaio – in cui verranno effettuate le misurazioni sul campo «dei campi elettromagnetici irradiati dai sistemi Muos, Ntrf (antenne ad alta frequenza ndr) e Lf (antenne a bassa frequenza ndr)». A tal fine, il collegio chiede al giudice penale il provvisorio dissequestro del Muos e al ministero della Difesa le necessarie autorizzazioni. 

Altro punto oggetto delle critiche del coordinamento No Muos è il soggetto che dovrà effettuare le verifiche, cioè l’Arpa Sicilia. Sempre nel cronoprogamma dei periti si legge infatti: «La misurazione sarà effettuata con la cooperazione degli enti che hanno competenza in materia, cioè l’Arpa Sicilia». Ma nel febbraio del 2013, il presidente di Arpa, Francesco Licata di Baucinain audizione all’Ars ha ammesso di non avere i dati necessari per effettuare tutte le misurazioni. La parola alla fine passerà nuovamente al Cga che ha già fissato la prossima seduta per il 3 febbraio. 


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